Ciao Giulio, ottime precisazioni.
Tuttavia ho un'obiezione alle conclusioni: > Avere una soluzione ‘pubblica’ per tutte le scuole non significa che quel > software sia fatto (come il pane) da un’azienda pubblica, ma semplicemente > che sia commissionato ai privati, magari da Consip, con le garanzie di un > appalto pubblico ben fatto a livello nazionale (le stesse che potrebbero > richiedere al fornitore le singole scuole se ne avessero competenze e > capacità). Moltissimi "appalti pubblici ben fatti a livello nazionale" sono ritagliati sulle offerte di Microsoft, Amazon, IBM e Google, così che solo loro possano partecipare. In altri termini, mentre una domanda distribuita sul territorio è soggetta ai limiti delle (scarse) competenze disponibili localmente, una domanda centralizzata è soggetta, oltre che ai limiti delle (scarsissime) competenze apicali, a single point of failure: basta corrompere^W convincere una o due persone per ottenere appalti da centinaia di milioni di euro. In teoria, un vantaggio sarebbe che a fronte di un comportamento illecito, avresti una controparte unica da portare davanti alla corte dei conti. Ma è un vantaggio solo teorico: quando è stata l'ultima volta che un dirigente apicale è stato condannato a risarcire i danni procurati dalla palese violazione della normativa, affidando ad una BigTech i dati degli utenti? È più facile che un TAR condanni un Preside che "così fan tutti" o Consip? Mi obietterai che sto assumendo contemporaneamente un fallimento del libero mercato E dello stato di diritto. Il che, in effetti, corrisponde alla realtà. Giacomo