Per favore restiamo aderenti alle parole che vengono condivise in questa
sede.
Non è difficile, basta leggere con un po' di attenzione.
Nello specifico, io ho forse scritto che RMS _rifiuta_ le azioni
collettive? No.
Inoltre, ho forse scritto che auspico "un voto parlamentare che
all'unanimità renda il software libero obbligatorio"? Neanche.
Invece di attribuirmi - immagino per fretta o distrazione - cose mai
scritte, chiedi chiarimenti, approfondimenti, ecc. Io, se potrò, proverò
volentieri a rispondere.
jc
On 14/03/25 10:53, Marco A. Calamari wrote:
On Fri, 2025-03-14 at 10:30 +0100, J.C. DE MARTIN wrote:
Colgo l'occasione del messaggio di Stefano, che saluto, per osservare
che dopo 40 anni di movimento del software libero credo sia davvero
ora di prendere atto che la strategia di perseguire il "bene"
contando sulla lungimiranza, l'attivismo e persino la propensione al
sacrificio (parola esplicitamente usata da Richard Stallman nel suo
recente incontro a Torino) dei singoli non ha funzionato.
O, per essere più precisi, ha ottenuto risultati di certo lodevoli ma
molto limitati, ovvero, che toccano una ristrettissima percentuale
della popolazione.
Chi appartiene alla ristretta cerchia degli "happy few" è -
giustamente - orgoglioso delle sue scelte e di quello che ha
costruito/ottenuto, e tende quindi a invitare tutti gli altri (il
95%? il 99%?) a fare come lui/lei.
Questo approccio basato su una sorta di proselitismo, ovvero,
"illuminiamo le persone e incoraggiamole a fare la cosa giusta", era
un approccio comprensibile nel 1995. Anche nel 2005. Forse persino
ancora nel 2010.
Ma oggi, nel 2025, mi sembra assolutamente ora di essere realisti e
ammettere che se si ha a cuore la collettività nel suo complesso (e
non solo gli "happy few") questo approccio non ha funzionato, non
funziona e non potrà mai funzionare.
Occorre, invece, puntare su azioni collettive per chiedere che sia lo
Stato (che il movimento del software libero, col suo orientamento
ideologico anarchico, vede con sospetto, se non con ostilità) a, in
alcuni casi, intervenire direttamente (andando contro l'ideologia
neoliberale di questi ultimi 45 anni) e, più in generale, a fare
regole molto più stringenti.
Buongiorno tutti,
non ho mai percepito (ma forse è un limite mio) in quello che porta
avanti RMS un rifiuto delle azioni collettive.
Forse mi potresti chiarire questo punto.
Invece, se si vuole predicare bene, razzolare bene è un filino più
convincente, non tanto da un punto di vista morale, ma da quello della
comunicazione.
Mi verrebbe da dire un prerequisito.
Poi si possono finanziare organizzazioni tipo Noyb, FSF, etc.
Oppure hai in mente iniziative volte ad ottenere un voto parlamentare
che all'unanimità renda il software libero obbligatorio, mentre tutti
continuano tranquillamente a comunicare con facebook e Whatsapp?
Perché su questo ho serissimi dubbi.
JM2C. Buon fine settimana a tutti. Marco
Scusate la leggera divagazione rispetto al tema della petizione, ma
era un po' che volevo condividere con voi queste riflessioni...
jc
On 14/03/25 08:57, Stefano Borroni Barale wrote:
Buongiorno lista,
giustissimo opporsi all'invasione "militare" dell'interesse privato
in un "luogo virtuale" che dovrebbe essere pubblico e rispettato
come tale (come anche la scuola, e il ministero dell'istruzione, ma
tant'è). Purtroppo è solo l'ultimo atto di una lunga catena di
eventi demolitivi della scuola portati avanti negli ultimi 30 anni
da politici di tutti gli schieramenti.
Quello che mi fa specie, però, è la richiesta di una maggiore
centralizzazione nelle mani dello Stato e -soprattutto- l'idea che
per fermare questa deriva si possa contare sullo stesso ministero
che, da diversi decenni, persegue la privatizzazione della scuola a
prescindere da chi ne occupi il più altro scranno. Mi pare tanto
wishful thinking, soprattutto in questo 2025 segnato dalla presa
diretta del potere da parte di Silicon Valley (e qui siamo nella
prima delle sue colonie).
Non sarebbe forse meglio che la petizione si facesse ai Consigli
d'Istituto e delle nostre 8574 scuole d'Italia? Questi organi, in
cui siamo rappresentati tutte e tutti noi (studenti, genitori,
docenti) hanno già il potere di acquistare il servizio da fornitori
che lo offrono come software libero (sono già circolati in lista
esempi, la mia lista completa la fornisco qui in fondo). Trovo
davvero che sarebbe più educativo che noi cittadini si prenda in
mano le redini della vita scolastica dei nostri figli, senza
aspettare che qualche Potere Magico e Supremo metta le cose a posto:
rimboccarsi le maniche e giù a far Politica con la P maiuscola :-)
Ecco quello che ho trovato confrontandomi anche con i ragazzi del FUSS:
https://gibbonedu.org/
https://www.scuola247.org/
https://github.com/iisgiua/giuaschool
https://github.com/scaforchio/LAMPSchool (attualmente non in sviluppo)
My 5 cents
Stefano
Inviato con l'email sicura Proton Mail <https://proton.me/mail/home>.
giovedì 13 marzo 2025 07:05, J.C. DE MARTIN
<juancarlos.demar...@polito.it> ha scritto:
Registro elettronico: vogliamo una piattaforma pubblica per le scuole
Perché questa petizione è importante
Lanciata il 10 marzo 2025 da Comitato Registro Elettronico Pubblico
<https://www.change.org/u/1367592587>
https://www.change.org/p/registro-elettronico-vogliamo-una-piattaforma-pubblica-per-le-scuole-5d33ab9a-c0f9-46ca-89e6-8e897a6155a9
<https://www.change.org/p/registro-elettronico-vogliamo-una-piattaforma-pubblica-per-le-scuole-5d33ab9a-c0f9-46ca-89e6-8e897a6155a9>
Dall’anno scolastico 2012/2013 *il Registro Elettronico è
obbligatorio per legge* anche come strumento di comunicazione
ufficiale con le famiglie.
Oggi però *non è un servizio pubblico* ed è fornito da aziende
private a cui *le singole autonomie scolastiche pagano un canone
annual*e; quindi il Registro Elettronico cambia da una scuola
all’altra.
Inoltre "La Stampa
<https://www.lastampa.it/politica/2025/03/07/news/registro_scolastico_elettronico_pubblicita_valditara-15039415/?ref=LSHA-BH-P1-S1-T1>"
negli scorsi giorni ha fatto emergere una deriva preoccupante data
dalla natura privata, frammentata e non regolamentata del Registro
Elettronico: l’inserimento in una delle app, di una singola
azienda, per la gestione del registro, di contenuti extra
comprendenti giochi (visualizzati in forma di feed a imitazione dei
social network) e presentazione di servizi commerciali quali
tutoraggio online, consulenze psicoterapeutiche, corsi di lingua,
prestiti studenteschi.
Alla luce di questi elementi, *chiediamo che il Ministero
dell’Istruzione e del Merito sviluppi un Registro Elettronico unico
che possa essere messo a disposizione delle scuole gratuitamente*
in modo uniforme sul territorio nazionale, come già avviene in
altri Paesi europei.
Un Registro Elettronico pubblico presenta diversi vantaggi:
* Innanzi tutto consente un *risparmio per i bilanci delle
scuole* sui quali attualmente grava il canone annuale di
noleggio (con una stima approssimativa di circa 5.000 euro
annui per circa 7500 autonomie scolastiche, oggi si spendono
oltre 37 milioni di euro)
* Garantisce l’*assenza di contenuti inappropriati* e non
coerenti la funzione
* Garantisce *sicurezza nella gestione dei dati* che rimarrebbero
esclusivamente in mano pubblica
* *Semplifica la vita* alle famiglie, ai docenti e alle
segreterie didattiche, evitando di dover familiarizzare e
imparare a usare strumenti anche molto diversi
* Facilita una riflessione collettiva e necessaria sulla
regolamentazione dell’uso del Registro Elettronico che tenga
conto anche degli ultimi studi nazionali e internazionali sul
*Benessere Digitale* (per evitare che venga consultato in modo
compulsivo in attesa di compiti e voti) e della coerenza con le
Indicazioni Nazionali sulla valutazione.
In attesa che venga realizzato un Registro Elettronico unico per
tutte le autonomie scolastiche, *chiediamo* *altresì* *al Ministro
Giuseppe Valditara che vengano immediatamente elaborate delle linee
guida* alle quali le singole aziende private debbano attenersi.
Giovanna Garrone, genitore
Federica Patti, genitore e insegnante