Buonasera Giuseppe,

Giuseppe Attardi <atta...@di.unipi.it> writes:

> La sfida è di trovare un collante che raccoglie l’adesione di milioni
> di individui.

Sì sono d'accordo, questa è la sfida più interessante e che condivido,
specialmente nella parte "individui" :-)

> Non so dare una ricetta per farlo,

Sinceramente nemmeno io, spero di non aver dato l'idea opposta! :-)

Speravo solo di fare qualche critica costruttiva all'idea delle Utopie
Virtuali, per come le ho capite io (e onestamente non ancora ho
approfondito i link citati).

> ma esempi di casi in cui è successo.
>
> L’Utopia del Personal Computer, nata da una proposta di Alan Kay

Sono un po' ignorante in storia del PC :-)

[...]

> Quindi fu un’opera collettiva di milioni di persone, anche se non
> ufficialmente collegate.

Sì fu un'opera collettiva di milioni (migliaia?) di persone, ma anche di
multinazionali, ciascuna (persone e multinazionali) con i propri
obiettivi politici e le proprie risorse per perseguirli.  Per esempio un
conto erano gli interessi di Olivetti, altri quelli di IBM o Intel.

Oggi, molti anni dopo, ci trovamo CPU, GPU et al che sono INACCESSIBILI
agli individui e alla stragrande maggioranza delle organizzazioni grosse
e piccole che avrebbero interesse ad accedervi, molte delle quali non
solo funzionano solo grazie a microcode e/o firmware proprietario (che
sostanzialmente è sempre software) talmente segreto da essere
crittografato, ma addirittura in alcuni casi eseguono Minix prima di
eseguire, in una sorta di virtual machine, il sistema operativo scelto
dall'utente.

É questo un esempio di quella che io definisco Distopia Reale.

> Un’altro esempio è Internet, che nacque tra un gruppo ristretto di
> ricercatori,

Se non ho capito male Internet è semplicemente la prosecuzione
/amministrativa/ di ARPANET che tra il 1984 e il 1988 venne adottata
anche dalle prime aziende software e poi gradualmente la sua gestione
trasferita ai primi ISP commerciali.

ARPANET naque nella Advanced Research Projects Agency (ARPA), del
Dipartimento di Stato USA.

Solo per dire che c'è tantissima geopolitica USA del periodo della
guerra fredda nel "core" di Internet.

[...]

> Milioni di persone scelsero la rete aperta e neutrale.

Su questa descrizione di Internet che, con tutto il rispetto, oserei
definire romantica, mi permetto di dissentire: Internet non è mai stata
aperta e tantomeno neutrale per **gli utenti**, a meno che la
/concessione/ sia dipinta come diritto.

Comunque, anche in questo caso a parte chi scelse di usarlo, Internet fu
opera di ARPA, migliaia (?) di persone, centinaia (?) di multinazionali
e un anche in questo caso ciascuna con i propri obiettivi (geo)politici.

Oggi, molti anni dopo l'adozione di Internet da parte di _miliardi_ di
persone (dopotutto che alternative c'erano?), sappiamo con assoluta
certezza graniticamente documentata che Internet è **ampiamente** usata
come mezzo tecnico per la sorveglianza globale (che è Tanta Roba™) ,
oltre che per il capitalismo della sorveglianza.

É questo un esempio di quella che io definisco Distopia Reale.

> Farlo capire alle persone fu un’operazione culturale oltre che
> tecnologica.

Sì concordo, c'è molta cultura dietro la concezione che le persone hanno
di certi fenomeni, non è detto che a volte però sia una concezione
sbagliata (relativamente, come in "The relativity of wrong").

Fare capire perché io definisco Distopie Reali le due cose di cui sopra
sarà un'operazione culturale tutt'altro che semplice.

...però ci siamo persi, stavamo parlando delle Utopie Virtuali, anzi no
del modello di business di Wikipedia! :-)

[...]

Cordiali saluti, 380°

-- 
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)

«Noi, incompetenti come siamo,
 non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»

Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
but very few check the facts.  Ask me about <https://stallmansupport.org>.

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