Buongiorno Alberto,

Alberto Cammozzo via nexa <nexa@server-nexa.polito.it> writes:

[...]

> Il riferimento alla analisi delle /common pool resources/ di Elinor 
> Ostrom è molto utile, perché (nonostante confronto con comunità non 
> territoriali sia ardua)

Ardua?  Mi spiace ma le /common pool resources/ _fisiche_ e territoriali
non hanno proprio **nulla** a che fare con le /common pool immateriali/.
Nulla.  I "beni immateriali" sono regolati da copyright, brevetti e
contratti tra le parti (EULA, trasferimenti diritti, ecc.)... Aggià il
GDPR per i dati personali, dimenticavo, anche quelli sono "beni
immateriali", /pare/.

Ma facciamo finta che l'analogia si possa fare...

> consente di mettere a fuoco cosa serve a una comunità per essere
> autonoma nella gestione di una risorsa comune e farlo in modo
> sostenibile con sistemi autoregolantisi.

Grazie mille per la sintesi e l'analisi, la trovo molto preziosa
specialmente perché le mie risorse di tempo per approfondire
scarseggiano

[...]

> Che lezione trarre? Forse che qualsiasi nuovo progetto di gestione 
> sostenibile di risorse /common pool/ voglia continuare ad autoregolarsi 
> in un contesto economico quale il nostro, deve essere assolutamente 
> incapace di generare profitto.

OK, quindi chi dovesse gestire tali progetti dovrebbe rinunciare (o
essere tecnicamente impossibilitato) al profitto [1]: in questo caso
significherebbe anche che - in un contesto economico quale il nostro -
tali progetti sono incapaci di generare reddito [2] da lavoro, giusto?

[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/reddito/

[2] https://www.treccani.it/enciclopedia/reddito/

Quindi i **tutti** collaboratori (inclusi i dirigenti, neh!) di tali
progetti dovrebbero lavorare a un /common pool/ (tipo Wikipedia) nel
tempo libero rinunciando a un reddito per quel lavoro, tempo che
ritagliano al loro lavoro (alienato) che gli procura un reddito?

O ci sono altri modi per procurarsi un reddito e nel contempo lavorare a
sviluppare un /common pool/?

Oggi ci sono diverse organizzazioni senza scopo di lucro che lavorano ad
alcuni /common pool/ immateriali: FSF/GNU, Linux Foundation, Wikimedia
Foundation, OpenStreetMap Foundation, Software in the Public Interest
(SPI) e molte molte altre: è a queste a cui ti riferisci come progetti
"modello" di gestione sostenibile di /common pool/, giusto?

In un contesto economico quale il nostro, però, tutte le no-profit, in
un modo o nell'altro, devono per forza ricevere fondi da qualcuno che il
profit lo fa.

...anche utilizzando commercialmente il /common pool/, nel quale spesso
vogliono avere voce in capitolo sia partecipando direttamente alla
formazione del /common pool/, sia cercando di imporre più o meno
spIntaneamente i propri fini politici, che guarda caso spesso sono per
aumentare il proprio profitto.

Avviene anche con quei particolarissimi /common pool/ che si chiamano
norme, leggi e regolamenti tecnici. :-O

Non ho alcun dubbio che la stragrande maggioranza dei dirigenti (i
governanti e i parlamentari sono dirigenti?) di tali progetti lavorino
in modo del tutto disinteressato e che le organizzazioni abbiano dei
meccanismi per verificare che ciò avvenga, però potrebbe capitare che
qualcuno faccia finta di lavorare a un /common pool immateriale/
(rinunciando a reddito?) in modo disinteressato, ovvero senza essere
portatore di interessi del proprio datore di reddito perché è richiesto
dal "contratto", anche implicitamente, non può far altro che _guastare_
la gestione del /common pool immateriale/, no?

Forse l'unico modo per lavorare a un /common pool immateriale/ senza
ricevere pressioni da chi ha interesse a fare profitto è che di quel
progetto non importi a nulla a nessuno e quindi **non ha mercato**: ce
ne sono diversi, su due piedi mi vengono in mente stage0 [3] e GNU MES
[4] e il famigerato GNUnet :-D.  Roba da nerd cantinari perditempo,
direbbe qualcuno.

[3] https://github.com/oriansj/stage0
[4] https://www.gnu.org/software/mes/


Non riesco a capire esattamente quale lezione protremmo trarne, ma
qualcosa non mi quadra.

Veniamo agli 8 /design principles/ identificati da Ostrom:

> [1] In modo meno sintetico che nella pagina WP questi sono:
>
> (1) /clearly defined boundaries/,

Non applicabile ai beni immateriali

[...]

> (2) /proportional equivalence between benefits and costs/

Non applicabile ai beni immateriali

[...]

> (3) /collective-choice arrangements/ cioè la possibilità per chi è 
> oggetto di regolazione di intervenire sulle regole stesse, per 
> affrontare in modo partecipato e condiviso mutamenti nelle condizioni 
> ambientali;

Superfluo: è già in tutte le costituzioni contemporanee.

> (4) /monitoring/ ovvero la presenza di individui (che possono far parte 
> della collettività o meno) che sorveglino le risorse e gli utenti, 
> spesso a rotazione;

Eh?  Sorveglianza degli utenti... mumble... Fatto! :-D

> (5) /graduated sanctions/

Superfluo: esiste già un sistema giudiziario civilistico.

> (6) /conflict resolution mechanisms/

Superfluo: il sistema giudiziario è già modulare, parte con la
mediazione extra-giudiziale obbligatoria (a basso costo, per chi può
permetterselo), passa per il giudice di pace, poi su su fino alla corte
costituzionale.

[...]

> (7) /minimal recognition of rights to organize/

Superfluo: libertà di associazione, garantita in costituzione

[...]

> (8) /nestled enterprises/, per cui le attività di appropriazione delle 
> risorse, fornitura, monitoraggio, imposizione delle regole, risoluzione 
> dei conflitti e governance sono organizzati secondo la scala in strati o 
> livelli di iniziative “nidificate” o innestate una nell'altra, in 
> particolare se le risorse sono estese.

Superfluo: in giurisprudenza si chiama "principio di sussidiarietà", che
si estende fino agli organismi sovranazionali grazie ai trattati
internazionali. (quelli che lavorano _precisamente_ **contro**, secondo
quanto appena scritto in altro thread dallo stesso Giuseppe)


Ovviamente tutto quello che ho descritto come superfluo è perché è già
previsto (AFAIU da tutti gli ordinamenti almeno occidentali)... sul loro
grado di applicazione e/o funzionamento ognuno giudichi da se.

[...]

Cordiali saluti, 380°

-- 
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)

«Noi, incompetenti come siamo,
 non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»

Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
but very few check the facts.  Ask me about <https://stallmansupport.org>.

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