Il significato di ogni sequenza di segni (e quindi l'informazione che essi 
portano) è sempre il risultato di una convenzione sociale, e questa è possibile 
solo in una comunità di persone.

Però, dal momento che gli esseri umani, per loro natura biologica, sono INTRINSECAMENTE 
delle "meaning seeking creatures" (secondo la definizione di Irvin Yalom 
https://www.goodreads.com/quotes/8768078-we-humans-appear-to-be-meaning-seeking-creatures-who-have-had
 ), essi cadono invariabilmente nella trappola di vedere un significato là dove non ce 
n'è alcuno.

Questo è ciò che stiamo vedendo con ChatGPT. È una macchina, nient'altro che 
una macchina, ma le persone tendono a rivestirla di valore umano. Su questo 
inganno smisurati interessi commerciali e di potere fanno il resto (come 
diversi hanno già ricordato).

La rivoluzione industriale ci ha portato l'automazione del lavoro fisico. La 
rivoluzione informatica ci ha portato l'automazione del lavoro cognitivo 
(https://www.hoepli.it/libro/la-rivoluzione-informatica/9788896069516.html)

Non se ne esce se non iniziamo ad insegnare informatica a scuola dalla prima 
elementare (come scrive Giacomo Tesio).

Non riusciremo a tenere la situazione sotto controllo se non la regolamentiamo 
col diritto (come scrive Daniela Tafani).


Ciao, Enrico



Il 21/01/2023 10:31, Daniela Tafani ha scritto:

Grazie a entrambi della definizione.

La utilizzerò senz'altro, aggiungendo una riga o due che sono scontate solo per 
chi sappia di cosa si tratta
(le persone sono abituate a considerare affidabile, ad esempio, un'operazione 
matematica svolta da una macchina,
sebbene questa non ne conosca il significato,
e un sistema probabilistico darà invece allegramente^1 risultati corretti e 
scorretti inestricabilmente combinati):


ChatGPT produce testo 'finito' combinando stringhe di testo del cuisignificato 
non sa nulla,

in modo statisticamente coerente con l'uso di queste stringhe nei testi con cui 
è stato programmato.

Il testo prodotto non ha perciò alcun valore informativo o intento comunicativo.

ChatGPT non è programmato per produrre risposte corrette, ma risposte che siano 
statisticamente simili alle risposte corrette.


L'automazione del lavoro ha luogo comunque, semplicemente perché costa meno, e 
dunque genera maggior profitto, non perché funzioni;
perciò, come prevede da tempo Frank Pasquale, avremo medici chatbot (e abbiamo 
già  psicoterapeuti chatbot, a pagamento),
a meno che non intervenga il diritto  (e qui si spiega l'utilità di una cattura 
culturale, con le narrazioni magiche, per tenere alla larga la regolazione 
giuridica):

<https://t.co/ESv9Z1IgKm <https://t.co/ESv9Z1IgKm>>

Buon fine settimana,
Daniela


^1 "Una locomotiva condurrà il treno attraverso un ponte levatoio aperto
tanto allegramente quanto verso qualsiasi altra destinazione." (William James)




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*Da:* nexa <nexa-boun...@server-nexa.polito.it> per conto di Giacomo Tesio 
<giac...@tesio.it>
*Inviato:* sabato 21 gennaio 2023 01:44
*A:* maurizio lana
*Cc:* nexa@server-nexa.polito.it
*Oggetto:* Re: [nexa] ChatGpt e la scuola
On Sat, 21 Jan 2023 01:34:31 +0100 Giacomo Tesio wrote:

> > chatGPT produce testo 'finito' combinando chunks testuali del cui
> > significato non sa nulla, in modo statisticamente coerente con l'uso
> > di questi chunks nei testi da cui ha appreso.
>
> Credo che non avrei saputo dirlo meglio.

Mi correggo: posso.

```
chatGPT produce testo 'finito' combinando chunks testuali del cui
significato non sa nulla, in modo statisticamente coerente con l'uso
di questi chunks nei testi con cui è stato programmato.
```

I software NON apprendono.

La programmazione statistica NON è apprendimento.
L'apprendimento è una esperienza umana.

Non va proiettata sulle macchine, pena l'alienazione cibernetica,
la riduzione ad ingranaggi nelle mani di chi controlla quelle macchine.


L'informazione è un esperienza soggettiva di pensiero comunicabile,
per cui il linguaggio utilizzato determina lo spazio delle
interpretazioni possibili della realtà per ciascuna mente umana.

Per questo le parole sono importanti...


Giacomo
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Prof. Enrico Nardelli
Presidente di "Informatics Europe"
Direttore del Laboratorio Nazionale "Informatica e Scuola" del CINI
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home page: https://www.mat.uniroma2.it/~nardelli
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