Salve Daniela,

le tue considerazioni mi fanno sorgere una domanda per te e Nexa.


In una democrazia (o quanto meno nella nostra democrazia,
stando all'articolo 1 della Costituzione) è cittadino colui
che partecipa alla determinazione delle regole che governano
la società cui appartiene.

Questa partecipazione ha diverse forme che vengono espresse
attraverso diversi diritti che la società deve riconoscere
a ciascun cittadino, per potersi definire democratica.

Fra questi:

- diritto/libertà di voto (attivo e passivo)
- diritto/libertà di espressione
- diritto/libertà di associazione
- diritto alla riservatezza / libertà nella propria vita privata

etc...

La restrizione di questi diritti / libertà (per un cittadino) può
avvenire solo in condizioni eccezionali a fronte di gravi danni
perpetrati dal cittadino ad altri cittadini.

Questo perché questi diritti/libertà individuali hanno una funzione
sociale fondamentale: mantenere democratica la società stessa,
garantendo ad ogni cittadino dello stato la possibilità di agire
efficacemente sulle Leggi cui è sottoposto.


E non parliamo solo del diritto alla partecipazione elettorale (come
elettore o come candidato): anche la libertà di espressione è
fondamentale per alimentare un dibattito pubblico che porti alla
creazione di norme adeguate; anche la libertà di associazione è
necessaria per unire le persone che condividono ideali o interessi;
anche la riservatezza è necessaria per non subire influenze indebite
nell'elaborazione di nuove idee... e così via.


Tant'è che, di fatto, chi non esercita questi diritti e queste libertà,
cessa (almeno temporaneamente) di agire come un cittadino.
Dal che si potrebbe dedurre che i diritti funzionali al mantenimento
della democrazia sono anche doveri: il popolo sovrano DEVE esercitare
la propria sovranità.
Se viola tale dovere, la pena è perderne il diritto.


Fatta questa lunga (e probabilmente inutile) premessa, ecco la mia domanda.


In una società cibernetica la cui evoluzione è determinata per la
stragrande maggioranza dalle regole impresse negli automatismi che la
popolano (molto più numerosi delle persone), è possibile definire
"cittadino" chi non ha concretamente modo di modificare tali automatismi
o crearne di nuovi?

Chi non comprende affatto come funzionano, può essere definito
"cittadino" se anche gli vengono garantiti i diritti / doveri che tu
elencavi?


Supponi che domani tutta l'informatica diventi servizio pubblico.
Ai cittadini viene garantito, giurin giuretto, che tutti i software
prodotti garantiscono i diritti che hai elencato.

MA pochissime persone hanno le competenze, il tempo o il diritto di
analizzare (supponi a causa del copyright o simili leggi oscuantiste)
cosa quel software effettivamente FA.

Solo quelle pochissime persone (supponi, parte di un Ordine) hanno il diritto
o comunque la possibilità di scrivere e distribuire software.


Potremmo dire che tale società cibernetica sia democratica?


Personalmente direi: assolutamente no!

Prerequisito per una vera democrazia cibernetica è la partecipazione di
tutti i cittadini alla determinazione delle regole che determinano
l'evoluzione della società nel tempo.

Se queste regole sono scritte in leggi, questo significa garantire a
tutti i cittadini il diritto/dovere di saper leggere e scrivere per fare 
Politica.

Se queste regole sono scritte, nella stragrande maggioranza, in software
allora tutti i cittadini dovranno essere messi in condizione di
programmare e debuggare per fare Politica.

Altrimenti saranno costretti a subire la società cibernetica costruita
per la stragrande maggioranza da altri, senza poterne prevedere
l'evoluzione o concepire alternative... in sintesi senza poterla in
alcun modo influenzare.


Dove sbaglio?


Giacomo




On Mon, 19 Dec 2022 12:29:04 +0000 Daniela Tafani wrote:

> Buongiorno.
> 
> 
> Credo i doveri del "cittadino digitale" siano ricavabili dalle
> capacità che l'educazione alla cittadinanza digitale dovrebbe
> promuovere,
> 
> secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, art. 5, comma 2, che
> copio di seguito
> 
> 
> (sorvolando sulla stravaganza della pretesa che una simile educazione
> possa darsi,
> 
> quando i luoghi in cui adempiere ai doveri della cittadinanza
> digitale sono piattaforme private con prerogative statali, in cui si
> è sudditi, anziché cittadini, e in cui chiunque può vedersi privato,
> ad esempio, del diritto di parola o dell'identità digitale, in base a
> regole misteriose e sentenze inappellabili).
> 
> 
>     a)   analizzare,   confrontare   e   valutare   criticamente   la
> credibilita' e l'affidabilita' delle fonti di  dati,  informazioni  e
> contenuti digitali;
>     b) interagire attraverso varie tecnologie digitali e  individuare
> i mezzi e le forme  di  comunicazione  digitali  appropriati  per  un
> determinato contesto;
>     c) informarsi e  partecipare  al  dibattito  pubblico  attraverso
> l'utilizzo  di  servizi  digitali  pubblici  e   privati;   ricercare
> opportunita' di crescita personale e  di  cittadinanza  partecipativa
> attraverso adeguate tecnologie digitali;
>     d) conoscere le norme comportamentali  da  osservare  nell'ambito
> dell'utilizzo  delle  tecnologie  digitali  e   dell'interazione   in
> ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pubblico
> specifico  ed  essere  consapevoli  della  diversita'   culturale   e
> generazionale negli ambienti digitali;
>     e) creare e gestire l'identita'  digitale,  essere  in  grado  di
> proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati  che  si
> producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e  servizi,
> rispettare i dati e le identita'  altrui;  utilizzare  e  condividere
> informazioni personali identificabili proteggendo  se  stessi  e  gli
> altri;
>     f)  conoscere  le  politiche  sulla  tutela  della   riservatezza
> applicate  dai  servizi  digitali  relativamente  all'uso  dei   dati
> personali;
>     g) essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi
> per la salute e minacce al proprio benessere  fisico  e  psicologico;
> essere in grado di proteggere se' e gli altri da  eventuali  pericoli
> in ambienti  digitali;  essere  consapevoli  di  come  le  tecnologie
> digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull'inclusione
> sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al
> bullismo e al cyberbullismo.
> 
> 
> Un saluto,
> Daniela
> 
> 
> ________________________________
> Da: nexa <nexa-boun...@server-nexa.polito.it> per conto di Antonio
> <anto...@piumarossa.it> Inviato: lunedì 19 dicembre 2022 13:14
> A: nexa@server-nexa.polito.it
> Oggetto: Re: [nexa] Dichiarazione europea sui diritti e i principi
> digitali per il decennio digitale":
> 
> > ho una domanda per i giuristi: come nascono i doveri? Ormai sui
> > diritti, nuovi o riaggiornati per il digitale, c'è parecchio, ma c'è
> > anche qualche "dovere digitale" ufficiale? Immagino che un dovere
> > non sia equivalente ad una sanzione per un diritto non rispettato,
> > quindi cos'è un dovere e come si può lavorare a far nascere doveri
> > digitali?  
> Dovere o obbligo?
> 
> Ad esempio il Codice dell'amministrazione digitale (CAD) è un corpus
> di disposizioni nato per stabilire il /diritto/ di cittadini e
> imprese a relazionarsi con la PA attraverso le tecnologie digitali.
> Il /dovere/ di dotarsi degli strumenti per consentire ai cittadini di
> esercitare questo diritto è in capo alle amministrazioni pubbliche.
> 
> Se per dovere intendiamo obbligo, allora bisogna consultare le norme.
> 
> Prendiamo sempre il CAD [1]
> L'art.3-bis recita:
> "Chiunque ha il diritto di accedere ai servizi on-line [...] tramite
> la propria identità digitale"
> e continua con
> "I soggetti di cui all'articolo  2,  comma  2,  i  professionisti
> tenuti  all'iscrizione  in  albi  ed  elenchi  e  i  soggetti tenuti
> all'iscrizione nel registro delle imprese hanno l'obbligo di  dotarsi
> di un domicilio digitale"
> 
> L'art. 32 stabilisce gli obblighi del titolare di  firma elettronica
> qualificata
> L'art. 43 gli obblighi di conservazione ed esibizione dei documenti
> 
> Se, per finire, parliamo di "doveri del cittadino digitale", credo non
> siano codificati da nessuna parte. Tutt'al più possiamo ricondurli
> nell'alveo dell'uso responsabile della rete, nel rispetto
> dell'identità digitale altrui, ecc.
> 
> Nel 2019 l’Università degli Studi di Milano, il CORECOM (Comitato
> regionale per le comunicazioni) della Lombardia e l’Ordine degli
> Avvocati di Milano hanno elaborato un decalogo per diffondere un uso
> responsabile delle tecnologie, non ho trovato il documento in rete ma
> qui [2] il prof. Ziccardi ne tratta i punti salienti.
> 
> A.
> 
> [1]
> https://es.sonicurlprotection-fra.com/click?PV=2&MSGID=202212191214570606295&URLID=3&ESV=10.0.17.7319&IV=EC6C4DCEC43DE2DBD1A95049844E95BB&TT=1671452098400&ESN=XmzU%2FKohcVW5LN3Ha6WDtuQziwH1KdRGTY%2BEIp9TE3Y%3D&KV=1536961729280&B64_ENCODED_URL=aHR0cHM6Ly9kb2NzLml0YWxpYS5pdC9pdGFsaWEvcGlhbm8tdHJpZW5uYWxlLWljdC9jb2RpY2UtYW1taW5pc3RyYXppb25lLWRpZ2l0YWxlLWRvY3MvaXQvdjIwMTgtMDktMjgvX3JzdC9jYXBvMV9zZXppb25lMl9hcnQzLWJpcy5odG1s&HK=7284F6736787A31648004D5749179DEFDB040131F96AE30F3B9A75B1A93097D2
> [2]
> https://es.sonicurlprotection-fra.com/click?PV=2&MSGID=202212191214570606295&URLID=2&ESV=10.0.17.7319&IV=4CA91399694215DDFC15E519E6E9AF8C&TT=1671452098400&ESN=yEJsh5Z3oV1Q872Kn6QWVGOo4pfZ19HcnSvMdDN0TwM%3D&KV=1536961729280&B64_ENCODED_URL=aHR0cHM6Ly93d3cuc2N1b2xhZGlmdXR1cm8uaXQvd3AtY29udGVudC91cGxvYWRzLzIwMjAvMDYvTGEtYnVvbmEtYmF0dGFnbGlhX2NpdHRhZGluYW56YS1kaWdpdGFsZV9aaWNjYXJkaS1kZWYucGRm&HK=0BF88722F9026FCDBD9DE52B890EECDD474ED5746D5616CECE63D4FA32E399ED
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