Cara Daniela,
ai "Sovrani privati", cui alludi nel tuo messaggio, ho dedicato con l'associazione che presiedo un seminario, lo scorso anno.
Ti segnalo i video degli interventi, tutti molto interessanti.
https://asimmetrie.org/eventi/sovrani-privati-poteri-e-legalita-nel-capitalismo-delle-piattaforme/

BP


Il 20/12/2022 22:01, Daniela Tafani ha scritto:

Buonasera.


Grazie delle osservazioni.


Tecnicamente siamo clienti, certo, ma il mio riferimento all'alternativa tra sudditi e cittadini

presupponeva la tesi che siamo di fronte a soggetti privati che esercitano, di fatto, prerogative statali

(e di uno stato si è cittadini o sudditi, non clienti).

Non a caso, alcuni paesi hanno nominato ambasciatori, anziché ministri, a parlare con i GAFAM

https://www.vie-publique.fr/sites/default/files/2021-09/3303331601098_QI_109_GAFAM_Extrait.pdf <https://www.vie-publique.fr/sites/default/files/2021-09/3303331601098_QI_109_GAFAM_Extrait.pdf>


Se entro in Twitter, il consenso è estorto e il contratto è fittizio: entro di fatto in uno stato con le sue leggi e il suo potere giudiziario;

non è uno spazio pubblico, una piazza digitale,

ma un luogo in cui la mia libertà di espressione è appesa al filo dei capricci di un singolo individuo,

che emana leggi anche retroattive e talora non note nemmeno dopo la loro applicazione.

Uno stato dispotico, dunque, di cui possiamo essere sudditi, ma non cittadini.

In virtù della natura monopolistica, o quasi, di simili aziende,

non le si può assimilare a singoli luoghi privati (quali un bar o un ristorante),

dal quale io possa uscire  per andare a chiacchierare altrove, con i miei amici.

Anzitutto, perché mettersi d'accordo su dove andare non è semplice;

in secondo luogo, perché non appena mettersi d'accordo sembri una strada percorribile,

trattandosi solo di unirsi a un gruppo già migrato altrove (mastodon),

il monopolista aggiunge un bel po' di filo spinato alla recinzione del giardino

e mi vieta, a pena di varie sanzioni, anche solo di nominarlo, quell'altrove possibile.


Chiarissimo come al solito, su questo, Cory Doctorow:

https://pluralistic.net/2022/12/10/e2e/ <https://pluralistic.net/2022/12/10/e2e/>

https://pluralistic.net/2022/12/19/better-failure/ <https://pluralistic.net/2022/12/19/better-failure/>


Sul contratto sociale mi piacerebbe discutere, alla prima occasione: lo si può intendere in modi molto diversi.


Sulla cittadinanza cibernetica provo a scrivere qualche considerazione in un prossimo messaggio, dopo aver riflettuto anche sulle osservazioni di Giacomo Tesio.


Grazie molte, buona serata,
Daniela




------------------------------------------------------------------------
*Da:* 380° <g...@biscuolo.net>
*Inviato:* lunedì 19 dicembre 2022 20:15
*A:* Daniela Tafani; Antonio; nexa@server-nexa.polito.it
*Oggetto:* Re: [nexa] Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale":
Buonasera,

Daniela Tafani <daniela.taf...@unipi.it> writes:

[...]

> (sorvolando sulla stravaganza della pretesa che una simile educazione
> possa darsi,
>
> quando i luoghi in cui adempiere ai doveri della cittadinanza digitale
> sono piattaforme private con prerogative statali, in cui si è sudditi,
> anziché cittadini, e in cui chiunque può vedersi privato, ad esempio,
> del diritto di parola o dell'identità digitale, in base a regole
> misteriose e sentenze inappellabili).

[...]

purtroppo la sensazione di essere trattati come sudditi anziché
cittadini è forte anche nella "cittadinanza analogica"... ma sorvoliamo
sulla stravaganza :-)

ritengo che "tecnicamente" la reductio sia più verso "clienti" che
"sudditi", cioè clienti di servizi digitali che per loro natura sono
regolati per mezzo di contratti, dove il "potere contrattuale" dei
clienti è rasente allo zero mentre i "fornitori" dei servizi si
permettono sostanzialmente di fare quello che vogliono, in perfetto
accordo coi governi nazionali di riferimento - USA nel 94,56% dei casi -
cui **sempre** devono rispondere... e qui il discorso si ricollega a
quello della "sudditanza analogica"

messe in questi termini, cioè di "contratto", le relazioni come possono
anche solo lontanamente essere concepite come "tra pari cittadini"?

aggià, dimenticavo però che secondo alcuni notevoli pensatori la società
addirittura *nasce* con un contratto sociale, perché l'uomo per sua
natura non sarebbe in grado vivere senza

la pagina di Wikipedia [1] scrive così:

--8<---------------cut here---------------start------------->8---

Social contract arguments typically are that individuals have consented,
either explicitly or tacitly, to surrender some of their freedoms and
submit to the authority (of the ruler, or to the decision of a majority)
in exchange for protection of their remaining rights or maintenance of
the social order.

--8<---------------cut here---------------end--------------->8---

se vale per i cittadini analogici a maggior ragione vale per i cittadini
cibernetici che a volte non hanno nemmeno gli strumenti per comprendere
il funzionamento del "dispositivo", figuramoci se possono
"contrattualizzarlo".

e se invece facessimo /semplicemente/ che il "dispositivo" lo costruiamo
tutti assieme in modo partecipativo e **di conseguenza** il contratto
che lo regola non servirebbe più, perché le regole del suo funzionamento
sono /embedded/ nel "dispositivo"?

non sarebbe fantastico se l'unico /dovere/ del "cittadino cibernetico"
fosse quello di contribuire secondo il proprio talento alla costruzione
del "dispositivo cibernetico"?

[...]

> Dovere o obbligo?
>
> Ad esempio il Codice dell'amministrazione digitale (CAD) è un corpus di
> disposizioni nato per stabilire il /diritto/ di cittadini e imprese a
> relazionarsi con la PA attraverso le tecnologie digitali. Il /dovere/ di
> dotarsi degli strumenti per consentire ai cittadini di esercitare questo
> diritto è in capo alle amministrazioni pubbliche.

credo che l'intento della domanda originale, almeno per come l'ho
interpretata io, fosse quello di indagare se e "dove" in giurisprudenza
viene sviluppato il discorso in merito ai doveri di cittadinanza
digitale (cittadinanza cibernetica), non tanto i doveri dei "funzionari
digitali" (Amministrazione pubblica, internet provider, piattaforme dei
servizi)

[...]

> Nel 2019 l’Università degli Studi di Milano, il CORECOM (Comitato
> regionale per le comunicazioni) della Lombardia e l’Ordine degli
> Avvocati di Milano hanno elaborato un decalogo per diffondere un uso
> responsabile delle tecnologie, non ho trovato il documento in rete ma
> qui [2] il prof. Ziccardi ne tratta i punti salienti.

[...]

> [2] https://www.scuoladifuturo.it/wp-content/uploads/2020/06/La-buona-battaglia_cittadinanza-digitale_Ziccardi-def.pdf

non ho ancora letto tutto il documento che citi ma così come i doveri di
cittadinanza **non si limitano** a "comportarsi con correttezza"
(rispettare le regole?), la stessa cosa /dovrebbe/ valere anche nel caso
dei doveri di "cittadinanza cibernetica"

...altrimenti ci riduciamo a una sterile discussione sull'obbligatorio e
il proibito.

Saluti, 380°


[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Social_contract
Social contract <https://en.wikipedia.org/wiki/Social_contract>
en.wikipedia.org
In moral and political philosophy, the social contract is a theory or model that originated during the Age of Enlightenment and usually, although not always...



--
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)

«Noi, incompetenti come siamo,
 non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»

Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
but very few check the facts.  Ask me about <https://stallmansupport.org>.
Introduction | Stallman Support <https://stallmansupport.org/>
stallmansupport.org
False accusations were made against Richard Stallman in September 2019. They started a cascade of difamatory reactions that spread like wildfire, fueled by misquotes and misrepresentation of events in mainstream headlines, blogs, and social media that ultimately led to Stallman's resignation from his positions at Mit and the FSF



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