On Wed, 21 Dec 2022 17:40:39 +0000 Daniela Tafani wrote:

> Caro Giacomo,
> 
> provo a controproporre a te a e a Nexa una domanda.

Mi piace questo gioco! :-D
Ok rispondo io... per primo. ;-)

> Ma non è necessario che tutti siano esperti giuristi. Oppure sì?

Non è necessario perché (e fintanto che) la violazione delle Leggi è
opera di esseri umani e l'interpretazione delle Leggi è affidata a
Giudici umani che rispondono delle proprie decisioni in un sistema
di garanzie efficace.

In Italia abbiamo diversi gradi di giudizio che, almeno in teoria,
dovrebbero garantire Giustizia. [1]


Ma gli automatismi hanno cambiato il paradigma.


> Il diritto protegge i diritti di tutti, compresi quelli delle persone
> che non siano in grado di decifrare un testo normativo

Nel 2020 il solo kernel Linux consisteva in 27.8 milioni di righe di
codice. Non ho idea di quanto siano lunghi il codice civile e il codice
penale insieme, ma scommetto un caffé che sono nettamente più brevi.

Se anche fosse comparabile, si tratta di una frazione minima, seppur
fondamentale, del codice in esecuzione su qualsiasi cellulare.


Inoltre questi i codici destinati all'interpretazione umana cambiano con
una rapidità nettamente inferiore a quelli destinati all'esecuzione
meccanica di un computer.

E il computer non si lamenta, non sciopera e non fa la rivoluzione.
Esegue pedissequamente gli ordini impartiti, riproducendo infinite
volte la volontà di chi lo programma.


> Il codice (informatico) è lingua e, al tempo stesso, legge.
>
> Ci preoccupiamo, scriveva Lawrence Lessig oltre due decenni fa, di
> difenderci dallo stato e dal mercato, ma non dal codice informatico,
> la cui architettura può abilitare o disabilitare le nostre libertà,
> proteggere la privacy o promuovere il controllo.
> 
> Se però il diritto dicesse che i miei dati sono miei - proseguiva -
> rubarmeli sarebbe un furto.
> 
> Il codice informatico è inevitabilmente un elemento di regolazione
> delle nostre vite.
> 
> La legge giuridica può, e dovrebbe, intervenire a proteggerci da
> quelle configurazioni del codice informatico che violano i nostri
> diritti.

Sono d'accordo.

L'unico problema è che c'è un solo modo in cui la Legge può influenzare
efficacemente l'informatica: stabilendo che qualsiasi programma che non
può essere studiato e compreso da un qualsiasi cittadino adulto in un
tempo ragionevole (una settimana o al massimo un mese...) non può
essere distribuito o eseguito su dati di terzi.

Qualunque altra norma che riguardi l'informatica è aggirabile, se
questa non viene fatta rispettare in modo ferreo.

Il GDPR ne è la prova lampante.
E non solo per le innumerevoli violazioni commesse impunemente per anni
dai Titolari che si affidano ai GAFAM: pensa alle sciocchezze che
vengono scritte nelle informative privacy o alle baggianate che
trovi sui cookie banner.


> Ritieni che la distinzione tra codice come lingua e codice come legge
> sia pertinente, quando parli della cittadinanza?

A ben guardare no.

La Legge può riguardare solo gli uomini, non gli automatismi.

Il Codice non è davvero Legge in termini giuridici.
Potremmo dire che ha l'efficacia di una Legge fisica, una complessità
molto superiore al diritto di uno Stato e una stabilità paragonabile
alla lista della spesa... piena di errori.


> Può bastare essere alfabetizzati  o occorre essere "giuristi esperti",
> in grado di analizzare un software e comprendere come stia
> effettivamente regolando la nostra vita?

E' necessario essere in grado di analizzare un software e comprendere
come stia effettivamente influenzando la nostra vita.

Per quanto ne so, non c'è alternativa purtroppo.


Può sembrare impossibile solo se si da per scontata la complessità
fuori controllo delle tecnologie attuali. Tecnologie che però sono
state progettate per essere opache (alcune più di altre) o sono state
lasciate diventare opache.

Persino nel software libero (e ovviamente in tutto il software open
source) le 4 libertà sono sempre più ridotte a privilegi per pochissimi.


La democrazia cibernetica non presuppone solo cittadini cibernetici in
grado di programmare i propri software, ma anche una infrastruttura
informatica che chiunque possa studiare e comprendere.


Un po' come una democrazia novecentesca presuppone scuole e giornali.

D'altronde si tratta di tecnologie realizzate in pochi decenni da
relativamente poche persone. Si possono rifare meglio, basta uscire
dall'allucinazione collettiva del "there is no alternative".


> Non dovrebbe essere, questo secondo, il compito del potere
> giudiziario, una volta che la legge abbia provveduto a vietare
> al codice informatico di violare i nostri diritti?

Il numero di agenti cibernetici automatici, la loro complessità
e la loro pervasività è soverchiante.

Non esistono Giudici sufficienti sul pianeta.


L'informatica non è come le forme di potere precedenti.

Non può essere bilanciata o controllata EFFICACEMENTE.


Può solo essere distribuita, trasformandola da uno strumento di potere
sull'uomo ad uno strumento di libertà dell'umanità.

Solo comprendendo profondamente come funzionano gli automatismi che ci
circondano possiamo scegliere se usarli, se spegnerli, se romperli o se
alterarne il funzionamento.

Altrimenti li vivremo sempre come fenomeni fuori dal nostro controllo
cui adattarci.

E chi li controllerà, controllerà l'intera società.
Peraltro in modo irresponsabile, perché gli automatismi stessi
saranno sempre più "invisibili", rimossi dalla nostra coscienza.


> Scusami per questa formulazione così approssimativa.

Figurati, credo tu sia stata chiarissima.

Spero di averti risposto.


Ora tocca a te! :-)




> W. Reijers, L. Orgad, P. De Filippi, The Rise of Cybernetic
> Citizenship, «Citizenship Studies», 2022,
> https://ssrn.com/abstract=4100884

Grazie mille!

Lo leggo subito dopo cena. ;-)


Giacomo



[1] dovrebbero. almeno contro i poveri che non si possono permettere
    tattiche dilatorie che portano alla prescrizione. contro i ricchi
    non sembrano funzionare molto, come ha dimostrato bene la Eternit.
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