Grazie, 380°, e grazie Giacomo.
Per ora, solo una precisazione: l'articolo sulla cittadinanza cibernetica contiene non una proposta, ma una ricostruzione sociologica di che fine fa il diritto (una brutta fine, ovviamente) quando si interpretino i doveri civici come obiettivi da perseguire (associati a metriche) e si faccia dipendere dai risultati delle misurazioni il grado di possesso dei diritti (che diventano così un processo, anziché uno status). Questo ha già luogo con i sistemi di credito sociale, pubblici e privati, italiani e stranieri: il Comune di Fidenza, se non ricordo male, aveva previsto, per le case popolari - almeno fino all'intervento del garante per la protezione dei dati personali - una carta a punti, la "Carta dell'assegnatario", con un punteggio di partenza di 50 punti. Si perdevano 10 punti, ad esempio, con l'utilizzo di barbecue e griglie sul balcone, oppure distribuendo cibo a colombi e piccioni, negli spazi comuni. Esauriti tutti i punti a disposizione, gli assegnatari sarebbero stati costretti a lasciare l’alloggio. Non sono sicura che questo non sia realtà perfettamente coerente con il concetto stesso di cibernetica. Un saluto, Daniela ________________________________ Da: 380° <g...@biscuolo.net> Inviato: giovedì 22 dicembre 2022 09:41 A: Daniela Tafani; Giacomo Tesio Cc: nexa@server-nexa.polito.it Oggetto: Re: [nexa] Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale": Buongiorno Daniele e Giacomo, interessanti spunti Daniela Tafani <daniela.taf...@unipi.it> writes: [...] > E' vero che non c'è democrazia senza conoscenza della lingua. ...e c'è democrazia senza libertà? Dirò di più: non c'è libertà senza conoscenza della lingua :-O Inoltre: cos'è la libertà? Io credo che «libertà è partecipazione» sia la definizione necessaria e sufficiente del concetto. [...] > Ma non è necessario che tutti siano esperti giuristi. Oppure sì? No, però la Legge non ammette ignoranza. E in ogni caso fino alla precedente era geopolitica si dava per scontato che per essere definite "avanzate" le democrazie dovessero garantire un elevato livello di partecipazione a tutti i cittadini che intendevano farlo, anche senza che venisse richiesto loro di dimostrare di essere esperti giuristi ...ma le democrazie oggi sono /avanzi/, più che avanzate > Il diritto protegge i diritti di tutti, compresi quelli delle persone > che non siano in grado di decifrare un testo normativo > > (anche se mi vengono subito in mente Renzo e il latinorum di don > Abbondio). o i sofisti ;-) > Il codice (informatico) è lingua e, al tempo stesso, legge. attenzione: solo il codice /binario/ è legge e **solo** dentro il cyberspazio puro (quello che non ha nessun tipo di attuatore sul mondo fisico), mentre solo il codice /sorgente/ è (espresso in una) lingua; questa distinzione è fondamentale per comprendere "code il law" nessuna legge umana è scritta in codice binario, e i legislatori che hanno dato dignità di legge al software DRM (Digital Restrictions Management) hanno commesso una delle più grandi bestialità nella storia della giurisprudenza, a partire dai Sumeri > Ci preoccupiamo, scriveva Lawrence Lessig oltre due decenni fa, di > difenderci dallo stato e dal mercato, > > ma non dal codice informatico, la cui architettura può abilitare o > disabilitare le nostre libertà, proteggere la privacy o promuovere il > controllo. non vorrei dire ma chi si preoccupava dell'effetto del software sulle nostre libertà aveva parlato ben prima di Lessig... e ancora /oggi/ questi discorsi sono comunemente percepiti come **marziani** > Se però il diritto dicesse che i miei dati sono miei - proseguiva - > rubarmeli sarebbe un furto. è già così da un bel pezzo col GDPR, ma non funziona; è dal 1981 che persone molto intelligenti scrivono dichiarazioni, raccomandazioni, regolamenti in merito alla privacy ma pochissimi si sono messi a /codificare/ quei principi in software, **quindi** tutti quei bei propositi non funzionano, perchè il software non si può controllare "da fuori", bisogna "entrarci" > Il codice informatico è inevitabilmente un elemento di regolazione > delle nostre vite. > > La legge giuridica può, e dovrebbe, intervenire a proteggerci da > quelle configurazioni del codice informatico che violano i nostri > diritti. E c'è solo un modo efficace per poter intervenire: garantire a tutti che le 4 libertà del software libero possano essere esercitate, **quindi** stabilire per legge che i costruttori debbano fornire le specifiche tecniche necessarie e sufficienti per poter far funzionare i propri dispositivi hardware con qualsiasi software l'utente desideri installare. Manca **soprattutto** questo, caro Giacomo, prima di arrivare alla capacità diffusa di comprendere il funzionamento del'intero codice sorgente installato sui propri dispositivi nell'arco di un mese. Chi non vuole studiare il codice sorgente deve potersi affidare ad altri in grado di comprenderlo e ove necessario svilupparlo e modificarlo, perché nessuno si salva da solo Il processo di verifica del funzionamento del software (sorgente), compresa la sua costituzionalità, deve essere un processo **partecipativo** esattamente come dovrebbe esserlo la costruzione di una società democratica L'informatica sta mettendo in duramente crisi le società democratiche (e non), non c'è dubbio. > Ritieni che la distinzione tra codice come lingua e codice come legge > sia pertinente, quando parli della cittadinanza? Sì: il codice come lingua è il codice sorgente, quello come legge (nel cyberspazio "puro") è il codice binario Dobbiamo stabilire un limite **invalicabile**: l'uomo (genere umano) può scrivere il codice binario ma la macchina [1] NON DEVE "poter scrivere" (essere assunta come) la legge degli uomini > Può bastare essere alfabetizzati o occorre essere "giuristi esperti", Così come per essere "cittadini analogici" non è necessario essere giuristi esperti per essere "cittadini cibernetici" non è necessario essere programmatori esperti Però dobbiamo chiarirci definitivamente su una cosa fondamentale: /tutti/ gli utenti di software sono in un certo modo programmatori: scegliere il font da usare per un paragrafo in un word processor è una forma di programmazione (grafica in questo caso), configurare il proprio client di posta è una forma di programmazione. Anche solo per /riconoscere/ i propri diritti e doveri, figuriamoci per rivendicarli e esercitarli, ogni cittadino (cibernetico) deve avere un certo livello di competenza funzionale (di programmazione): non c'è scampo :-D > in grado di analizzare un software e comprendere come stia > effettivamente regolando la nostra vita? No, non è necessario che tutti sappiano farlo ma è INDISPENSABILE che tutti /possano/ farlo ;-) > Non dovrebbe essere, questo secondo, il compito del potere > giudiziario, una volta che la legge abbia provveduto a vietare al > codice informatico di violare i nostri diritti? Nel caso del software la soluzione è /estremamente/ più semplice di così: permettere agli utenti di scegliere quale software - del quale si fidano a ragion veduta - usare sui propri dispositivi Resterebbe solo il caso /residuale/ dell'utilizzo del software da parte di chi voglia esercitare un controllo (biometrico?) *automatizzato* sul rispetto delle leggi da parte dei propri cittadini: qui non esiste altra soluzione che /smantellare/ un simile sistema :-O «La sovranità (compresa quella cibernetica, n.d.r.) appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.» É estremamente populista, vero?!? :-D [...] > Sulla cittadinanza cibernetica, segnalo un articolo che la assimila alla > condizione in cui > > > - l’interazione tra cittadini e istituzioni è informatizzata (soggetta > a calcolo); questa cosa della possibilità che tutti i fenomeni possano essere soggetti a calcolo l'ho già sentita da qualche parte... mi pare che si sia dimostrata fallimentare da almeno due secoli ...però quando c'è di mezzo "il digitale" anche alle persone più intelligenti gli si chiude la vena ;-( > - lo standard del «buon» cittadino è determinato da metriche > quantificate; vince chi ce l'ha più lungo... lo score! [...] > - la misurazione delle metriche può essere correlata a premi e > punizioni (che generano disuguaglianze e gerarchie). ...e, di grazia, le variabili da campionare per procedere alla misurazione chi le stabilisce? chi e come le misura? ecc, ecc, ecc, ecc eccc chi è convinto di quelle cose è una capra non solo in antropologia ma sopratutto in statistica (e matematica)? [...] > W. Reijers, L. Orgad, P. De Filippi, The Rise of Cybernetic > Citizenship, «Citizenship Studies», 2022, > https://ssrn.com/abstract=4100884 The Rise of Cybernetic Citizenship by Wessel Reijers, Liav Orgad, Primavera De Filippi :: SSRN<https://ssrn.com/abstract=4100884> ssrn.com The global COVID-19 pandemic demonstrates how states and companies mobilise new sociotechnical systems to track, trace, evaluate, and modulate the behaviour of è sempre successo che persone molto intelligenti fossero convinte di cose molto stupide, a volte perché non sono state in grado di riconoscere la loro ignoranza fenomenologica, in questo caso la "fenomenologia del calcolo computazionale" [...] Saluti, 380° [1] che è sempre controllata (bene o male, spesso male) da un gruppo ristretto di uomini -- 380° (Giovanni Biscuolo public alter ego) «Noi, incompetenti come siamo, non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché» Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice but very few check the facts. Ask me about <https://stallmansupport.org>. Introduction | Stallman Support<https://stallmansupport.org/> stallmansupport.org False accusations were made against Richard Stallman in September 2019. They started a cascade of difamatory reactions that spread like wildfire, fueled by misquotes and misrepresentation of events in mainstream headlines, blogs, and social media that ultimately led to Stallman's resignation from his positions at Mit and the FSF
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