all'inizio dell'emergenza covid, i copernicani promossero una community di auto 
sostegno per i docenti per aiutarli nel loro apprendimento dell'uso di tool 
digitali.

all'epoca avevamo scelto weschool come piattaforma per la community, in quanto 
era lo strumento già presente nella maggioranza delle scuole (ed era made in 
Italy)

il ministero fece un elenco di tutte le risorse disponibili per fronteggiare 
l'emergenza punto nonostante nella community ci fossero molte decine di 
migliaia di docenti all'interno dell'elenco non fu inserita questa iniziativa

c'era invece un forum gestito da un liceo lombardo che contava meno di 30 
iscritti

per poter essereinseriti in tale elenco di risorse, il ministero richiedette la 
stipula di una convenzione ed uno dei requisiti della  convenzione era che il 
servizio avrebbe dovuto essere gratuito per sempre

ci fu detto che tali condizioni furono richieste anche agli altri, ovvero 
Microsoft e Google

questo fatto portò al ritardo di qualche settimana favorendo enormemente la 
penetrazione di Google nelle scuole, penetrazione che all'epoca non era 
dominante

mi pare quindi che i casi possibili siano due: o non è vero che a Google sia 
stato richiesto di sottoscrivere la  convenzione negli stessi Termini, e quindi 
il ministero ha fatto una discriminazione a vantaggio di un operatore 
straniero, oppure Google non sta tenendo Fede agli impegni di tale convenzione

stiamo assistendo ad una operazione di marketing a vantaggio di Google 
sostenuta dal ministero.  sarebbe interessante fare un calcolo / stima di 
quanto potrebbe essere l'ammontare oggi richiesto alle scuole italiane

forse la cosa potrebbe essere di interesse di qualche giornalista..

ciao, s.

Il 1 dicembre 2022 01:08:36 UTC, Giuseppe Attardi <atta...@di.unipi.it> ha 
scritto:
>
>Una vicenda collegata.
>
>Google batte cassa all'Università di Pisa, dopo aver promesso l'uso gratuito 
>di Google Workspace for Education. 
>Siccome il costo del servizio è commisurato al numero di personale, intorno ai 
>$4/mese a testa, si tratterebbe di circa € 170.000/anno, a meno di sconti.
>
>Questa la comunicazione ai docenti:
>"Da Gennaio 2023 Google minaccia di imporre una politica diversa (niente più 
>spazio illimitato gratuito) che potrebbe portare alla sospensione dei servizi 
>fino a quando lo  <>storage rientrerà sotto la soglia di 100TB (attualmente 
>siamo a 472TB come occupazione complessiva) come richiesto dal Google 
>Workspace for Education Fundamentals versione gratuita."
>
>Ulteriori informazioni:
>
>Gli utenti del servizio Google Workspace sono circa 15000, quindi con 
>un’occupazione media di 35GB e dovrebbero ridurla a 7GB per rientrare nel 
>limite complessivo di 100TB
>I prezzi dei servizi di Google Cloud Platform sono da considerare prezzi di 
>dumping, al fine di sconfiggere la concorrenza, visto che il servizio perde 
>circa $700M a trimestre.
>
>L’Università di Pisa offriva un servizio di cloud storage basato su OwnCloud 
>che ha smantellato a favore di soluzioni commerciali.
>L’Università di Pisa offriva un servizio di mail a tutto il personale basato 
>su sw Open Source, che è stato smantellato per sostituirlo con MS Exchange.
>L’Università di Pisa paga qualche centinaio di migliaia di Euro l’anno per 
>licenze e servizi MS.
>L’Università di Pisa utilizza Panopto, come servizio di storage e di streaming 
>dei propri video (https://unipi.cloud.panopto.eu/ 
><https://unipi.cloud.panopto.eu/>)
>
>Soluzioni alternative:
>
>Il GARR offre alle università il servizio GarrBox, che tuttavia è a pagamento, 
>oltre la quota per la connettività, ad un prezzo da contrattare caso per caso, 
>ma che comunque è parecchio superiore a quello del servizio Google Drive, per 
>quanto detto sopra.
>Il GARR svolge il servizio GARR Workplace, che offre funzionalità del tutto 
>simili a Google Workspace, e che qualche ente utilizza (es. 
>https://enea.workplace.garr.it/ <https://enea.workplace.garr.it/>).
>Il GARR offre il servizio di videoconferenza OpenMeet basato su Jitsi e 
>BlueMeet, una soluzione per la didattica integrata ad accesso federato 
>federata basata su BigBlueButton.
>
>— Beppe
>
>> 
>> On 11/28/22 10:33, Giacomo Tesio wrote:
>>> [...]
>>> Se domani il Governo decide di vietare i GAFAM nella PA italiana come
>>> gli USA stanno facendo con le aziende cinesi, non succede nulla di
>>> drammatico.
>>> 
>>> Semplicemente, avremo un fiorire di nuove aziende ITC, un fiorire di
>>> investimenti nelle aziende esistenti, un aumento della domanda di
>>> competenze ITC solide, un aumento degli stipendi e finalmente un
>>> "ritorno dei cervelli" in Italia.
>> 
>
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