Ciao Roberto,

Il 11 Luglio 2024 22:59:38 UTC, Roberto Dolci <rob.do...@aizoon.us> ha
scritto:
> Nota a parte per questo: "
> La tua prof di latino a Boston non ha idea di come funzioni ChatGPT,
> di quali bias possa diffondere o come le interazioni degli studenti
> verranno usate per manipolarli.
> 
> La prof e' una vera professionista, che non solo e' partita con me
> 15-18 mesi fa a prender confidenza con lo strumento, ma ci e' entrata
> proprio dentro con studi specifici prima di iniziare ad usarlo a
> scuola. 

È in grado di realizzarlo "from scratch" su hardware proprio?
È in grado di debuggarlo?
Ovvero è in grado di spiegare puntualmente (ed in modo verificabile e
riproducibile) come un certo output viene calcolato a partire da un
certo input?

Se sì, ne comprende il funzionamento.
Se no, non ne comprende il funzionamento.

Se non ne comprende il funzionamento, l'addestramento al suo utilizzzo
può avere un solo esito: la normalizzazione del suo utilizzo e la
conseguente "imposizione" ai suoi studenti.

In nessun caso l'addestramento all'uso di uno strumento complesso mette
l'addestrato in condizione di decidere consapevolmente se e quando
usare uno strumento.

In altri termini, se addestri una persona ad usare uno strumento,
quella persona lo userà.


SOLO se ne comprende pienamente il funzionamento e i limiti, potrà
decidere SE e quando usarlo.

> E lei valuta bene il profilo di rischio a scuola: va da ragazzi che
> si accoltellano, uso di droghe, gravidanze precoci,  monogenitore,
> il gamut dei disturbi mentali, long covid, cyber bullying ed altri
> rischi on line. E giustamente contestualizza il rischio di mettere
> informazioni private su chatgpt rispetto a quanto guadagna nel
> rapporto coi genitori.

Insomma, una Prof benaltrista.

Il fatto che i ragazzi siano soggetti ad una pluralità di rischi non
giustifica la menomazione della loro libertà futura che questa prof
opera cedendo dati personali sensibilissimi che riguardano loro e i
loro genitori.

Che poi questa prof comprenda l'entità del danno che gli procura è
tutto da dimostrare.

Perché un insegnante che comprendesse tali danni e li accettasse per
benaltrismo soffrirebbe di una dissonanza cognitiva elevatissima.

A meno, ovviamente, di non interpretare l'insegnamento come un processo
di riduzione delle capacità cognitive degli studenti, come Enrico ha
ben spiegato.


> 
> Meglio una prof appassionata del proprio mestiere che studia come
> meglio applicare le nuove tecnologie, 

Che purtroppo non è ciò di cui stiamo parlando.

Stiamo invece parlando di una Prof che per usare le tue parole 
"s'e' adattata bene".

Ovvero una Prof che non disponendo degli strumenti culturali per
comprendere il funzionamento di un software e le finalità che questo
esegue (nell'interesse di chi lo ha programmato), lo percepisce come un
fenomeno naturale cui adattarsi, come la pioggia, la neve o lo scorrere
di un fiume.

Lo confonde, insomma, con fenomeni che non veicolano alcuna
intenzionalità umana.

Fenomeni cui "adattarsi" e di cui magari imparare a trarre vantaggio.


Sia chiaro non è colpa sua: la tua Prof è vittima di una manipolazione
che sfrutra bias evolutivi profondamente incardinati nella sua
personalità.

La sua passione per l'insegnamento non la mette al riparo da questa
allucinazione eterodiretta.

Starebbe a noi, se ne disponiamo, il dovere di fornirle gli strumenti
culturali per sottrarsi a tale manipolazione.


> che qualcosa di mandato dall'alto da chi abbia poca contezza della
> vita a scuola

Comprendo la sfiducia nei confronti delle autorità: pagheremo ancora a
lungo la sciagurata imposizione della didattica a distanza via Google
Meet.

D'altro canto decine di migliaia di LIM e di tablet che saranno
obsoleti entro pochi mesi sono lì a testimoniare come, affidare a
professori e dirigenti appassionati ma informaticamente ignoranti
decisioni di spesa su centinaia di migliaia di euro del PNRR sia una
idea altrettanto pessima.


Che le decisioni vengano perse dall'alto o dal basso, se chi decide è
ignorante (e dunque facilmente manipolabile), deciderà male.

E quando si parla di scuola, i danni (talvolta drammatici) di tali
decisioni ricadranno subito sugli studenti ed entro qualche anno sulla
società in cui questi vivranno, lavoreranno, voteranno etc...


Giacomo 

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