Buonasera, 380° Il 13/10/2023 17:59, 380° ha scritto: >> la mia protesta con relativa domanda era un'altra: > > [...] > >>> ...tranne uno: aver inserito la R come quinta lettera dell'acronimo, il >>> razionalismo, mi da un colpo al cuore e scatena in me un moto di vibrata >>> protesta! No, non incolpate Kant per tutto questo, ve ne prego!!! >>> Perché Kant è tardo-razionalista, vero?!? O è già post-razionalista e >>> rivoluziona la filosofia col suo idealismo trascendentale? > > Daniela tu dove "metteresti" Kant: è un (tardo) razionalista come lo > colloca Wikipedia [1] o non lo è già più e va "spostato" nell'idealismo? > > É solo per capire se la R dell'acronimo è azzeccata o no :-)
Il "Razionalismo" che sta in TESCREAL lo metterei in 1984, come esempio di bispensiero. C'è un ristretto gruppo di multimiliardari bianchi che sforna, con la velocità con cui si lanciano nuove campagne di marketing, dottrine e teorie che hanno la consistenza filosofica di un borseggiatore che ti dica "guarda lassù, il Bene scende dal cielo su un cavallo alato", mentre ti sfila il portafogli e le chiavi della macchina. Non credo abbia senso discutere col borseggiatore se il Bene vada a piedi o a cavallo o se scenda dal cielo o nasca dalla terra, né tantomeno se parla del Bene in modo equivoco rispetto a una qualsiasi dottrina morale seria. Al borseggiatore occorre resistere e mostrare che non ci siamo cascati. Se ha senso, chiamando la polizia. Basti pensare che chiamano "etica dell'IA" il non fare una piega davanti al furto dei dati, alla sorveglianza, alla profilazione algoritmica, ai danni generati dall'uso dei loro oracoli e ai costi ambientali (colonialmente distribuiti) del loro modello di business, e il concentrarsi, pensosi, sul chiedersi se le auto a guida autonoma dovrebbero investire e uccidere, in caso di incidente inevitabile, un ricco o un povero, un uomo magro o uno grasso (1). Uno si distrae un minuto e c'è già un nuovo culto: l'ultimo, se non mi sono distratta, è l'e/acc (effective accelerationism). In parole povere, lo stesso borseggiatore di prima che cerca di convincerti con un discorso in stile Amici miei: ""e/acc is about having faith in the dynamical adaptation process and aiming to accelerate the advent of its asymptotic limit; often reffered to as the technocapital singularity"(2) Su Kant, ha ragione Maria Chiara: l'etichetta "razionalista" non aiuta. In ambito morale, Kant può essere definito "razionalista", ma non nel senso che dobbiamo prendere carta e penna e dedurre ciò che dovremmo fare da chissà quali principi. Per Kant, la legge morale è una legge della ragione, è la ragione stessa che si impone immediatamente a ogni uomo. Anche la persona più semplice, perciò, sa benissimo cosa deve fare, senza aspettare che arrivi il filosofo a spiegarglielo: "se si domanda in cosa consista propriamente quella moralità pura che deve servire da pietra di paragone per stabilire il valore morale di ogni azione, debbo confessare che soltanto i filosofi possono considerare incerta la soluzione di questo problema; infatti la ragione umana comune l’ha risolto da lungo tempo, come quello della differenza fra la mano destra e la sinistra, cioè mediante l’uso abituale e senza far ricorso alla escogitazione di formule universali" (3) Questo non significa che conosciamo la legge morale con una sorta di intuizione mistica. La tesi di Kant è che gli uomini utilizzino abitualmente un criterio del giudizio morale di cui pur non hanno una chiara consapevolezza: Il lavoro del filosofo è di secondo livello (Kant è l'inventore della metaetica): il filosofo individua, attraverso l’analisi del giudizio morale comune, il principio morale che gli uomini in genere non conoscono «separato e in forma universale» e che tuttavia utilizzano come regola per i loro giudizi morali. Caratteristica dell’ambito morale è per Kant – con una doppia adesione a quelli che oggi chiameremmo intuizionismo e razionalismo – una conoscenza immediata che, nel giudizio morale comune, può non includere la consapevolezza del principio formale che si sta utilizzando, ma che resta tuttavia intrinsecamente razionale, ossia traducibile in concetti e esprimibile in termini meramente formali. Utilizziamo automaticamente una norma morale di cui è comunque sempre possibile fornire una formulazione razionale. Sull'ambito teoretico, ha già scritto l'essenziale Maria Chiara; in una sola parola, quello di Kant è criticismo. L'opposto del criticismo è il dogmatismo. Per il dogmatismo, non mi serve un criterio di verità, né un discorso sul metodo. A partire da Cartesio, il passaggio dall’evidenza alla verità non è autogarantito. Nella filosofia moderna, il problema della conoscenza diventa preliminare, perché si è perso un rapporto pacifico, ingenuo, diretto con l’essere. Il criticismo è perciò un discorso sul metodo. L’idea della critica è quella di una premessa necessaria al sistema filosofico. La filosofia per Kant non comincia da questo o quell’ente, e tantomeno da Dio, ma dall’interrogarsi sulla capacità conoscitiva umana, senza assumere che le strutture della conoscenza coincidano con la struttura della realtà. La rivoluzione copernicana consiste nell'occuparsi delle stesse nozioni di cui si occupava l'ontologia, senza più pensarle come determinazioni dell'essere. Per Kant, quelle stesse nozioni (ad esempio, quella di causalità) appartengono al soggetto, le mettiamo noi nell'esperienza, non le scopriamo nell'essere. La questione di che cosa sia la ragione, per Kant, la rimanderei a un'altra volta, per evitare due richiami per OT nello stesso giorno. Un saluto, Daniela (1) https://www.moralmachine.net/ (2) https://twitter.com/timnitGebru/status/1624551890284589056 (3) I. Kant, Critica della ragion pratica, in I. Kant, Scritti morali, a cura di P. Chiodi, Utet, Torino 1970, pp. 305 e ssgg. _______________________________________________ nexa mailing list nexa@server-nexa.polito.it https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa