Il 16/09/23 14:06, alessandro marzocchi ha scritto:
Non mi illudo che l'alfabetizzazione digitale arrivi all'istante.
Credo che "Alfabetizzazione digitale" sia un po' troppo generico.Mia madre (classe 1949) usa regolarmente WhatsApp e Telegram. Vede le previsioni del tempo. Fa un uso appena-sufficiente della "rubrica". Riesce a telefonare. Usa un telecomando di una smarttv.
Secondo me, è difficile classificarla "analfabeta digitale".I miei due figli (2009/2012) sono "relativamente normali". A differenza di altri, sanno che esiste Matrix, che esiste Linux, che un mondo senza windows è possibile... Sanno anche cos'e' un RTT [1] molto meglio di molti adulti, perché... quando giocano on-line, e l'RTT sale oltre i 100ms.... loro lo notano.
Secondo me, è difficile classificarli "analfabeti digitali".Molti docenti di scuola media o superiore (un buon 95%; forse 99%) usano regolarmente PC "di laboratorio" oppure "LIM/lavagne_elettroniche", corredate da tanti applicativi. Riescono a scrivere, disegnare, presentare.... creare applicazioni (penso a scratch [2], ma non solo). Negli istituti tecnici, l'uso di tecnologie avanzate (e proprietarie) è molto diffuso. Questi soggetti non possono certamente essere classificati come "analfabeti digitali" (...nonostante i miei figli possano spiegar loro quali siano i problemi indotti da un RTT "alto", molto meglio di moltissimi libri...)
...e potrei continuare.Nelle discussioni che si affrontano su questa lista, pero', il punto cruciale, a mio parere, è un altro. E faccio fatica ad etichettarlo con "alfabetizzazione digitale".
Nessuno dei soggetti che ho citato sopra (cosi' come diversi, anche in questa lista) ha chiaro in mente perché sia possibile rubare una moderna auto semplicemente collegando un notebook alla "spina" di un connettore esterno (quello del 'sensore parcheggio', ad esempio). Oppure cosa accade (anche solo "a grandi linee") quando collego una smart-tv al wifi di casa.... oppure quando spargo Alexa e/o Google-Home e/o oggetti simili in giro per casa, tutti connessi, al wifi di casa. O anche... quando indosso uno smartwatch, magari dotato di SIM oppure semplicemente abbinato al "suo" smartphone.
Oppure.... quando installo un'APP sullo smartphone, e questa mi chiede l'autorizzazione all'uso del microfono. E lo smartphone... ha una SIM con traffico dati praticamente illimitato.
Quanti, su questo gruppo, hanno una idea --anche sommaria-- della quantita' e qualita' del traffico Internet che entra/esce dal loro router domestico?
E quanti --fra coloro che usano uno smartphone-- hanno una qualche idea del traffico che entra/esce dal loro dispositivo? Quanti si pongono il problema di capire _SE_ queste difficolta' sono "normali", oppure vanno "combattute"?
Quanti, invece, sanno quanta corrente elettrica è stata consumata dalla loro casa? E quanta "acqua"? Quanto è difficile recuperare queste informazioni?
Perché questa disparita'? ----La buona notizia è che su questa lista MOLTI hanno le idee chiare del perché un Ateneo *NON* dovrebbe avere la posta elettronica del proprio personale _E_ dei propri studenti gestita dalle big-tech. Cosi' come MOLTI intuiscono rapidamente i problemi indotti dalle piattaforme di gestione della didattica e/o degli esami, quando tali piattaforme sono fuori dal controllo dell'Ateneo.
Si discute molto sull'uso degli smartphone, specialmente nei piu' giovani. Nessuno, pero', dice che il problema non è lo smartphone "in sé", ma quello che ci gira sopra. E nessuno riflette sul perché oggi sia cosi' banale... far girare su uno smartphone... praticamente qualsiasi cosa, senza avere la piu' pallida idea di cosa questa "cosa" faccia.
Ecco. A me interessa che queste "sensibilità" vengano diffuse e diventino il piu' possibile mainstream. Non mi aspetto che tutti sappiano trovare una soluzione che consenta loro di capire se la propria smart-tv a controllo vocale stia realmente catturando e mandando (oppure no...) l'audio della stanza, al produttore. Mi aspetto, pero', che si pongano il problema e... che lo chiedano "al cuggino esperto". Sarebbe gia' un ottimo passo avanti.
Chiamare tutto questo "alfabetizzazione digitale" mi pare fuorviante. Serve un passo avanti. Mio padre (classe 1934) ha fatto la 5a elementare e sa leggere e, con poche difficolta', scrivere. Se capisco bene, lo si puo' definire "alfabetizzato". Ecco: serve una sorta di scuola dell'obbligo, che porti gli utenti della tecnologia ad un livello superiore. Almeno... alla terza media (e, a scanso di equivoci.... *NON* sto parlando né di ECDL [3] né di imparare a programmare)
Ed il primo salto che devono compiere è quello di riflettere sulle implicazioni introdotte dalla connettivita': "come cambia, il contesto, quando passiamo da un ICT always-OFFLINE, ad un ICT always-ONLINE?"
Non saprei definire questo insieme di competenze. Ma sono abbastanza sicuro che se le etichettiamo con "alfabetizzazione digitale"... in realta' rischiamo di fare piu' danni che cose buone (...perché, inconsapevolmente, stiamo dando "benzina" al mega-motore che lavora a pieno regime per AMPLIARE questo divario di competenze).
Bye, DV [1] https://en.wikipedia.org/wiki/Round-trip_delay [2] https://scratch.mit.edu/ [3] https://en.wikipedia.org/wiki/International_Computer_Driving_Licence -- Damiano Verzulli e-mail:dami...@verzulli.it --- possible?ok:while(!possible){open_mindedness++} --- "...I realized that free software would not generate the kind of income that was needed. Maybe in USA or Europe, you may be able to get a well paying job as a free software developer, but not here [in Africa]..." -- Guido Sohne - 1973-2008 http://ole.kenic.or.ke/pipermail/skunkworks/2008-April/005989.html
OpenPGP_signature.asc
Description: OpenPGP digital signature
_______________________________________________ nexa mailing list nexa@server-nexa.polito.it https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa