On 27/06/23 11:31, don Luca Peyron wrote:
Grazie del contributo, credo che ognuno abbia il diritto di trovare
conforto e la propria dimensione spirituale dove ritiene. Davanti ad un
tabernacolo od un albero, pregando ciò che ritiene.

La questione è l'aliud pro alio.

Fare un app che conforta nessun problema, ma usando la persona di Cristo
questo fa problema perchè, alla fine, chi rimane confuso è chi è
confondibile, il fragile ed il debole e questo lo trovo inaccettabile.

Detto malamente: la mia preoccupazione non è perdere adepti, la mia
preoccupazione è che a fare le spese di certe operazioni sia il più
piccolo, in ogni senso, questo mi fa ribollire il sangue.

A me sembra, intellettualmente, molto peggio di una truffa. Se sostituissimo in

"Per quanto riguarda la differenza tra un "vero" dio e un'app, da un
punto di vista epistemologico, mi chiedo se non si tratti
principalmente di una questione di percezione individuale. Se, per
esempio, una persona trova conforto, ispirazione o una guida morale
attraverso un'app basata su un modello di linguaggio di apprendimento
automatico, potrebbe non essere qualcosa di diverso da un altro
individuo che trova le stesse cose attraverso la lettura di un testo
sacro o l'ascolto di un sermone."

la parola "app" con "Quelo" il responso stocastico conserva il suo senso. Del resto, il libro sacro di "Quelo" viene composto sulla base di dati raccolti nel bacino dell'utenza :-)
https://yt.oelrichsgarcia.de/watch?v=lpYSFPO7pqw

È teologia? No, sono pratiche superstiziose di conforto, di cui impostori come il profeta di "Quelo" possono trarre profitto. La teologia, come disciplina filosofica, si interroga sulla possibilità di conoscere o ricevere un senso da attribuire al complesso dell'essere inteso nella sua totalità. E in questa prospettiva non può essere senza logos (ragione / discorso).

Mi piace ricordare un discorso molto criticato ma poco letto, che si conclude con un richiamo al Fedone di Platone e alla sua critica alla misologia (per questo l'ho messo fra le letture che consiglio agli studenti):

https://btfp.sp.unipi.it/dida/fedone/ar01s15.xhtml#ftn.idp630384

e una citazione che ripeto qui:

"Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio"

Interrogarsi sull'omnitudo realitatis e sul suo eventuale senso è un'operazione che si può fare solo con il logos e alla ricerca di un logos - a prescindere dalle nostre convinzioni sulla possibilità di trovare o ricevere una soluzione. Non è una questione di statistica dal lato dell'offerta e di conforto dal lato della domanda. È una questione di filosofia.

Inutile dire che questa risposta è indirizzata a don Luca Peyron, e non a "Quelo" e ai suoi surrogati.

Un saluto,
MCP








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