Il giorno 04 luglio 2012 10:34, Bertalan Ivan <bertalan.i...@gmail.com> ha scritto:
> Vi seguo da tempo su questo discorso, ma sono rimasto in disparte per non > alimentare eventuale flame, e quando vivevo in Iugoslavia mi ha toccato > direttamente. Faccio parte della minoranza ungherese. > Quando la Legge prevede l'uso di più lingue questa va rispettata. Sono > morte delle persone perché ciò sia fattibile. Per esempio, per me, la mia > lingua madre è l'ungherese e la lingua della comunità era serba. A scuola > studiavo tutt'e due gli alfabeti (latino e cirilico) e via discorrendo... > Quando però andavo dall'anagrafe avevo i documenti in due lingue, perché > molte persone non comprendevano alcune espressioni scritte in serbo, non > essendo la loro lingua madre. Questo è difficile da capire se non ci vivi > dentro, ma è così. > Pertanto dove ci sono due o tre *lingue ufficiali* (e non dialetti) il > campo name va compilato con i tre nomi, anche se sarà lungo 200 caratteri. > Non lo dico io lo consente la Legge. > > Ora per noi che siamo dei tecnici sono sicuro che sapremo trovare una > maniera elegante per rappresentare tutte le altre espressioni dialettali. > Voglio solo aggiungere una precisazione. Il friulano, come il sardo, ma come anche il piemontese, il ligure, il lombardo, l'emiliano eccetera eccetera non sono dialetti, ma lingue. Un dialetto è una variante della lingua, e quindi ad esempio il dialetto italiano settentrionale prevede un uso molto più esteso del passato prossimo. Esistono anche i dialetti delle cosiddette lingue locali (ad esempio, il vercellese è un dialetto del piemontese). A questo punto, mi chiedo solo come differenziare il caso del bilinguismo italo-tedesco, italo-francese o italo-sloveno dall'ufficialità riconosciuta a due sole lingue locali in Italia (cioè, come scopro da questa discussione, il friulano e il sardo). Ciao, Simone
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