Ciao Giuseppe, forse ci avviciniamo ad una sintesi.

Se ho capito, concordiamo nel definire "politicamente neutrale"
un artefatto non intrinsecamente orientato politicamente, ovvero che

1. non presuppone alcuna specifica organizzazione sociale
2. non favorisce né sfavorisce alcun uso specifico, non favorendo o
   sfavorendo, di conseguenza, alcuna evoluzione della società nel tempo

Sembrerebbe dunque che la nostra storica diatriba derivi da una diversa
definizione di "tecnologia":

On Mon, 13 Jan 2025 16:22:45 +0100 Giuseppe Attardi wrote:

> Per tecnologia intendo i principi di base, la conoscenza
> tecnico scientifica utilizzabile per scopi pratici. 
>
> Ogni applicazione concreta ha le sue finalità e di conseguenza è
> orientata a scopi e interessi di chi la realizza.



Tu definisci "tecnologie" come conoscenze tecnico scientifiche
applicabili nella creazione di artefatti. Le "tecnologie" di cui 
parli sono astratte ed "intangibili", talvolta persino ipotetiche.
E fintanto che rimangono astratte, fintanto che rimangono informazione
nella mente di chi vi fa ricerca, non possono avere effetti politici.

Quando parli di "uso non neutrale" tu fai riferimento all'uso che di
tale conoscenza fanno coloro che progettano e realizzano artefatti
specifici, come un industria che realizza un'automobile, un
programmatore che scrive un software o uno studente che realizza un LLM
a partire dai testi di Shakespeare.


Io invece definisco "tecnologie" insiemi di artefatti concreti, come
possono essere gli LLM, gli orologi, gli smartphone, che esistono
nella realtà e come tali sono inevitabilmente orientati politicamente,
ovvero assumono (stabilizzando) o favoriscono determinate evoluzioni
della società a scapito di altre.

Quando parlo di "uso non neutrale" io faccio riferimento all'uso che
degli artefatti di un dato insieme fanno le persone, coloro che guidano
o parcheggiano l'automobile, che usano il software o che eseguono il
LLM shakespeariano nella speranza di incantare una ragazza grazie alle
"proprie" doti poetiche [1].


Treccani [2] (nonché l'etimologia :-D) avvalora la tua definizione,
mentre Merriam-Webster [3] (nonché l'uso comune [4]) avvalora la mia.


Per superare l'empasse potremmo concordare che (finché rimane) in
teoria, la tecnologia è politicamente neutrale, ma (se viene
applicata) in pratica non lo è mai.


Ti pare una sintesi condivisibile?


> I primi LM che facevo costruire 15 anni fa ai miei studenti erano ad
> esempio allenati sul corpus delle opere di Shakespeare: serviva a
> dimostrare come fossero in grado di acquisire la lingua e lo stile di
> Shakespeare. Poi lo si faceva sugli articoli del WSJ, mostrando che
> imparavano un altro linguaggio. Era quindi una tecnologia neutra
> rispetto al linguaggio.

Non "imparavano" alcunché, ma riproducevano i pattern presenti nel testo
sorgente. Chissà come avrebbero valutato studentesse femministe
l'output dello pseudo-shakespeare che gli hai fatto creare.

La figura della donna nelle opere di Shakespeare è espressione dei suoi
tempi e l'output di un LLM programmato statisticamente a partire da tali
opere non potrebbe che riprodurne gli stereotipi.

E questo, ricorderai [5], è una delle ragioni per cui nessun LLM reale
potrà mai essere politicamente neutrale, essendo ottimizzato per
riprodurre in output pattern presenti in testi che non sono neutrali.


Giacomo


[1] https://invidious.nerdvpn.de/watch?v=hwWKJ0uhiDo :-D

[2] https://www.treccani.it/vocabolario/tecnologia/

[3] https://www.merriam-webster.com/dictionary/technology

[4] e non pensare che mi sfugga l'amara ironia di essere vittima, io
    stesso, dell'egemonia culturale statunitense! :-D
    purtuttavia, di esempi analoghi a quelli riportati dal
    Merriam-Webster sono pieni anche i giornali italiani ed europei.

[5] vedi riferimento a Minerva qui
https://server-nexa.polito.it/pipermail/nexa/2025-January/053806.html

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