Ciao 380°,

in effetti l'informatica è talmente primitiva che il linguaggio che la
caratterizza era già inadeguato ben prima dell'avvento della locuzione
"intelligenza artificiale".

"Automated decision-making technologies" è un'altra di quelle
definizioni confuse che andrebbero sostituite al più presto.

La tecnologia non decide.

Nessuna macchina decide.
Come nessuna calcolatrice calcola, d'altronde.

Al massimo può riprodurre un'elaborazione dati che un essere umano può
interpretare come un processo decisionale.

Analogamente alla calcolatrice elettronica che non calcola, ma riproduce
elettronicamente una serie di transizioni elettriche predeterminate che 
una mente umana può interpretare come un calcolo.

Ma può interpretarla anche come un'avance un po' goffa via calcolatrice: 
0.7738135


On Thu, Apr 27, 2023 at 09:14:27AM +0200, 380° wrote:

> Concedere o meno l'accesso attraverso un "tornello automatico", tipo
> quelli delle metropolitane milanesi 

Di nuovo questione di interpretazione: c'è chi lo interpreta come un
sistema di controllo dell'accesso alla metropolitana e chi invece
come un punto d'appoggio per il parkour! :-D


Il punto comunque è che le cose (hardware e software) non decidono.

Al limite possono riprodurre meccanicamente gli effetti di decisioni 
prese da altri esseri umani.


> ...anche un filtro della posta elettronica è un sistema di decisione
> automatizzato.

no, non decide alcunché.

sposta dei messaggi fra cartelle riproducendo elettronicamente
transizioni che tu, come essere umano, interpreti come decisioni (anche
perché, auspicabilmente, il risultato coincide con le decisioni che tu
prenderesti in proposito).

Ma non decide (ed ancor meno sceglie, ovviamente).


Si tratta infatti di una applicazione informatica, ovvero di quel campo
della conoscenza umana che studia come l'informazione possa essere
trasferita, preservata, rappresentata, interpretata e trasformata,
nonché l'insieme di tecniche che applicano tale conoscenza (ai dati che
rappresentano tale informazione).


> Da molto tempo ci sono diversi sistemi ADM poco controversi, ultimamente
> ce ne sono un sacco /estremamente/ controversi.

In altri termini: fino a poco tempo fa potevamo permetterci una
locuzione inappropriata (ADM), adesso non possiamo più.

> > L'interpretazione dell'output è SEMPRE un atto politico.
> > E deve essere responsabile e consapevole.
> 
> L'atto politico è scegliere di usare sistemi di decisione automatizzata,
> il cui output determina un "course of action" prestabilito.
> 
> L'atto politico è l'identificazione "senza se e senza ma" delle persone
> con i dati che chi ha potere sceglie debbano rappresentarli.
> 
> L'atto politico è scegliere che i sistemi di decisione automatizzata
> possano essere delle "black box" i cui meccanismi non sono pubblici.
> 
> L'atto politico è scegliere di usare software binario (IA inclusa) senza
> pretendere che l'intero processo di build sia trasparente, riproducibile
> *e* bootstrappable.
> 
> L'atto politico è scegliere di ignorare tutte le cose che ho scritto
> sopra.

Tutto vero, ma anche l'interpretazione dell'output è un atto politico.


Lo puoi interpretare come decisione altrui (di chi ha programmato il
software), come suggerimento, come decisione imperscrutabile della "IA",
come un output di un software bacato e in molti altri modi.


La _scelta_ di come interpretare quell'output è un atto politico.
Per cui è sempre politica anche la sua interpretazione.


> >> Possiamo anche perdonarci a vicenda per l'uso improprio di certe
> >> definizioni, 
> 
> [...]
> 
> > Non è questione di perdono, né di ambiguità linguistica: è questione 
> > di usare un linguaggio alienante o meno.
> >
> > Insisto sull'inadeguatezza di certi termini
> 
> Insisto sull'invito a non limitarci (andare oltre?) alle etichette 

Famose a capisse! :-D

Ogni etichetta (il significante) produce determinate variazioni nel
nostro cervello, permettendo una sincronizzazione fra le nostre menti
che noi chiamiamo "comunicazione".


Ma poiché le informazioni non sono dati, l'interpretazione dipende
sempre dalla conoscenza e dalle opinioni pregresse e non sono qualcosa
che la mente "possiede" ma qualcosa di cui la mente umana è costituita,
la scelta di un significante rispetto ad un altro è importante.

"Le parole sono importanti!" :-D


"Blockchain" è un termine che (almeno per un italiano) non produce
confusione alienante: appare come qualcosa di freddo e tecnico.
"Criptovaluta" è già molto più ingannevole.


"Intelligenza Artificiale" richiama alla mente un'esperienza umana e per
quanto qualsiasi informatico competente comprenda benissimo che non si 
tratta di intelligenza, alcuni informatici hanno interesse a
giocare sulla confusione che induce nelle menti meno preparate.

"Automated Decision-Making" analogamente richiama alla mente
un'esperienza umana (il decidere) e produce analoghe aberrazioni
(seppur su scala minore)

"Programmazione statistica" è al momento la mia locuzione preferita
non solo perché fredda e tecnica, ma perché presuppone la presenza di
programmatori che debbano rispondere del programma.

Un aspetto fondamentale che deve essere sempre ben chiaro nella mente
delle persone che trattano di questi agenti cibernetici automatici,
tanto che embeddarlo nel linguaggio credo sia una buona idea.


A presto!



Giacomo

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