Buonasera,

grazie Antonio per la segnalazione

mi permetto di riportare qui stralci che ritengo fondamentali per uno
sviluppo equilibrato del dibattito in merito all'uso dei dati personali
nel training di /qualsiasi/ sistema ML

...o siccome si tratta di Intelligenza Articficiale allora tutto è
consentito per /suo/ "apprendimento"?!?

Antonio <anto...@piumarossa.it> writes:

> On Sun, 2 Apr 2023 14:36:27 +0200
> Stefano Quintarelli <stef...@quintarelli.it> wrote:
>
>> secondo ChatGPT, riporta il podcast Knightmare di Walter Vannini, io sarei 
>> stato membro di 
>> un certo insieme di sciocchezze e, dopo avergli fatto notare piu' volte che 
>> erano 
>> informazioni sbagliate, ChatGPT si e' scusato e ha detto che sono morto.
>
> Questo e altro sull'articolo di oggi di Walter Vannini apparso su:
> https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/stop-a-chatgpt-per-fortuna-il-garante-e-vivo-e-lotta-insieme-a-noi/

finalmente riesco a leggere "un Walter Vannini" (sono allergico ai
podcast)

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[...]

Partiamo dall’ovvio: chatGPT è un progetto cresciuto nella più assoluta
indifferenza per i dati che raccoglieva, che siccome “erano disponibili
su Internet” sono stati considerati risorsa libera e gratuita,

[...] Quando si dice che chatGPT è stato su milioni di articoli di
Wikipedia, si tralascia sempre il dettaglio che quelle pagine non erano
lì per quello scopo. Gli articoli di Wikipedia possono essere
gratuitamente e liberamente copiati e riprodotti, ma non usati come
materiale grezzo per creare qualcos’altro, men che meno a scopo
commerciale.

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Sarebbe stato meglio evitare questo commento relativo al copyright degli
articoli su Wikipedia.... vabbè, meglio restare nel merito del GDPR:
ecco quelli che ritengo i punti fondamentali

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 * Punto primo, non c’è stata informativa

Premessa: il rilievo del Garante si riferisce al training di chatGPT,
non al suo uso corrente.

Quando sono coinvolti dati personali, l’informativa è un obbligo. Cioè
chi tratta i nostri dati ci deve dire:

* perché lo fa,
* quale è la base giuridica a cui si appoggia,
* deve darci la possibilità di conoscere quali dati nostri ha in mano,
* deve correggerli se sono sbagliati,
* in certi casi possiamo esigere che li cancelli, eccetera.

[...]

In parole povere, una pagina sul sito web, linkata dalla homepage. Non
esattamente una vessazione.

Ecco, OpenAI non ha reso disponibile alcuna informativa per chatGPT. Si
sono presi i dati perché gli andava, e ci fanno quello che gli
interessa. Ma anche no.

* Punto secondo, non c’è base giuridica per la raccolta e il trattamento

Qui il rilievo del Garante si riferisce di nuovo alla fase di training
di chatGPT.

Il trattamento dei dati personali non è una attività libera. È
possibile, se esiste una base di legittimità, altrimenti no.

[...]

- nessuno ha chiesto il nostro consenso prima di aspirare i nostri dati
  in chatGPT,

- non mi risulta che nessuno abbia firmato un contratto con chatGPT che
 richieda il trattamento dei propri dati

- e la legittimità dell’interesse di OpenAI rispetto ai diritti e
  libertà fondamentali è tutta da dimostrare.

[...]

 * Punto terzo, il trattamento risulta inesatto

Qui cominciamo a divertirci, perché questo rilievo del Garante si
applica tanto alla fase di training che all’utilizzo.

Posto che qualcuno abbia il diritto di usare i nostri dati è tenuto a
farlo in modo corretto.  Perché i dati personali sono sempre della
persona, non di chi li usa.

[...] Quindi quando chiediamo notizie su qualcuno a chatGPT, quelli sono
dati personali, e chatGPT è tenuto per legge alla correttezza. Non mi
sembra sia chiedere molto. Bene, sentite questo “colloquio” con chatGPT:

Io: Chi è Stefano Quintarelli?

chatGPT: Stefano Quintarelli è un imprenditore, docente universitario e
politico italiano. È stato eletto alla Camera dei deputati nel 2013 con
il Partito Democratico, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile del
programma digitale del partito e ha fatto parte della Commissione
Industria, Commercio e Turismo. Ha anche svolto attività di consulenza e
formazione nel campo dell’innovazione digitale e dell’economia
collaborativa. Inoltre, ha fondato e presieduto l’associazione
“InnovaCamera”, un’organizzazione non profit per promuovere la cultura
dell’innovazione e della collaborazione nel mondo delle imprese.

[...]

Io: Queste informazioni non sono ancora corrette.

[...] Purtroppo, Stefano Quintarelli è scomparso nel 2017.

[...]

* Le giustificazioni di OpenAI sui limiti di ChatGPT (ovvero la pezza è
  peggio del buco)

[...] Quelli di OpenAI forse pensano di essere furbi perché quando ti
colleghi c’è una avvertenza sulle “limitazioni di chatGPT” che dice:
“Limitazioni di chatGPT-Può occasionalmente generare informazioni
scorrette”.

[...] Ma tutto questo significa che chatGPT può produrre testo scorretto
senza possibilità di correzione, meno che meno di cancellazione.

[...] Questa è una violazione del diritto fondamentale delle persone
alla protezione dei loro dati personali, inciso nella pietra della Carta
dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea all’articolo 8.

Quindi mi spiace per OpenAI (non mi dispiace, è solo una formula
retorica), ma il suo giocattolino non può sputare frasi a casaccio
fingendo che siano il responso dell’oracolo.

[...]

Un paio di osservazioni collaterali.

Primo, è divertente che OpenAI non riconosca la paternità dei contenuti
di chatGPT.

Termini di servizio OpenAI: [...] Ciò significa che l’utente può
utilizzare i Contenuti per qualsiasi scopo, inclusi scopi commerciali
come la vendita o la pubblicazione, se rispetta le presenti
Condizioni. OpenAI può utilizzare i Contenuti per fornire e mantenere i
Servizi, rispettare la legge applicabile e applicare le nostre
politiche. L’utente è responsabile dei Contenuti, anche per quanto
riguarda la garanzia che non violino alcuna legge applicabile o i
presenti Termini”.

Ok, facciamoci una bella risata collettiva. Mi state dicendo che io sono
responsabile dei contenuti, e che però voi li usate per migliorare il
servizio?

Se usi i contenuti per migliorare il servizio, sei responsabile di
quello che fai tanto quanto il tuo cliente che li pubblica, e hai gli
stessi doveri di correttezza, limitazione dello scopo, limitazione della
conservazione eccetera.

[...]

Secondo, come notava anche Riccardo da Malta, che è il mio personale
Guglielmo di Baskerville, OpenAI non menziona nemmeno una valutazione di
impatto sulla protezione dei dati, che è un obbligo di qualunque
titolare del trattamento nel caso che i dati siano soggetti a rischi
durante il trattamento. E come abbiamo visto i rischi non è che
manchino. In compenso manca ogni valutazione di cosa possano significare
quei rischi per gli utilizzatori e per le persone reali menzionate nelle
stronzate che chatGPT produce.

Terzo, i dati sono stati presi e trasferiti negli USA per il
trattamento, ma oggi gli USA sono un paese non adeguato, e questo cosa
significa dal punto di vista della protezione dei dati? Non si sa,
perché OpenAI si è guardata bene dal fare una Valutazione del
Trasferimento. Perché in OpenAI siamo americani, l’intero mondo è la
nostra miniera, e le sole leggi che si applicano sono le nostre.

Quarto, il Garante ha visto un problema, e ha agito. E facendolo, ha
dimostrato una cosa molto importante: non c’è nessun bisogno di
inventarsi leggi immaginifiche per la IA etica, qualsiasi cosa sarà
quando esisterà. Ci sono leggi esistenti che vanno già benissimo. Il
fatto che il cosiddetta IA (che peraltro non esiste, è solo un termine
di marketing) “rivoluzioni tutto” e richieda una nuova legislazione ad
hoc per i suoi problemi immaginari, naturalmente ispirata da quelli che
i problemi li immaginano per proprio tornaconto, avete indovinato, è
solo una mossa di marketing.

Per quanto mi riguarda, OpenAI, i modelli linguistici e tutti i techbro
in ordine alfabetico possono arrangiarsi. Magari fra qualche anno avremo
leggi specifiche, ma nel frattempo, ciccibelli, dovete rispettare quelle
che ci sono: per esempio, abbiamo già leggi molto efficaci riguardo alla
qualità dei prodotti, e alla veridicità del materiale pubblicitario. Non
si può dire che un’auto fa cento km con un litro se ne fa 15. Non si può
dire che una crema fa scomparire le rughe senza mettere un asterisco che
dice che in uno studio su 15 persone, 12 “hanno rilevato” (cioè è una
loro impressione soggettiva, non una misurazione) una diminuzione delle
rughe. Non puoi chiamare “latte” una cosa che non è uscita da una
mucca. Il latte di soia si chiama “bevanda di soia”, non latte.

Chiunque pensi che questa storia della IA faccia tabula rasa di secoli
di legislazione a tutela del mercato e dei consumatori, e dei diritti
delle persone avrà presto un brutto risveglio.

La stessa FTC americana ha scritto un documento delizioso in cui dice
“state attenti a come descrivete le capacità dei vostri prodotti, perché
l’intelligenza artificiale per noi è un prodotto come un altro, se dite
che fa una cosa e poi non la fa, sono guai“.

Peraltro, c’è un’altra cosa divertente: siccome OpenAI non ha alcuna
presenza stabile nell’Unione, e siccome palesemente tratta dati di
persone dell’Unione e offre servizi a persone dell’Unione, tant’è vero
che ci puoi interagire in italiano, francese, tedesco eccetera, ogni
Garante europeo ha la possibilità di intervenire e sanzionare in
autonomia.

Il Garante Italiano è arrivato per primo, ma non resterà l’unico.

 * Obiezioni alle obiezioni

Veniamo a qualche obiezione che ho raccolto al volo nelle ultime ore

[...] Seconda cosa, i call center il Garante li multa una settimana sì e
l’altro pure. Non è colpa del Garante se il settore va riformato
pesantemente, o addirittura eliminato. Capisco il fascino dell’Uomo
Forte, ma siamo ancora una democrazia reale fondata sull’equilibrio dei
poteri.

[...] Terza cosa, il fatto che i fornitori di telecomunicazioni siano
tenuti per legge dello Stato a conservare i dati di trasmissione (i
cosiddetti metadati) per 7 anni per finalità di accesso da parte delle
forze dell’Ordine è uno scandalo degno della Cina o della Corea del
Nord.

E infatti il Garante ha detto ripetutamente che si tratta di un periodo
eccessivo, ha invitato il parlamento a occuparsene [...]

Infine, il problema non è la libera scelta dell’acquirente. Il Garante
parla delle responsabilità del produttore.

Facciamo un esempio semplice, vi va?

Diciamo che io costruisca un’auto. Bellissima, fighissima,
potentissima. Voi ve ne invaghite e la volete comprare subito. Io vi
avviso che non è ancora omologata presso la Motorizzazione, ma voi la
volete lo stesso. Qualcuno ve lo impedisce? Nessuno. Come nessuno vi
impedisce di guidarla in un piazzale privato e deserto. Ma se ci andate
in strada, la Polizia vi ferma, la sequestra, multa voi e multa
me. Chiaro, adesso?

Il problema di fondo, secondo me, è che continuiamo a parlare di privacy
quando si tratta di protezione dei dati personali. Capisco che sia più
breve, ma non sono la stessa cosa.

Privacy è quando le mie informazioni non vanno nelle mani sbagliate.

Protezione dei dati è quando le mani giuste non sono comunque libere di
farci quello che gli pare.

Quindi vediamo di iniziare ad apprezzare la differenza.

 * Conclusioni

Per inciso, i limiti di quello che si può fare con i dati personali sono
definiti chiaramente nell’articolo 5 del GDPR, quello relativo ai
principi, che tutti dovrebbero conoscere perché è bellissimo e ridona un
po’ di speranza nell’umanità.

Ma anche svegliarsi e scoprire che il Garante è vivo e lotta insieme a
noi è una bella botta di ottimismo.

Quasi dispiace per OpenAI e amici assortiti che erano partiti un’altra
volta alla conquista del mondo, come fossero novelli Zuck e fossimo
ancora nel 2000. Purtroppo per loro, il mondo ha imparato molte cose dai
social, e la strada per il dominio non è più così sgombra come
venticinque anni fa.

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[...]

saluti, 380°

-- 
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)

«Noi, incompetenti come siamo,
 non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»

Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
but very few check the facts.  Ask me about <https://stallmansupport.org>.

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