> L'anno scorso quando partimmo con l'import in Emilia Romagna la regione ci
> chiese proprio una cosa del genere.
> I motivi sono diversi, in alcune zone la qualità era piuttosto bassa e in
> una prossima campagna vorrebbero migliorarli. Ma pensavano anche alla
> circolarità del dato: se qualcuno riposiziona i civici di un comune
> migliorando l'informazione, fatto salvo capire se è un effettivo
> miglioramento, come potrebbero riutilizzare quei dati? E hanno posto questa
> domanda ben consci che avrebbero dovuto adattare la loro licenza a quella di
> OSM.

IMHO:
sul piano legale (anche se non sono un giurista) non la vedo così semplice.
- quando ci si registra su OSM si può decidere di dare i contributi i
due modalità:
rilasciando tutto sotto CC0 (e quindi rinunciando a qualsiasi diritto,
e visto che si tratta di dati non c'è diritto morale) oppure
rilasciando in ODbL.
Nel secondo caso il contributo diventa di proprietà della
OpenStreetMap Foundation e del contributore.
Questo fa si che la OSMF può anche cambiare licenza.
Si tratta di una azione tipica del progetti di software libero basati
sul concetti di Fidelity License Agreement per cui si cede il
copyright ma si da fiducia all'organizzazione affinchè faccia il bene
dle progetto.
Questo permette, a chi gestisce il progetto, di gestire al meglio le
evoluzioni in casi di problemi di IPR.
Nella storia di OSM (ma qui aspetto Simone Cortesi per eventuali
bacchettate) questa scelta è stata fatta proprio dopo l'esperienza del
passaggio a cc-by-sa
- quando è partito il movimento Open Data in Italia, nel 2011 era
uscita la prima bozza della IODL 1.0 che di fatto era una cc-by-sa-nc,
poi la versione definitiva è uscita senza la clausola "nc".
Successivamente si è combattuto per eliminare anche il vincolo "SA" e,
da lì, è nata la IODL 2.0.
La questione è semplice: una PA non può creare un obbligo di quel
genere se non fortemente giustificato.

Alla luce di quanto detto sopra mi si potrebbe dire che una PA fa un
accordo con la Foundation e che la forte giustificazione è sul fatto
che "i dati devono entrare in OSM".
Giustificazione che però non va bene in un clima di neutralità visto
che poi altre aziende non ne farebbero uso (a meno che non decidano -
e non sarebbe male - a contribuire, ma questo
deve partire da loro .. e forse con le auto che si guidano da sole accadrà).
Una PA non può dimenticare che dati come numeri civici e grafi
stradali sono usati anche da grandi aziende che, attraverso i loro
navigatori, indirizzano il traffico stradale sul territorio e se i
dati sono fatti bene (e chi meglio della PA conosce il territorio?)
questo trae vantaggio a tutti.

Inoltre, anche se è vero che i numeri civici nono sono fra i primi
dati che i mappers inseriscono, ma è anche vero che possono
modificarli, spostarli ecc...


> Io ai tempi avevo proposto di lasciare l'ID per garantire la manutenzione
> del dato (come fu fatto qualche anno prima per gli edifici della stessa
> regione) ma (IMHO purtroppo) la risposta prevalente della comunità italiana
> fu che inserire l'ID era ridondante e che esistono alcuni metodi per
> risalire alla fonte.
> [...]
> In prospettiva, guardando al futuro DB unico dei civici nazionali secondo me
> dovremmo forse ripensare quella scelta.

Secondo me dobbiamo fare un ragionamento diverso e partire con un
progetto per cui, se una PA, vuole inserire aggiornamenti su alcune
tipologie di dato che gestisce anche in casa
(es. civici e grafo stradale) allora può farlo con strumenti che
andiamo a creare.
Ammetto che avere entrambi gli id su entrambi le fonti dati (pa e osm)
aiuta, ma si può anche ragionare che, dopo l'import, questa mappatura
se la tiene il tool di import in modo che,
con l'aggiornamento di nuovi dati è questo a smazzarsi i problemi
(compresi eventuali anomalie lato osm).
Immagino pertanto un sistema dove la PA fa l'upload dei dati sua una
piattaforma che poi pensa a tenerli allineati.
Di fatto la PA si tiene i suoi dati in casa usando la struttura dati a
cui fa riferimento per le sue operazioni quotidiane e lancia gli
update.
Se poi i dati sono esposti con un servizio, tanto meglio, perchè a
quel punto la piattaforma di importazione lavorerà quotidianamente.

Mi rendo benissimo conto che si tratta di una proposta molto difficile
da realizzare e con molte cose da sistemare (immagino gài una serie di
risposte con un "si ma il caso X come lo gestisci?")
credo però che il limite vero che stiamo vivendo sull'open data in
Italia e nel mondo è tutto collegato dalla garanzia dei processi di
sostenibilità.
Gli import in OSM sono armi a doppio taglio perchè portano vantaggio
alla mappa ma spesso rischiano di creare cattedrali nel deserto.

my2cents

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