Insisto.
La responsabilità di un'uccisione -- "legittima" di un nemico dichiarato (es. soldato o spia in guerra), "illegittima" di nemico presunto (es. capo politico di paese libero considerato scomodo, ...intendo il paese e/o la persona), o del tutto "arbitraria" (es. civile ucciso volutamente come "danno collaterale" previsto e accettato); ...poi ci sono altre mille varianti sul tema -- si divide in N componenti della catena di comando e di esecuzione, fra gente che sceglie, decide, utilizza strumenti, e macchine che finora eseguivano, ...e ora anche pensano. Se un sistema d'arma fa cilecca, e colpisce un obiettivo diverso da quello previsto, allora il produttore del sistema può essere chiamato in causa, in quanto diretto responsabile del danno. Ma in tutti gli altri casi, nei quali sai bene come opera uno strumento e lo lasci libero di decidere al posto tuo, la responsabilità è chiaramente di chi decide di permettere e chi permette questo. Se un guidatore di auto a guida autonoma fa avvenire un incidente, la responsabilità si divide fra l'utente e il produttore, in funzione delle garanzie e dei disclaimer che si trovano nel "contratto" fra venditore e cliente, ...inclusi eventualmente gli organi regolatori coinvolti. Di sicuro, finché l'auto fa quello che è stato previsto faccia, la responsabilità sta negli umani. E, se si mette una pistola in mano a un bambino (perché tale è la capacità di discernimento di un algoritmo), il responsabile rimane chi gliel'ha data. Di cosa stiamo parlando? Di come ragioniamo gli algoritmi, o di quanto sono imbecilli e colpevoli coloro che li usano? Perché a me, del giornalista sensazionalista che personifica gli algoritmi, scusate ma poco mi frega. L'incipit è chiaro: "unico grande responsabile è la decisione (politica) di affidarsi alla IA". Poi ci si perde e l'affermazione iniziale sparisce... ----- Original Message ----- From: maurizio lana To: nexa@server-nexa.polito.it Sent: Saturday, January 18, 2025 2:03 PM Subject: Re: [nexa] Il ruolo dell'IA nei conflitti Il 18/01/25 10:40, Alessandro Brolpito ha scritto: Un breve video reportage focalizzato sul conflitto tra Israele e Hamas. La tesi é che dietro il 7 ottobre e il disastroso bilancio di morti a Gaza c'è un unico grande respisabile: la decisione (politica) di affidarsi alla IA per, prima, la valutazione del rischio Hamas e, successivamente, per definire i targets e le morti di civili tollerabili, come effetto collaterale dei bombardamenti. https://www.repubblica.it/rubriche/metropolis/2025/01/17/video/gaza_paradossi_e_rischi_della_prima_guerra_affidata_alle_macchine_e_allintelligenza_artificiale-423945250/ Chi è responsabile da un punto di vista giuridico di questi morti? Che sia almeno tregua a tutto questo, da domani. testo del podcast citato, estratto con Macwhisper: Quella di Gaza è la prima guerra in cui a decidere chi doveva essere ucciso ad arbitrare vita e morte sono state le macchine. Queste scelte sono state affidate per la prima volta pressoché integralmente a dei sofisticati sistemi di intelligenza artificiale, tra l'altro animati dal machine learning, cioè dalla capacità di apprendimento. Le stesse macchine, gli stessi software, riuscivano a migliorare le loro capacità. Alla fine a ordinare il bombardamento c'era sempre un essere umano, ma tutto il processo decisionale, quello che i tecnici chiamano targeting, che porta a scegliere un bersaglio, che porta a scegliere la persona da uccidere, che porta a valutare qual è il rischio di coinvolgere civili innocenti in quell'attacco, è stato affidato a dei software. Noi non sappiamo quante delle 46.000 persone morte finora a Gaza e oltre 100.000 ferite, tra cui sicuramente una stragrande maggioranza di civili e tantissime donne e bambini che nulla avevano a che vedere con Hamas, sono state uccise o colpite per effetto di questo selezionamento fatto dall'intelligenza artificiale. Ma c'è un dato, uno dei tanti dati raccapriccianti che emergono in una serie di inchieste realizzate dal New York Times, dal Washington Post, da giornali indipendenti israeliani. Nel primo mese della campagna di bombardamenti decisa da Israele risposta all'incursione di Hamas del 7 ottobre che ha provocato 1200 vittime e il rapimento di 250 cittadini israeliani, soltanto nel primo mese 12.000 dei bersagli bombardati sono stati selezionati dall'intelligenza artificiale. Questo è un grande cambiamento nella cultura della guerra e in uno degli aspetti che proprio Israele, paese che lotta per la sua sovravvivenza, aveva particolarmente curato, e cioè come si arriva a scegliere chi va colpito e come si arriva a calcolare il rischio di coinvolgere civili nell'operazione. Israele aveva sempre mantenuto il controllo di questo processo nelle mani di analisti dell'intelligence di persone e in particolar modo aveva favorito una forma di cultura dell'allerta in cui anche il livello più basso di questa catena gerarchica, anche il sotto ufficiale, se aveva dei dubbi sull'attacco che stava per essere commesso, poteva prendere e rivolgersi direttamente al comandante in capo. Non solo, perché comunque Israele è una democrazia, è uno stato di diritto, nel processo per selezionare i bersagli e per creare questa sorta di archivio in cui c'erano tutti gli obiettivi che si potevano colpire in caso di conflitto con Hezbollah o in caso di conflitto con Hamas, alla fine del processo c'era sempre la figura di un avvocato militare che doveva valutare se l'operazione pianificata era o meno compatibile con le leggi. In 7 ottobre il fatto che Israele si sentisse minacciato nella sua stessa esistenza dall'incursione di Hamas ha spinto invece ad eliminare tutte queste regole. C'è un qualcosa di paradossale nella fiducia accordata a questi sistemi di intelligenza artificiale, di machine learning, di big data, perché proprio il fatto di aver affidato la sorveglianza a queste macchine, affidato la gestione dell'intelligenza preventiva a questi sistemi elettronici invece che non agli agenti sul campo, è stato uno degli elementi che ha permesso ad Hamas di colpire totalmente di sorpresa le persone. Si è sentito dire tante volte che è stata l'assenza di la vecchia "Humint", l'intelligenza fatta dalle persone per favorire lo sviluppo di tutti questi sistemi informatici ed elettronici che in qualche modo ha lasciato indifeso Israele. Eppure, in maniera paradossale, la risposta al 7 ottobre viene gestita da queste macchine. C'è un'enorme raccolta di informazioni che viene fatta con i droni, con i satelliti, con le intercettazioni di tutte le comunicazioni telefoniche, delle comunicazioni internet, delle chat, con l'uso di spugne di dati sofisticatissime quali gli aerei F-35 che noi chiamiamo i caccia invisibili ma la cui vera natura è quella di essere gli straordinari raccoglitori di informazioni. Addirittura, per capirci, si usava il confronto tra foto satellitari scattate in periodi diversi per capire se il terreno era stato mosso e quindi poteva nascondere dei razzi che venivano sepolti prima dell'azione di Hamas. O è stato insegnato alle macchine, al loro meccanismo di machine learning, come riconoscere un certo tipo, un determinato tipo di tessuto che veniva più frequentemente utilizzato da Damas per coprire i missili messi nel terreno in modo tale che le macchine, questi sistemi informatici di analisi, potessero trovare questo tessuto all'interno delle foto satellitari scattate in continuazione sopra Gaza. Tutte queste informazioni poi venivano messe in una grande struttura di bidata chiamata The Pool, la piscina, e all'interno di questa struttura operavano due software, entrambi sviluppati dall'unità 8200 che è il reparto dell'esercito israeliano specializzato nell'intelligence elettronica e nella designazione dei bersagli e che ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione di queste operazioni. All'interno di The Pool agivano due sistemi, uno chiamato The Gospel, il Vangelo, che si occupava di andare a scegliere gli obiettivi, quindi era soprattutto focalizzato su quelle che potevano essere i nasconditi di armi, i tunnel, tutto ciò che rappresentava le infrastrutture di Damas. L'altro invece, Lavender, Lavanda, nessuno sa perché sia stato scelto questo nome, si occupava di individuare le persone che erano presunti miliziani, presunti combattenti di Damas. Entrambi i sistemi avevano grandi limiti, limiti alcuni nel modo in cui venivano elaborate le informazioni, ad esempio la parola batik, che vuol dire melone in arabo, veniva utilizzata in codice spesso per indicare le bombe, ma all'interno della popolazione di Gaza era anche una parola di uso comune quando si tratta di mangiare, consumare, comprare dei meloni che sono molto diffusi nella Striscia, sono quasi uno dei simboli. Il sistema, pur sofisticato, non era così intelligente da riuscire a distinguere quando veniva usato per parlare di meloni o quando veniva usato invece per discutere di ordini. Questa debolezza linguistica, che prima veniva corretta con l'uso di esperti in carne e ossa, ha fatto sì che tanti bersagli siano stati scelti a caso, così come poi è stata pesantissima la decisione presa nelle prime ore dopo l'attacco di Hamas di cambiare le regole sulla valutazione del rischio per i civili. È stato possibile scatenare attacchi anche quando mettevano a rischio 20 civili. Questa è una cosa molto forte perché prima del 7 ottobre Israele tollerava solo in casi straordinari la possibilità che venisse messa a rischio la vita di 5 civili e in casi ancora più eccezionali che venisse messa a rischio la vita di 10 civili. Invece poter uccidere 20 persone innocenti pur di colpire un uomo di Hamas o un uomo della Jihad Islamica è diventata la regola dopo il 7 ottobre e lo è rimasta per le prime 5 settimane di guerra. Ma in questa fase ci sono stati, secondo il censimento della ONG britannica Airwards, 136 attacchi in cui sono morti più di 50 civili. Questo anche a causa di un altro dei difetti di valutazione di queste macchine a cui è stata affidata la scelta di vita o di morte. Queste macchine per valutare la presenza di civili stimavano il numero di cellulari attivi nella zona del bersaglio e lo comparavano con quello precedente alla guerra. Da ciò disumevano quanto era popolata quella zona, quante persone c'erano in quella zona, ignorando il fatto che il funzionamento dei cellulari a causa dell'assenza di corrente elettrica, a causa delle condizioni drammatiche, spesso era ridotto al minimo. Quindi c'erano tante persone che rispetto a prima del 7 ottobre non usavano, non potevano usare il cellulare. Questo ha portato a valutare un numero di civili presenti sul luogo di bombardamento di [Gronlund] in febbraio e ha contribuito a realizzare quella terribile strage che noi vediamo. Ecco, in tutte le operazioni su Gaza l'intelligenza artificiale, i big data, il machine learning hanno fornito le indicazioni, hanno selezionato bersagli spesso sbagliati e hanno sottovalutato il numero di vittime civili. Mentre invece in Ucraina noi sappiamo che già oggi entrambi gli eserciti stanno utilizzando intelligenza artificiale e big data per tutta la fase del combattimento, incluso quella di stabilire chi colpire. Le macchine decidono chi colpire e le colpiscono automaticamente. E quello che viene indicato proprio dagli esperti delle forze armate israeliane che hanno contribuito a generare questi enormi sistemi di algoritmi è che l'algoritmo, l'intelligenza artificiale a un certo punto diventa molto orgoglioso, molto confidente delle sue capacità e tende a ritenersi superiore all'uomo. Sono le premesse di un futuro che è già presente e che si annuncia terribile. alcune delle inchieste citate sono: Abraham, Yuval. «‘A mass assassination factory’: Inside Israel’s calculated bombing of Gaza». +972 Magazine, 30 novembre 2023. https://www.972mag.com/mass-assassination-factory-israel-calculated-bombing-gaza/. ———. «‘Lavender’: The AI machine directing Israel’s bombing spree in Gaza». +972 Magazine, 3 aprile 2024. https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza/. McKernan, Bethan, e Harry Davies. «‘The machine did it coldly’: Israel used AI to identify 37,000 Hamas targets». The Guardian, 3 aprile 2024, sez. World news. https://www.theguardian.com/world/2024/apr/03/israel-gaza-ai-database-hamas-airstrikes. questo il manuale israeliano prodotto dall'unità 8200: Y.S., Brigadier General. The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World. Independently Published, 2021. Davies, Harry, e Bethan McKernan. «Top Israeli spy chief exposes his true identity in online security lapse». The Guardian, 5 aprile 2024, sez. World news. https://www.theguardian.com/world/2024/apr/05/top-israeli-spy-chief-exposes-his-true-identity-in-online-security-lapse. in parte ne avevamo già parlato qui in lista. la frase finale del podcast di Di Feo è il punto si cui riflettere, io credo: l'algoritmo, l'intelligenza artificiale a un certo punto diventa molto orgoglioso, molto confidente delle sue capacità e tende a ritenersi superiore all'uomo (mi piacerebbe sapere qual è la fonte su cui Di Feo si basa, non nel senso che dubiti dell'esistenza, ma che sarebbe interessante conoscerla, proprio) diciamo che l'umano volontariamente si asservisce alla macchina e con ciò crede di giustificarsi? perché quella esposta è una forma estrema di personalizzazione dei sistemi di IA: non solo 'ragionano' ma pure 'formano sentimenti'. come ha scritto Daniela, personalizzare i sistemi di IA deumanizza le persone. Maurizio ------------------------------------------------------------------------------ s'il n'y a même plus l'humour pour nous alléger comment lutter prohom, comment lutter ------------------------------------------------------------------------------ Maurizio Lana Università del Piemonte Orientale Dipartimento di Studi Umanistici Piazza Roma 36 - 13100 Vercelli