Wittgenstein ha notoriamente definito linguaggio come una 'cassetta degli attrezzi' con cui si possono fare 'giochi' che vanno dalle serissime denotazioni alle frivole 'boutade', in contesti diversi e con gli scopi più vari. mi rendo conto dei motivi per cui la legislazione attuale si attiene a una visione 'robusta' dell'esercizio della parola, però oggi abbiamo a che fare con 'intelligenze aliene' che parlano basandosi su presupposti del tutto inediti. la legge, comprensibilmente, fatica a inquadrarli. personalmente, condivido l'idea che l'umano che mette in esercizio un llm debba assumersi la responsabilità di quello che dice come se fosse egli stesso a parlare diversa (e tecnicamente insipiente) è l'idea che il modello linguistico debba inerentemente garantire veridicità, correttezza, eccetera. cosa possiamo accettare come *prova* di queste inerenti capacità? la certificazione del processo di costruzione? suvvia .. purtroppo mi sembra di ravvisare un orientamento di questo tipo nell'AI Act, ma potrei sbagliare, mi smentisca chi può :-) G.
On Tue, 7 May 2024 at 14:51, alessandro marzocchi <alemar...@gmail.com> wrote: > A mio parere sono “”VERE”” entrambe le opinioni che operano su piani > differenti. > La parola non esiste in natura, è un flatus vocis umano. > Però … gli umani usano le parole per descrivere / indicare / interpretare > / raccontare la natura ed i “”fatti”” degli stessi umani. I problemi > cominciano quando lenta mente noi umani abbiamo cominciato a SOSTITUIRE LA > REALTA' con le nostre parole, dando alle stesse una forza che non hanno, > meglio: cominciando a dar loro forza crescente fino ad illuderci / > pretendere che abbiano forza autonoma (autòs nomos, che si regola da sè) > non dipendente da / non collegata a la natura. > Credo Gianluca faccia riferimento alle cosiddette preleggi - disposizioni > sulla legge in generale / disposizioni preliminari al codice civile -: > all’art 12 danno per acquisito il potere di regolare i fatti umani ed > affermano un principio a mio avviso corretto e semplice “” Nell'applicare > la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese > dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e > dalla intenzione del legislatore. “” > Mia opinione: il dibattito sull’IA è su questo punto, in sostanza l'IA non > seleziona le parole per il loro senso comune? Cioè la macchina fa quello > che l'art 12 preleggi prescrive, meglio: indica come criterio > interpretativo? > Al centro sta il confronto uomo e macchina, riaprendo domande > fondamentali, fra le quali la questione se siamo davvero non ripetibili, > questione che un tempo vedeva la sede dell’umanità nel ““cuore”” ed ora la > vede in “”mente / intelligenza”” le quali hanno origine da parola, > linguaggio e quest’ultimo si basa su significati accettati dalla > maggioranza. Ricordo l’opinione contraria di Guido e riconosco che la sua > autorevolezza, giustamente riconosciuta, mi scuso se vi faccio perder tempo. > Cordialmente. > Duccio (Alessandro Marzocchi) > > Il giorno mar 7 mag 2024 alle ore 10:48 < > nexa-requ...@server-nexa.polito.it> ha scritto: > > Date: Tue, 7 May 2024 10:47:57 +0200 >> From: Guido Vetere <vetere.gu...@gmail.com> >> To: Gianluca Fasano <gianluca.fas...@cnr.it> >> ottimo articolo, grazie per la condivisione, consiglio a tutte [femminile >> sovraesteso] di prendersi una mezz'ora per leggerlo da cima a fondo - vi >> vedo che state facendo summarization :-)) >> una piccola chiosa profana: >> >> > le associazioni di parole prodotte [dai language model] >> > implicano un significato per i destinatari, un significato fatto palese >> dal senso >> > comune delle parole, secondo il linguaggio naturale, che va a influire >> sulla libertà >> > di formazione del pensiero; implicano un significato che va a incidere >> sulla libertà >> > di raccogliere le informazioni, di informarsi, su quella che viene >> indicata come il >> > profilo passivo della libertà di informazione >> >> qui mi sembra che si assuma una posizione 'forte' (realistica) nei >> confronti del linguaggio, ma c'è chi ha sostenuto posizioni 'deboli' >> (nominalistiche) per le quali, per dirla con Roscellino, le parole sono >> solo 'emissioni della voce' (flatus vocis). >> >> domanda: fino a dove il legislatore può impegnarsi filosoficamente? >> e perché, anche abbracciando il realismo, non ci soddisfa il 'disclaimer' >> di OpenAI che recita (molto piccolo, ma vabbè): >> "ChatGPT può commettere errori. Ti consigliamo di verificare le >> informazioni importanti." ? >> grazie ancora e buona giornata >> G. >> >> On Mon, 6 May 2024 at 17:18, Gianluca Fasano <gianluca.fas...@cnr.it> >> wrote: >> > Buon pomeriggio, >> > colgo l'occasione degli ultimi scambi sui LLMs per segnalarvi un mio >> > articolo pubblicato su Dirittifondamentali.it [1], dal titolo: >> > *Le ‘informazioni sintetizzate’ generate dai large language models e le >> > esigenze di tutela del diritto all’informazione*: valori costituzionali >> e >> > nuove regole >> > Cordiali saluti. >> > Gianluca >> > [1] >> > >> http://dirittifondamentali.it/2024/02/06/le-informazioni-sintetizzate-generate-dai-large-language-models-e-le-esigenze-di-tutela-del-diritto-allinformazione-valori-costituzionali-e-nuove-regole/ >> >>