On mar, 2024-02-27 at 10:39 +0100, Stefano Zacchiroli wrote: > On Tue, Feb 27, 2024 at 09:17:10AM +0100, Giuseppe Attardi wrote: > > Facciamolo con fondi pubblici un modello davvero completamente Open, > > dai dati di apprendimento, al codice, ai pesi del modello, ai test di > > valutazione. > > Concordo con l'obiettivo e sul fatto che una AI che possa dirsi "open" > (o meglio: "libera") dovrebbe esserlo in tutto: dataset di training, > codice di training, codice di inferenza, pesi del modello. > > Ma attenzione al fatto che, a leggi vigenti, tale obiettivo non è > raggiungibile per modelli a-la ChatGPT. Il motivo è che includono nei > loro dataset di training grandi parti del Web (solitamente ottenute via > crawling fatto in casa), che nessuna parte terza può legittimamente > redistribuire, dato che solo una piccolissima parte del Web è > disponibile sotto licenze libere.
Buongiorno Stefano. Un appunto, nessuna azienda *europea* lo può fare. Quelle americane, ad esempio, legalmente possono e lo fanno. Poi nessuno acquisisce più dataset in proprio, tutti lo fanno tramite queste "aziende specializzate", in modo da avere comunque un ulteriore schermo legale contro cause civili spicciole per diritto d'autore e proprietà intellettuale. JM2C. Marco > Una AI "libera", secondo i criteri accennati sopra, ha quindi oggi uno > svantaggio competitivo enorme rispetto a quelle chiuse --- il che è > molto deprimente. L'evoluzione tecnologica e scientifica sta andando nel > verso giusto, con modelli sempre più aperti che riescono sempre meglio a > rivalizzare con quelli chiusi (o ibridi) ma la strada è ancora lunga e > non è detto che il gap sia completamente colmabile. > > Nel mentre dovremmo guardare criticamente alle regolamentazioni che > hanno permesso tutto questo "yolo training", che dà un vantaggio > competitivo enorme a chi libero non vuole essere. > > Ciao
_______________________________________________ nexa mailing list nexa@server-nexa.polito.it https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa