Non capisco il senso di questa risposta quando la questione è tecnica e
riguarda l'applicazione delle norme sul diritto d'autore, la dicotomia
idea/espressione e l'applicazione di potenziali eccezioni e limitazioni o
usi privilegiati in base alla giurisdizione di riferimento.

In principio, condivido la posizione di Fabio, poichè la teoria generale
del diritto d'autore vorrebbe che si proteggessero espressioni e non dati o
informazioni estratte per fini ulteriori e trasformativi. Mi rendo però poi
anche conto delle complessità nell'applicare quel principio generale in
diritto europeo. Ho pochi dubbi invece che la dottrina del "fair use"
dovrebbe giustificare gli usi di contenuti protetti in processi di
machine learning. I casi ora pendenti mi smentiranno probabilmente ma mi
sembra che la posizione statunitense sia chiara dai tempi di Baker v Selden
(1879). Sono però anche d'accordo che un qualche soluzione, forse endogena
al diritto d'autore, dovrebbe essere proposta per evitare esternalità
negative rilevanti, anche se forse solo nel breve-medio periodo, sul
mercato della creatività.

Ne parlo in maniera esaustiva qui (anche per rispondere alle molteplici
domande che questo thread contiene):

'Generative AI in Court
<https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4558865>' in Nikos
Koutras and Niloufer Selvadurai (eds), Recreating Creativity, Reinventing
Inventiveness - International Perspectives on AI and IP Governance
(Routledge, Forthcoming)

la proposta menzionata sopra invece è qui:

'Should We Ban Generative AI, Incentivise it or Make it a Medium for
Inclusive Creativity?
<https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4527461>' in Enrico
Bonadio and Caterina Sganga (eds), A Research Agenda for EU Copyright Law
(Edward Elgar, Forthcoming)

Giancarlo

PS Il dibattito circa l'antropomorfizzazione linguistica di quel che fa la
macchina è ormai vecchio e stantio. Ci siano accordati nel dire che la
macchina "genera" e viene "istruita" tramite processi di machine learning,
anche perché ai fini del diritto d'autore chi istruisce potenzialmente
usando contenuti protetti in violazione di privativa altrui è un agente
umano, come poi definire l'effetto di tale processo di "istruzione" sulla
macchina mi pare davvero irrilevante--e probabilmente pretestuoso--nel
contesto di cui qui si discute.

On Fri, Sep 29, 2023 at 10:53 AM Giacomo Tesio <giac...@tesio.it> wrote:

> Ciao Fabio,
>
> Il 29 Settembre 2023 08:24:57 UTC, Fabio Alemagna <falem...@gmail.com> ha
> scritto:
> > L'idea che istruire un modello...
>
> Purtroppo l'idea di "istruire" una macchina è di per sé un'allucinazione.
>
> Le macchine si costruiscono e (se sono programmabili) di programmano.
>
> Non c'è nessuna mente che possa imparare lì dentro, perché le macchine non
> pensano.
>
> Il fatto che possano essere programmate statisticamente per ingannare chi
> non ne comprende il funzionamento ci dice che il loro studio andrebbe
> riservato
> a chi lo comprende appieno (tanto da poterle ricostruire da zero) e la
> loro applicazione
> a persone inconsapevoli o fragili semplicemente vietato.
>
>
> Ciò che chiami "modello" non è stato istruito ma programmato
> statisticamente
> usando determinati testi "sorgente".
>
> Il "modello" rappresenta una codifica parziale (o se peferisci, una
> compressione con
> perdita di informazione) con interferenze (le varie sorgenti casuali
> utilizzate durante la
> programmazione statistica o durante l'esecuzione del programma
> e poi scartate per poter fingere che l'output non sia deterministico).
>
> Dunque il modello CONTIENE, seppur in forma difficile da estrarre e non
>  necessariamente corrispondente all'intento comunicativo dei rispettivi
> autori,
> ampie parti dei testi originali.
>
> Un esempio particolarmente lampante di questo meccanismo fu evidenziato
> con
> Microsoft Copilot (aka CopyALot) che distribuì codice sotto GPL in
> violazione della stessa,
> copiando alla lettera il sorgente ma (guarda caso) attribuendogli una
> licenza permissiva
> ed un autore inesistente.
>
> Quel codice, distribuito attraverso l'editor per programmatori di
> Microsoft chiamato
> Visual Studio Code è stato riconosciuto perché particolarmente famoso, ma
> è inevitabile
> che analogje violazioni avvengano continuamente senza che nessuno se ne
> accorga.
> Violazioni particolarmente gravi perché il codice GPL viene poi incluso in
> prodotti proprietari.
>
> > cito le parole di un altro autore, Jeff Jarvis:
> >
> https://www.facebook.com/jeff.jarvis/posts/pfbid0LMFeqdTYoxnGHQAZwp5HMmeeVqgMSjL2dkcwMcBojkb2cinBpgYTHyc7Fhq1B9NPl
>
> Il fatto che Facebook propini e diffonda le parole di autori felici che le
> proprie
> opere vengano sfruttate in questo modo e ricostruite secondo gli interessi
> propagandistici di questa o quella società statunitense, non significa
> molto.
>
> Piuttosto, evidenzia la scarsa consapevolezza del mezzo facebook
> (intermediario
> interessato e notoriamente senza scrupoli) di chi se le beve e le diffonde.
>
>
> Personalmente sarei felicissimo di scoprire che fare uno zip di windows o
> office
> è sufficiente a far decadere i diritti di Microsoft a su di esso.
>
> E scommetto che lo sarebbero anche molti suoi dipendenti, che potrebbero
> distribuire
> zip dei sorgenti su GitHub (magari sotto GPL, tanto poi CopyALot li
> suggerirà
> ai concorrenti di Microsoft stessa con una licenza permissiva e
> attribuzione ad mentula).
>
> L'importante è che l'abolizione dei cosiddetti "diritti di proprietà
> intellettuale" valga per
> chiunque passi un contenuto soggetto agli stessi attraverso un programma
> software.
>
> Se però questa abolizione non vale per i singoli esseri umani non deve
> valere
> neanche per le aziende.
>
> Perché nota bene: qui non siamo di fronte ad una primordiale intelligenza
> aliena cui
> potremmo anche decidere generosamente di fornire accesso alla nostra
> cultura.
>
> Qui siamo di fronte ad aziende che approfittano della straordinaria
> ignoranza informatica
> cui è costretta la stragrande maggioranza della popolazione per
> comportarsi da legibus soluti,
> violando per gli altri le stesse leggi che pretendono siano rispettate per
> sé.
>
>
> Mi spiace che tu ti sia bevuto la favoletta della "intelligenza
> artificiale".
> Non che sia colpa tua: la propaganda è potente e personalizzata.
> (soprattutto se usi GMail! ;-)
>
> Ma dentro un LLM non opera alcuna intelligenza, solo rappresentazioni
> vettoriali di
> testi attraversate lungo tracciati statisticamente probabili selezionati
> in modo (pseudo)
> casuale entro un errore accettabile... e tipicamente post-processati
> per scartare gli output politicamente (NON eticamente!) problematici e
> problematizzanti.
>
>
> Niente di più.
>
>
> Giacomo
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