> On 20 Apr 2023, at 12:00, <nexa-requ...@server-nexa.polito.it> > <nexa-requ...@server-nexa.polito.it> wrote: > > From: alessandro marzocchi <alemar...@gmail.com <mailto:alemar...@gmail.com>> > To: nexa@server-nexa.polito.it <mailto:nexa@server-nexa.polito.it>, > giuseppe.atta...@unipi.it <mailto:giuseppe.atta...@unipi.it>, > daniela.taf...@unipi.it <mailto:daniela.taf...@unipi.it>, Giacomo Tesio > <giac...@tesio.it <mailto:giac...@tesio.it>>, > vetere.gu...@gmail.com <mailto:vetere.gu...@gmail.com> > Subject: [nexa] Oscurità digitale > Message-ID: > <cag5xczd0ombvjfnszcsfk_6a5uygxftn4hby4vj0pn7nze9...@mail.gmail.com > <mailto:cag5xczd0ombvjfnszcsfk_6a5uygxftn4hby4vj0pn7nze9...@mail.gmail.com>> > Content-Type: text/plain; charset="utf-8" > > Mi riferisco alle opinioni manifestate soprattutto da Beppe Attardi e > Giacomo Tesio, in qualche modo portabandiera di valutazioni opposte. > Qualche domanda sull'argomento. > * 1 * > il digitale incide oppure no in modo significativo sul nostro modo di > essere umani? > Ci fornisce oppure no "informazioni" che influenzano scelte finora > autonome? Incide sul nostro modo di fare quasi tutte le cose che facciamo, di apprendere, conoscere, comunicare, produrre, consumare, ecc. Non credo che cambi il nostro modo di essere: per quello servirebbe una mutazione genetica, che non può essere indotta dalla tecnologia. Ma qui ci vorrebbe un filosofo per definire cosa significhi “essere umani”.
La rivoluzione digitale, nacque negli anni ’70 con l’intento di rendere le persone più autonome, più istruite, e meno soggette a intermediari che ne limitassero o determinassero le scelte. Prima che esistesse Internet, veniva pubblicato il Whole Earth Catalog, che raccoglieva idee, suggerimenti, e soluzioni da costruirsi da soli. Uno di queste cose era il personal computer, e Internet divenne lo strumento perché tutti potessero scambiarsi ciò che ciascuno faceva e metteva a disposizione di altri. Il sogno era che chiunque avesse una buona idea la poteva sviluppare, insegnare agli altri come farsela e fare emergere le idee migliori. Per una ventina di anni il meccanismo ha funzionato e sono nati i primi servizi, realizzati in proprio da ciascuno e federati attraverso la rete: mail, IRC, Usenet e Web. Fino a quell’epoca ciascuno doveva mettere in piedi il proprio pezzo di servizio, es. il proprio web server, spesso programmandolo da solo o scambiandosi codice Open Source. Linux e Apache (che con Mysql e Php fanno LAMP) sono stati i cavalli da soma su cui si è sviluppato il web. Poi quando la scala è aumentata e sono arrivati miliardi di persone che non avevano voglia, tempo o capacità di farsi le cose da soli, sono apparsi gli intermediari: coloro che ti offrivano gli spazi per creare siti web, i blog e poi i motori di ricerca per trovare tra le miriadi di cose scritte dagli utenti. Inizialmente certi servizi si pagavano (es. web hosting), poi si iniziarono a offrire servizi gratis, con la sola finalità di acquisire utenti: all’epoca della bolla Internet le aziende venivano valutate su quello, anziché sul fatturato, quasi sempre in deficit. La svolta avvenne per caso, quando Ouverture, scadente motore di ricerca commerciale acquisito da Yahoo!, impedì a Google di usare la loro tecnica brevettata del pay per click. Google dovette inventarsi gli AdWords, ossia le aste per accaparrarsi le keyword di ricerca a cui associare annunci pubblicitari. Da lì partì il mercato della vendita degli utenti agli inserzionisti e fu l’origine del capitalismo di sorveglianza. Chi riusciva ad accaparrarsi più utenti, sbaragliava tutti gli altri, crescendo smisuratamente per poi allargarsi in altri settori, con acquisizioni e concentrazioni. Oggi Google controlla oltre l’80% del mercato della search e tramise DoubleClick il 92% della pubblicità digitale. Quindi, tornando alla domanda iniziale: è il modello di business basato su servizi gratuiti compensati con la pubblicità ciò che ha cambiato la nostra natura di esseri digitali: da persone coscienti e responsabili di ciò che facciamo e dei nostri destini, siamo diventati fuscelli pilotati dal vento delle grandi Big Tech. Non è il digitale che ci ha cambiati, ma l’uso incontrollato della pubblicità a sostegno dei monopoli che ha cambiato il mondo digitale. Purtroppo le leggi attuali sui monopoli sono inefficaci, prerché si basano sul principio del danno ai consumatori derivante dalla concentrazione. Ma se I servizi sono gratis non c’è alcun danno apparente per i consumatori. > A volte "decide" oppure no al nostro posto? > * 2 * > la possibilità di "leggere il programma" è opportuna / necessaria? La capacità er la voglia di fare cose da soli è cruciale per potersi mantenere liberi e indipendenti. Acquisire il “Pensiero digitale” dovrebbe essere una delle competenze di base, come leggere, scrivere e far di conto in passato. Ma soprattutto dovremmo coltivare la passione e il piacere di fare le cose da soli. > Siamo tutti coinvolti in quanto accade nella tecnologia. > Scienza e tecnica ci hanno fatto superare le colonne d'Ercole, ci hanno > fatto vedere oltre l' "hic sunt leones", hanno fondato la cibernetica ma > ora stanno entrando nel nostro cervello, il cui sviluppo è causa ed effetto > della nostra differenza animale, ora autore uomo ed artefatto digitale (IA > eccetera) interagiscono in attività che fino a poco fa consideravamo > esclusive dell'uomo, più d'uno vedo una tendenza dell'artefatto a > prevalere. Per le difficoltà di definire e comprendere varie parole sulle > quali - indipendentemente dal digitale - mancano definizioni precise (penso > a coscienza, intelligenza, mente) tornerei all'antica definizione di > "cervello elettronico" che trovo meno ambigua rispetto ad IA ma non saranno > le parole a far la differenza. > Nell'attesa di "leggere il programma", in altre parole in attesa di una > regola che pretenda trasparenza totale e vieti ogni istruzione nascosta, > un'ultima domanda: > * 3 * > aiuterebbe un eventuale obbligo di "nessuna profilazione di default"? Bisognerebbe rendere illegale o scoraggiare con tassazione altamente progressiva, come propone il premio nobel Paul Romer, i servizi offerti unicamente attraverso la pubblicità. Quella è stata ed è la causa prima di tutte le distorsioni che stiamo vedendo oggi. Tutto il resto discende di conseguenza. Eliminare la profanazione non basterebbe: ci sono soluzioni per vendere pubblicità mirata anche senza profanazione individuale, ma per tematiche di interesse, come i Google FloCs o i Topics. — Beppe > Specifici servizi andrebbero richiesti di volta in volta, ribaltando > l'attuale abitudine. > Off topic mi viene in mente l'esperienza bancaria: man mano che aumenta > l'importo di contante chiesto al cassiere, automaticamente il sistema > aumenta i tempi di attesa. > > Il digitale non è facile ma non è soltanto un artefatto tecnologico > complesso e potente, sempre più spesso e di fatto svolge funzioni analoghe > al sistema parola, al sistema lingua. > Mi rendo conto che la sintesi "il digitale" non è perfetta ed affido la mia > semplificazione alla vostra comprensione. > Grazie e cordialità. > Duccio (Alessandro Marzocchi)
_______________________________________________ nexa mailing list nexa@server-nexa.polito.it https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa