Mi riferisco alle opinioni manifestate soprattutto da Beppe Attardi e
Giacomo Tesio, in qualche modo portabandiera di valutazioni opposte.
Qualche domanda sull'argomento.
* 1 *
il digitale incide oppure no in modo significativo sul nostro modo di
essere umani?
Ci fornisce oppure no "informazioni" che influenzano scelte finora
autonome?
A volte "decide" oppure no al nostro posto?
* 2 *
la possibilità di "leggere il programma" è opportuna / necessaria?
Siamo tutti coinvolti in quanto accade nella tecnologia.
Scienza e tecnica ci hanno fatto superare le colonne d'Ercole, ci hanno
fatto vedere oltre l' "hic sunt leones", hanno fondato la cibernetica ma
ora stanno entrando nel nostro cervello, il cui sviluppo è causa ed effetto
della nostra differenza animale, ora autore uomo ed artefatto digitale (IA
eccetera) interagiscono in attività che fino a poco fa consideravamo
esclusive dell'uomo, più d'uno vedo una tendenza dell'artefatto a
prevalere. Per le difficoltà di definire e comprendere varie parole sulle
quali - indipendentemente dal digitale - mancano definizioni precise (penso
a coscienza, intelligenza, mente) tornerei all'antica definizione di
"cervello elettronico" che trovo meno ambigua rispetto ad IA ma non saranno
le parole a far la differenza.
Nell'attesa di "leggere il programma", in altre parole in attesa di una
regola che pretenda trasparenza totale e vieti ogni istruzione nascosta,
un'ultima domanda:
* 3 *
aiuterebbe un eventuale obbligo di "nessuna profilazione di default"?
Specifici servizi andrebbero richiesti di volta in volta, ribaltando
l'attuale abitudine.
Off topic mi viene in mente l'esperienza bancaria: man mano che aumenta
l'importo di contante chiesto al cassiere, automaticamente il sistema
aumenta i tempi di attesa.

Il digitale non è facile ma non è soltanto un artefatto tecnologico
complesso e potente, sempre più spesso e di fatto svolge funzioni analoghe
al sistema parola, al sistema lingua.
Mi rendo conto che la sintesi "il digitale" non è perfetta ed affido la mia
semplificazione alla vostra comprensione.
Grazie e cordialità.
Duccio (Alessandro Marzocchi)
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