Buongiorno ed auguri cordiali. Ovviamente sollecito le opinioni di tutti anche se commento direttamente Giacomo Tesio, Giovanni Biscuolo e Daniela Tafani. « Date: Thu, 22 Dec 2022 18:35:50 +0100 From: Giacomo Tesio <giac...@tesio.it> Ogni secondo ci sono centinaia di programmi in esecuzione sul tuo cellulare. Ci sono milioni di cellulari accesi in Italia. Ognuno di questi software comporta l'esecuzione di milioni di righe di codice. E questi software cambiano con una rapidità estrema, addirittura più volte al giorno quando si tratta di software in parte eseguito "sul cloud" (come la maggioranza dei software più diffusi). Un Magistrato quanti criminali può perseguire in un anno? Se ci affidiamo a strutture pensate per una società non-cibernetica per regolare una società cibernetica, di fatto, affidiamo quella società cibernetica al controllo da parte di chi realizza e controlla gli automatismi che ne costituiscono la stragrange maggioranza degli agenti. L'unico modo per sottrarre le persone alla riduzione ad ingranaggi è diffondere questo potere in modo capillare, riconoscendo la programmazione e il debugging come la scrittura e la lettura critica della società cibernetica: presupposti per la piena cittadinanza. Siamo davvero a cavallo di un cambio di paradigma. Continuare a pensare in termini novecenteschi, purtroppo, significa avviarci speditamente verso la peggiore distopia che l'umanità abbia affrontato, con miliardi di persone intrappolate dentro solitudini automatizzate, senza diritti e senza possibilità di comunicare. » Condivido, per quel che vale, osservo e domando. Quanto potrebbe essere efficace «diffondere questo potere in modo capillare»? Non penso a me, ex giurista 80enne, ma a te tecnico giovane e competente: lavori, fai il padre oppure ti dedichi H24 a verificare cosa accade al tuo apparato? Il punto di partenza potrebbe essere quanto suggerito da Giovanni? (ho aggiunto io i numeri) « Date: Thu, 22 Dec 2022 09:41:44 +0100 From: 380° <g...@biscuolo.net> (1) non c'è libertà senza conoscenza della lingua (2) solo il codice /binario/ è legge e **solo** dentro il cyberspazio puro (quello che non ha nessun tipo di attuatore sul mondo fisico), mentre solo il codice /sorgente/ è (espresso in una) lingua; (3) c'è solo un modo efficace per poter intervenire: garantire a tutti che le 4 libertà del software libero possano essere esercitate, **quindi** stabilire per legge che i costruttori debbano fornire le specifiche tecniche necessarie e sufficienti per poter far funzionare i propri dispositivi hardware con qualsiasi software l'utente desideri installare. (5) l'uomo (genere umano) può scrivere il codice binario ma la macchina [1] NON DEVE "poter scrivere" (essere assunta come) la legge degli uomini (6) non è necessario che tutti sappiano … ma è INDISPENSABILE che tutti /possano/ » Aggiungo una mia opinione, opposta a quella di Giovanni e di Daniela. « Date: Thu, 22 Dec 2022 09:41:44 +0100 From: 380° <g...@biscuolo.net> questa cosa della possibilità che tutti i fenomeni possano essere soggetti a calcolo l'ho già sentita da qualche parte ... mi pare che si sia dimostrata fallimentare da almeno due secoli » « Date: Thu, 22 Dec 2022 15:41:43 +0000 From: Daniela Tafani <daniela.taf...@unipi.it> che fine fa il diritto (una brutta fine, ovviamente) quando si interpretino i doveri civici come obiettivi da perseguire (associati a metriche) e si faccia dipendere dai risultati delle misurazioni il grado di possesso dei diritti (che diventano così un processo, anziché uno status). » Ricordato che ne so meno di chi mi legge, non ho questi timori. Lo Status è una condizione che viene definita in un “processo” - ad es: sei nato in Italia, i tuoi genitori sono italiani quindi ti riconosco la condizione di cittadino italiano -; tutta l’applicazione del diritto è interrelazione continua fra norme e fatti, un “processo”. Nell’analizzare le prime ed i secondi l’automa fa le stesse operazioni del giurista: soggetto ad errore l’uno e l’altro con la differenza che gli errori dell’automa tendono a diminuire. Il primo esempio che mi viene in mente è quello delle tabelle - numeri - che i giudici e le assicurazioni usano da tempo per liquidare i danni, non credo che questo riceva critiche significative. Poi penso al termometro, anche se non è diritto: meglio la mano sulla fronte? Calcoliamo, misuriamo molti fenomeni e nessuno si meraviglia, per altri solleviamo dubbi e preoccupazioni, il problema che vedo è che non calcoliamo quello che non sappiamo calcolare, ma questo non significa necessariamente che è negativo ogni tentativo di calcolare. Da sempre il genere umano indaga attraverso calcoli ed esperienza, è quello che rimproveriamo alle macchine alle quali da poco abbiamo affidato questo impegno, il rischio peggiore è che ci mettano da parte, da questo punto di vista sarebbe un ritorno alla materia, la quale ha dominato l’universo per quasi tutto il tempo che conosciamo. Il diritto sta in quanto sopra, conosce non soltanto concetti e parole ma anche numeri e calcoli, ad esempio le maggioranze (di elettori, di parlamentari), poi vive con le nostre teste e succede che un giudice ammetta testimoni per riferire la larghezza di un varco quando sarebbe stato meglio uscire dal tribunale e misurare con un metro, ma probabilmente giudice ed avvocati erano allergici al calcolo, potrebbe essere una metafora ...: prigionieri di noi stessi. Non ho questi timori perché temo peggio: il nucleo dell’argomento è il terrore che noi genere umano ci allontaniamo dal centro … non so se questo accadrà, temo che le cose si stiano mettendo male per noi, condivido tutte le preoccupazioni e mi scoccia moltissimo che siamo noi che abbiamo attivato ed alimentiamo questo cavallo di Troia. Da non tecnico, al momento spero nell'efficienza del cervello umano migliore di quella degli automi, è da vedere quale sarà la nostra sorte prima che agli automi manchi la corrente. Grazie per i contributi e di nuovo auguri. Duccio (Alessandro Marzocchi)
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