Ciao Carlo, On May 7, 2022 10:32:02 AM UTC, karlessi <karle...@alekos.net> wrote: > non sono d'accordo. a mio parere, la questione è che l'informatica si > sta evolvendo come tecnica di dominio, al servizio e asservita a > fantasie perverse di dominazione (controllo, ecc. ecc.). > [...] > la tecnica si può sempre evolvere in sistemi di dominio; ma, anche, > in sistemi di libertà. L'idea che primitivo = strumento di potere, > mentre evoluto = strumento democratico (alfabetizzato, ecc.) mi > sembra sottintendere uno sviluppo lineare dal rozzo primitivo potere > al sofisticato alfabetizzato. La storia della tecnica non è lineare, > nè quella delle società umane. L'economia dell'età della pietra > probabilmente era più libera dell'economia contemporanea (Sahlins, > etc.)
La storia umana non è lineare, ma l'influenza che la tecnica (ed in particolare l'informatica) ha sulla storia è unidirezionale. Sin dall'invenzione della scrittura (e dunque del dato), l'informatica ha reso possibile un aumento nella complessità e nella dimensione delle organizzazioni umane. E questo se ci pensi è ovvio: l'informatica estende le possibilità di comunicare dell'uomo nello spazio e nel tempo e queste nuove possibilità permettono di organizzarsi in modi più complessi. Dunque l'informatica aumenta sempre la complessità delle organizzazioni. Che questo sia un bene o un male per la maggioranza delle persone che ne fanno parte dipende, ovviamente dalle organizzazioni stesse. Tuttavia se un sistema informatico è primitivo, se richiede decenni di addestramento per essere dominato pienamente, come erano i geroglifici egizi e come è l'informatica contemporanea, diventa nettamente più facile farne uno strumento di potere. Il costo dell'apprendimento, sia in termini economici che temporali, determina la creazione di una casta ristretta di addetti che è facile da controllare, concentrando il potere che ne deriva. Dunque tutte le innovazioni informatiche abilitano l'aumento della complessità sociale ma - quelle primitive permettono la cattura di questa maggiore complessità a pochi (che tipicamente già hanno potere economico o militare) - quelle "evolute", come l'alfabeto, la stampa, il personal computer, la rete, il web of trust etc... estendono il controllo di tale complessità e sono dunque intrinsecamente più democratiche Di solito, chi aveva potere prima dell'avvento di innovazioni "evolute", le combatte (dall'indice dei libri proibiti ai DRM) o cerca di prenderne il controllo (pensa ai GAFAM in Linux, nel WHATWG e Chrome, ad Google AMP, al HTTP3 e QUIC etc...) > il potere non è un problema: il potere di fare, far fare ecc. è anzi > la base di ogni possibile libertà Credo tu stia confondendo abilità e potere. Il problema sorge quando la fiducia cristallizza in potere perché non è possibile riassegnarla o perché il suo esercizio non è trasparente e di conseguenze il suo abuso non ha conseguenze dirette. Almeno in italiano, il potere non è la possibilità di fare ciò che si desidera (che è abilità) ma la possibilità di far fare AD ALTRI ciò che si desidera. Confronta - "una persona molto abile" - "una persona molto potente" > il problema è invece il dominio, cioè l'accumulo di potere a fini > oppressivi con mezzi violenti e/o manipolazione. Catene di > comando-obbedienza che strutturano gerarchie fisse. Come puoi immaginare, io cerco di aumentare costantemente la mia abilità informatica ma considero il potere un fastidioso impiccio. Sennonché la mia abilità informatica mi permette di far fare a moltissimi automatismi esattamente ciò che voglio. E questo in una società cibernetica in cui gli automatismi sono centinaia di volte più numerosi delle persone è un potere immenso. Anche perché gli esseri umani si adattano a ciò che non sanno come cambiare. Tuttavia il mio potere è limitato dal mio tempo e dalle mie energie e capacità (non posso sapere tutto, per quanto curioso io sia). Questo limite mi rende relativamente poco pericoloso. Ma è un limite che i GAFAM NON hanno. Le grandi multinazionali cibernetiche possono contare su migliaia di menti come la mia per realizzare quelle che tu chiami "megamacchine", progettate per attrarre ed integrare come ingranaggi le persone che non le sanno modificare. > non c'è bisogno di capire tutto e saper fare tutto. c'è bisogno di > costruire reti di fiducia per poter contare su ragionevoli certezze, > ad esempio che i sistemi tecnici di cui siamo parte evolvano in senso > non oppressivo, cioè non diventino Megamacchine. La fiducia è un meccanismo di load balancing fondamentale per l'evoluzione umana. Senza, saremmo isolati e non saremmo in grado di sopravvivere. Ma come detto, se la fiducia non è facile da riassegnare o il suo esercizio non è trasparente, diventa sempre un potere oppressivo. L'informatica contemporanea è talmente primitiva, che se ti fidi di me, per comprendere se io stia abusando della tua fiducia, devi avere almeno una 10 di anni di esperienza come programmatore. Almeno. E a ben guardare potrei fregare in molti modi il Giacomo di 10 anni fa. Dunque è inevitabile che questa informatica evolva in senso oppressivo. Perché ad opporsi a chi vuole opprimere tutti ci sono pochi hacker. Anche se fossimo come i templari, 10 volte più abili di qualsiasi programmatore nemico (e non lo siamo... almeno, non di tutti ;-) comunque gli scribi al servizio del faraone sono nettamente di più. Quindi la nostra unica speranza è di aumentare il numero di hacker. > Alfabeto, democrazia... sono cose un po' vaghe, IMHO. sono però > assolutamente d'accordo sulla necessità di riscrivere, ricreare ecc. Sulla democrazia potrei parlare ore senza sapere davvero cosa dico. Ma sull'alfabeto no. Non ho soluzioni in tasca, ma SO che caratteristiche deve avere un sistema informatico per essere democratico. > personalmente non so scrivere codice bene, certo non rapidamente nè > in maniera elegante. però se mi viene spiegato capisco a grandi linee > come funziona e posso scrivere quel che mi serve o chiedere a > qualcuno di cui mi fido di aiutarmi, ecc. Neanche io so scrivere codice bene. So scrivere codice bene abbastanza. ;-) Tuttavia io non ho parlato di insegnare a debuggare a caso. Leggere è più facile che scrivere: i bambini possono imparare rapidamente e talvolta anche da soli. E più leggi, meglio scrivi. Debuggare può essere imparato nello stesso modo. E più codice debugghi, più impari a scrivere codice di qualità. > le traduzioni sono sempre un po' sporche, non in bianco e nero, > talvolta scandalose. come la realtà delle cose che ci circondano, > informatica compresa. Il problema è che se non hai alcuna idea di cosa c'è scritto davvero, non puoi stabilire se il traduttore è onesto. Tu puoi scegliere di fidarti di me perché hai le competenze per comprendere il mio lavoro e i miei valori. Ma quanti si fidano di pagliacci che propagandano criptomenate? Giacomo _______________________________________________ nexa mailing list nexa@server-nexa.polito.it https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa