Il 24/03/22 11:12, J.C. DE MARTIN ha scritto:
Nella mia ignoranza ho scoperto solo da poco questo articolo
del 1973 di André Gorz, intitolato: "L’ideologia sociale dell'automobile":

https://www.slow-news.com/lideologia-sociale-della-macchina/

Lo condivido in questa sede anche se non parla di digitale
perché mi sembra metodologicamente utile quando si riflette
di tecnologia (digitale incluso). Mi scuso con chi già conosce il testo.

Non lo conoscevo, ma mi accade di conoscere Jacopo Nespolo che ha collaborato alla traduzione, e che per combinazione devo incontrare proprio oggi. Gli farò i miei complimenti, perché il testo è veramente interessante; ha un sapore radicale piuttosto raro ai nostri giorni, e propone una visione forse troppo totalizzante della nostra società come organizzata intorno all'automobile privata, anche se probabilmente può essere semplicemente un modo per evidenziare delle contraddizioni e storture fondamentali, come l'egoismo elitario che diventa prassi delle masse (perdendo così di senso) e l'intoccabilità del ruolo dell'automobile ("la vacca sacra"). Sono questioni che fanno riecheggiare temi che spesso ricorrono in questa lista: la nostra "vacca sacra" intoccabile non è più l'automobile, ma la tecnologia, e più in particolare la tecnologia digitale. Ormai qualunque problema *deve* trovare una soluzione tecnologica, anche quando ci sono evidenti segnali che una soluzione tecnologica introduca più criticità di quante ne risolva. Un esempio su tutti: il voto elettronico.

Un passo saliente:
"... per la prima volta, degli uomini cavalcavano dei veicoli individuali il cui meccanismo e funzionamento gli era completamente sconosciuto, il cui mantenimento e la cui stessa alimentazione dovevano delegare ad altri specialisti."

Ricorda qualcosa di molto attuale, no? E subito dopo:

"Paradosso della vettura automobile: in apparenza, essa concede ai suoi proprietari una indipendenza illimitata, permettendo loro di spostarsi alle ore e sugli itinerari a loro scelta e a una velocità uguale o superiore a quella del treno. Ma, in realtà, questa autonomia apparente aveva come lato oscuro la dipendenza totale: a differenza di un cavaliere, di un carrettiere o di un ciclista, l’automobilista sarebbe dipeso dai commercianti per il proprio approvvigionamento di energia, o da specialisti della carburazione, della lubrificazione, dell’accensione e della sostituzione di ricambi come d‘altronde anche per la riparazione o per il più piccolo problema."

Anche ai tempi nostri, la Rete è sembrata garantire per un certo periodo di tempo una "indipendenza illimitata", in cui l'informazione e la conoscenza diventano beni collettivi. Tutto il movimento del software libero si è mosso su questa linea fondamentale, ma se vediamo qual'è l'impatto attuale di questa premessa sulla vita delle persone, non mi sembra che l'evoluzione sia stata dissimile da quella dell'automobile, ed anzi gli esiti sono assai più pervasivi.

A me anche il paragrafo in chiusura suggerisce dei paralleli:

"L’allocazione dello spazio suddivisa per funzioni continua quella disgregazione dell’uomo cominciata con la divisione del lavoro in fabbrica. Taglia l’individuo a fettine: fa a pezzi il suo tempo e la sua vita in fette ben separate in modo da fare di ognuno di voi un consumatore passivo lasciato senza difesa ai commercianti, ma anche in modo che a nessuno di voi venga in mente l’idea che lavoro, cultura, comunicazione, piacere, soddisfazione dei bisogni e vita personale possano e debbano essere una sola cosa: l’unità della vita, sostenuta dal tessuto sociale della comunità."

... e a voi?

rob
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