Salve a tutti.
Qualche commento:

>>Si propone di saturare l’attenzione così da rendere inoperante la facoltà di 
>>pensiero - che infatti sta scomparendo dalla scena dell’umano.
L’infosfera emette una quantità di segni talmente rapidi intensi e numerosi da 
sommergere la mente individuale con un flusso che giunge a saturare 
l’attenzione, e a paralizzare ogni capacità critica.

Direi che c'è da distinguere fra chi si lascia "saturare l'attenzione", e chi 
invece reagisce, magari proprio segnalando la cosa.
Dopodiché l'attenzione dei primi è satura, e di quello che dicono i secondi non 
gliene cale un fico.
"QUESTO E' PROBLEMA!", ...direbbe Amleto.

>>Ogni scroll promette la prossima scarica di dopamina, eppure il piacere non è 
>>nel contenuto ma nel perpetuo movimento di ricerca.

Terrorizzante, quanto ...plausibile.

>>La simulazione non è il nostro nemico, ma il nostro ambiente.

L'autore del commento all'articolo di Xun poco dopo dice "No.", ...ma a me la 
cosa appare invece convincente assai. Abbiamo Trump al di là dell'Atlantico, è 
questa non è né una fake news né un'illusione. Fa parte dei fatti fatti.

>>Viviane Sobchack ci ricorda che il dolore risveglia l’organismo dal suo 
>>letargo iper-connettivo.

Magari finché il dolore dura. La Sobchack vive con una protesi, ...ma non 
possiamo affidarci ai diversamente abili per sperare in una qualche riscossa 
dall'ipnosi.

>>E’ per questo che l’utopia nera di Musk è destinata a sfasciarsi assai 
>>presto, perché non tiene conto né del corpo né dell’anima, che non sono 
>>riducibili alla matematica.

Intanto, l'ipnosi ha messo Musk fra i cattivi, e ha lasciato fuori Trump (fra 
le marionette?), ...e io non concordo (anche senza dolore; la protesi al'anca 
ce l'ho, ma cammino bene).

>>Quando ci sveglieremo purtroppo sarà troppo tardi.

Questo lo diceva meglio Tocqueville quasi due secoli fa, in "Perché le grandi 
rivoluzioni diventaranno più rare", Libro 3, capitolo 21 di "La Democrazia in 
America" (il primo dei due capitoli qui: 
http://www.marxists.org/reference/archive/de-tocqueville/democracy-america/ch39.htm):
 quando avremo un orticello da proteggere che ci viene dallo status quo, avremo 
molta più ritrosia a impegnarci a cambiare le cose...

E vedo molto più concreto questo, anche se datato, di tutti i discorsi sopra.


  ----- Original Message ----- 
  From: J.C. DE MARTIN 
  To: Nexa 
  Sent: Thursday, March 20, 2025 6:41 PM
  Subject: [nexa] Berardi, "L'incubo ipnocratico"


  L'incubo ipnocratico
  Il libro di un autore misterioso ci porta al cuore dell'incubo in cui il 
simulacro ci ha trascinato. A svegliarci sarà una tragedia cui non potremo 
sfuggire.

  franco berardi

  mar 20, 2025

  Chi sia Jianwei Xun non saprei dirlo. Segej Debunker mi ha fatto notare 
qualche giorno fa che In Wikipedia c’è scritto che questo Jinwei Xun ha 
collaborato alla stesura di uno dei miei libercoli, Come si cura il nazi. Io 
non lo ricordo, e sospetto che Jianwei Xun non esista. Ma se non esiste, allora 
chi lo ha scritto questo libretto dal titolo IPNOCRAZIA edito da Tlon (lo 
stesso editore che qualche anno fa ha ripubblicato per l’appunto Come si cura 
il nazi)?
  Da quando, qualche decennio fa, conobbi Luther Blissett, ho imparato che 
l’Autore è una figura piuttosto elusiva. Da quando poi l’evoluzione tecnologica 
ha portato alla creazione di intelligenze artificiali ho cominciato a 
comprendere che il linguaggio si è separato dal locutore e procede per forza 
propria, avviluppandoci in un labirinto dal quale temo che non usciremo.


  Il tema di cui parla Jianwei Xun è di grande attualità: l’architettura stessa 
della realtà sembra essere ridefinita da una mutazione percettiva e proiettiva. 
Secondo Xun dobbiamo partire proprio da questo, dal carattere ipnotico della 
percezione per comprendere la travolgente rivoluzione reazionaria che ha 
raggiunto il suo culmine nei giorni dell’insediamento di Trump alla casa 
Bianca, e che rischia di accompagnarci a lungo, forse per tutto il tempo in cui 
vivremo.

  Ma viviamo?
  A proposito, viviamo davvero, oppure tutto questo in cui ci aggiriamo è 
soltanto un incubo, un sogno brutto dal quale non riusciamo a risvegliarci? 
  E’ questa la domanda con cui Xun inizia il suo ragionamento, in questo 
libretto scritto in modo rapido, quasi telegrafico.

  “I modelli linguistici di ultima generazione non si limitano a rispondere 
alle domande: modulano sottilmente il loro output per mantenere l’utente in uno 
stato di ipnosi ottimale. La loro fluenza apparentemente normale è in realtà 
una tecnica ipnotica perfezionata.” ( Ipnocrazia, Tlon, 2025, pagina 23).

  Xun parla qui dei chatbot che negli ultimi due anni hanno invaso il mercato 
dell’attenzione, popolarizzando l’Intelligenza artificiale.

  Il dispositivo di automazione linguistica è il compimento di un processo di 
automazione della percezione, della proiezione e della (semi)coscienza: la 
nostra capacità di produzione linguistica, di conversazione, è sostituita 
dall’automa, così che l’automa è destinato a occupare per intero le nostre 
capacità cognitive, ad accelerare la mutazione cognitiva ed emozionale che ha 
investito la generazione che è stata generata (messa al mondo, diciamo) nel 
secolo ventuno.

  Jianwei Xun parla dell’automa linguistico come di un ipnotizzatore, e scrive 
a questo proposito:

  “Come resistere a un ipnotizzatore che non dorme mai, non si stanca mai, e 
può personalizzare la sua induzione per ogni singolo soggetto? Come mantenere 
la lucidità di fronte a un sistema che può produrre infinite varianti di 
contenuto ipnotico, ciascuna calibrata per aggirare le nostre difese 
specifiche?” (Ipnocrazia, cit, p. 23)

  Secondo Xun c’è poco da fare, per gli umani la partita è persa. Non abbiamo 
nessuna possibilità di sottrarci al sistema ipnocratico, nel quale siamo 
entrati semi-consapevolmente, come si entra nella sfera onirica. Xun non ci 
lascia speranza, ma ci dà alcuni consigli.


  [...]

  continua qui: https://francoberardi.substack.com/p/lincubo-ipnocratico 


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