La ringrazio Daniela per le risorse e, soprattutto, per l'approccio 'pedagogico'.
Cordialmente, Alessandro Il Sab 21 Dic 2024, 10:40 Daniela Tafani <daniela.taf...@unipi.it> ha scritto: > Buongiorno, > > gli esseri umani NON apprendono come le macchine che siamo in grado di > costruire oggi. > > Solo un preliminare e inconsapevole processo di antropomorfizzazione della > macchina > e deumanizzazione della persona induce a scambiare metafore e similitudini > per reali somiglianze. > Possiamo, ad esempio, anche chiamare "memoria" la nostra e quella di una > macchina, > ma sono del tutto eterogenee. Rinvio, su questo, a Giuseppe Longo, Uomini > e macchine: come riconoscere una caricatura, in Idem, Matematica e senso. > Per non divenire macchine, Milano-Udine, Mimesis, 2021 pp. 11-28.; la > versione originale francese è disponibile qui: > <https://www.di.ens.fr/users/longo/files/ReconnaitreCaricature.pdf> > > Sulla questione in un senso più ampio, > Van Rooij, I., Blokpoel, M., Kwisthout, J., Wareham, T. (2019). > Intractability and Cognition: A guide to classical and parameterized > complexity analysis. Cambridge: Cambridge University Press. > > e anche il classico > Joseph Weizenbaum, Computer Power and Human Reason. From Judgement to > Calculation, San Francisco, W.H. Freeman & Company, 1976, > https://archive.org/details/computerpowerhum0000weiz_v0i3; trad.it. Il > potere del computer e la ragione umana. I limiti dell’intelligenza > artificiale, a cura di F. Tibone, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1987. > > Un saluto, > Daniela > ________________________________________ > Da: nexa <nexa-boun...@server-nexa.polito.it> per conto di Alessandro > Brolpito <abrolp...@gmail.com> > Inviato: sabato 21 dicembre 2024 09:53 > A: alessandro marzocchi > Cc: nexa > Oggetto: Re: [nexa] black box in ricerche astronomiche > > Buongiorno Duccio e Giacomo, Nexa > > In fondo mi pongo spesso la stessa domanda, qual è la differenza tra un > uomo e un elaboratore nell'apprendere? > > Senza entrare in tecnicismi (non sono in grado), faccio fatica a vederli: > alla fine ciò che sappiamo e siamo dipende da chi abbiamo incontrato, > letto, interpretato con il nostro bagaglio. Ci esprimiamo, ad esempio per > iscritto, mettendo, una dopo l'altra delle parole, come sto facendo ora, al > meglio delle mie possibilità e dello strumento (il piccolo schermo del mio > smartphone - perdonate eventuali refusi). Un processo limitato dai miei > pregiudizi e da quello che non so. > > L'unica grande differenza che vedo é che nell'uomo l'apprendimento avviene > attraverso una emozione, occhi negli occhi. > > Ed un elaboratore? > > Naturalmente vedo tutti i rischi che Daniela e Giacomo evidenziano, sapere > é potere. Ma quella é una questione più politica, che le organizzazione > umane, simili alle ns società, potranno regolamentare, rimango fiducioso. > > Cordiali saluti e auguri di buone feste, Alessandro > > > Il Ven 20 Dic 2024, 11:09 alessandro marzocchi <alemar...@gmail.com > <mailto:alemar...@gmail.com>> ha scritto: > Ciao Giacomo, sono d'accordo: l'intelligenza sta negli occhi di chi guarda. > Domando: come nasce e si evolve l'intelligenza negli occhi di chi guarda? > Educhi le figlie ed insegni alle macchine. L'etimologia di educare > racconta l'azione di condurre fuori, quella di insegnare racconta l'azione > di imprimere un segno, mi sono fatto l'idea che la differenza fra noi umani > e macchine sta qui, ma non ho competenze né esperienze di programmazione. > Continuo ad avere dubbi che 'ste macchine siano così diverse da noi, > certamente lo sono ma, domando, i nostri modi di apprendimento, di formare > la nostra intelligenza sono tanto diversi da quelli di "queste" macchine? > Un cucciolo di umano come conosce un gatto? > Conoscere è già una porta verso l'infinito, non apro per la vastità > dell'impegno; con questa prudenza ipotizzo che il cucciolo di umano > "conosce" come "gatto" un'apparizione davanti ai suoi occhi, non la prima > apparizione ma l'ennesima e dopo avere fatto un gran numero di analisi, > confronti, memorizzazioni, errori, correzioni, approssimazioni, > aggiustamenti ecc. Immagino che similmente riconosca un gatto-gatto come > diverso da un gatto-riprodotto-in-foto. A me pare che in entrambi casi la > "statistica" ha un ruolo fondamentale, tu invece ritieni che la statistica > opera soltanto con le macchine e non con gli umani. > Tutto questo ci porta lontano, ma rimango ai primissimi passi: come e cosa > facciamo di analogo, e di diverso, nell'educare i figli rispetto a > insegnare a macchine? > Andando all'osso, forse noi umani siamo banali ed abbiamo paura a > riconoscerci tali. > Sulle altre questioni che hai introdotto so ancora meno però mi piacerebbe > tu cercassi di dibattere con gli astronomi autori della ricerca. Se ci > provi grazie! due volte grazie se aggiorni sul dibattito. > Ci avviciniamo a giorni topici solo per noi umani: auguri cordiali. > Duccio (Alessandro Marzocchi) > > Il giorno gio 19 dic 2024 alle ore 10:31 < > nexa-requ...@server-nexa.polito.it<mailto: > nexa-requ...@server-nexa.polito.it>> ha scritto: > > Date: Wed, 18 Dec 2024 23:14:13 +0000 > > From: Giacomo Tesio <giac...@tesio.it<mailto:giac...@tesio.it>> > > To: nexa@server-nexa.polito.it<mailto:nexa@server-nexa.polito.it> > > Subject: Re: [nexa] black box in ricerche astronomiche > > Message-ID: <c7f2e8fb-3c5c-4927-866e-eb5d3f5fc...@tesio.it<mailto: > c7f2e8fb-3c5c-4927-866e-eb5d3f5fc...@tesio.it>> > > Content-Type: text/plain; charset=utf-8 > > > > Ciao Alessandro, grazie della segnalazione. > > Aspetto di leggere l'articolo scientifico vero e proprio, per capire > come abbiano > > analizzato lo "spazio latente" [1] ma mi sembra evidente che se questi > ricercatori > > smettessero di pensare in termini AI e studiassero il software che hanno > > programmato statisticamente come una forma compressa (con perdita) dei > > dati utilizzati durante il processo, otterrebbero risultati migliori > > (ma forse, meno finanziamenti). > > > > Ad esempio la distinzione fra galassie passive ed attive ha molte > possibili > > spiegazioni anche in assenza di qualsiasi intelligenza: la prima fra > tutte, i dati (sintetici, se ho capito bene) potrebbero contenere variabili > fortemente correlate alla distinzione. > > > > Ti faccio un esempio terra terra: se programmo una vector mapping machine > > per prevedere il bmi degli islandesi fra i 20 e i 40 anni sulla base > della marca > > e della taglie degli indumenti che hanno indossato in un anno, è > probabile > > che la vmm in qualche layer interno finisca per trattare in modo diverso > gli > > esempi che hanno indossato un reggiseno da quelli che non l'hanno > indossato. > > > > Un ricercatore ottenebrato dalla propaganda della AI ti direbbe che > > la rete neurale ha imparato a distinguere abbastanza bene maschi e > femmine > > anche se il sesso non era presente nei dati di addestramento. > > > > Un ricercatore lucido ti spiegherebbe che il bmi dipende da peso e > altezza > > di un individuo, i quali, all'interno di una certa etnia, correlano > fortemente > > con il sesso a parità di altre taglie. > > Al contempo, l'uso del reggiseno, fra i 20 e i 40, è un forte predittore > del sesso > > di un individuo, per cui è in forte correlazione con i bmi probabili per > ciascuna taglia. > > > > Ciò non toglierebbe nulla all'utilità pratica della ricerca, soprattutto > se permette > > di individuare questo tipo di classificazioni interne operate dai layer > nascosti di > > una vector mapping machine (aka "rete neurale arificiale") generica. > > > > Ma rende un po' imbarazzanti certe affermazioni nell'intervista, come > > il paragone fra il processo di programmazione statistica e un > > corso di cucina. > > > > Tuttavia, aspettando di leggere l'articolo, ti ricordo che > l'intelligenza sta > > negli occhi di chi guarda [2] > > > > > > Giacomo > > > > > > [1] <https://www.baeldung.com/cs/dl-latent-space> > > > > [2] < > https://www.tesio.it/2018/01/19/the-delusions-of-neural-networks.html> > > > > > > ------------------------------ >