Buonasera Alfredo,

L'istruzione è materia di competenza dei paesi membri, la UE ha un ruolo
abbastanza marginale, dando dei framework/standard di riferimento per la
definizione e il monitoraggio delle competenze digitali di studenti e
cittadini.
A mio avviso, una difficoltà oggettiva è che l'essere oggi giorno
competenti da un punto di vista digitale è un 'moving target' che richiede
un processo incrementale, ben oltre l'apprendimento formale a scuola,
includendo la formazione per gli adulti, la riqualificazione regolare ecc.

E' un problema oggettivamente complesso, c'è consapevolezza, ma la
soluzione ripeto è assai complessa (ed urgente).

Alessandro





On Tue, 26 Nov 2024 at 15:50, Alfredo Bregni <abre...@iperv.it> wrote:

> Ciao, Enrico.
>
> "Fare qualcosa di utile insieme" significava vedere la gente impegnarsi in
> un progetto *proprio*, ...e tre
> volte rivoluzionario:
> - Sul piano tecnico-economico: diventare proprietari dell'ultimo miglio,
> cambiando non poche logiche di potere;
> - Sul piano sociale: plasmare insieme una nuova realtà;
> - Sul piano democratico: costruire, sulla nuova realtà "propria" e "fatta
> insieme", un nuovo modo di (co)operare, per darsi servizio reciproco
> disintermediando tutto il possibile.
> E sarebbe stato qualcosa di "autoavverante", perché il germe di "fare
> insieme" è la base di tutto, ...che abbiamo dimenticato.
>
> Ti faccio i miei complimenti per quello che hai scelto di fare e sei
> riuscito a realizzare, ma sai da solo -- senza che te lo dica io -- che si
> tratta di un ambito specifico e circoscritto, per quanto importante e
> pervasivo possa essere.
>
> Alla UE un giorno ho detto: "invece di microdefinire ogni più piccolo
> ambito di ricerca che pensate di finanziare, perché non date a tre saggi il
> 40% di tutto il budget della ricerca, e lo mettete sotto la dicitura di '
> *unexpected* innovation'?"
> Hanno sbarellato un attimo, perché hanno capito che nel loro approccio di
> micromanagement burocratico-ossessivo qualcosa non andava, ma sono certo
> che alla fine abbiano solo dato una scrollata alle spalle.
> Questo per dire che, se si vuole cambiare qualcosa, si deve cambiare
> abbastanza di brutto, non mettere a posto le sedie sul Titanic...
>
> E l'informatica, come vero ruolo socio-economico, dovrebbe per prima cosa
> crecare di diventare *dependable*, *friendly* e *flessibile*, mentre oggi
> a me sembra tutto il contrario di questo, con una nuova casta gergale di
> "preti", che ha passato gli ultimi trent'anni a costruire mirabilissime
> cattedrali di sabbia (si ragiona prncipalmente in termini di reusability,
> proprio perché l'IT è importante e pervasiva, e occorre arrivare presto,
> ...e addio a tutto il resto).
>
> Se l'Europa "insegnerà informatica" come oggi "fa ricerca", capisci ammè
> che non sarà una landa molto felice.
> E se abbiamo i politici che abbiamo (e probabilmente pure ci
> meritiamo...), forse questa è una cassandrata facile.
>
>
>
> ----- Original Message -----
> *From:* Enrico Nardelli <narde...@mat.uniroma2.it>
> *To:* nexa@server-nexa.polito.it
> *Sent:* Tuesday, November 26, 2024 1:44 PM
> *Subject:* Re: [nexa] "Tecnologia, Democrazia e controllo sociale: da
> Rodotà all'era dellAI"
>
> Caro Alfredo,
>
> io sto "facendo" da 10 anni, per la diffusione della consapevolezza
> dell'importanza di insegnare l'informatica nelle scuola, cioè a tutti i
> cittadini, col progetto Programma il Futuro (https://programmailfuturo.it),
> con le attività della coalizione europea Informatics for All (
> https://informaticsforall.org), con i miei interventi divulgativi (
> https://www.mat.uniroma2.it/~nardelli/dissemination-articles.html) e, da
> ultimo ma non meno importante, con le "pillole" di informatica estratte dal
> mio libro "La rivoluzione informatica" e pubblicate settimanalmente
> dall'IRPA (https://www.irpa.eu/a-passeggio-con-la-informatica/).
>
> Stanno "avvenendo" le cose? Nel novembre 2023 il Parlamento Europeo ha
> approvato una raccomandazione a tutti gli Stati Membri affinché
> l'informatica faccia parte dell'istruzione obbligatoria fin dai primi anni.
> Ne ho scritto qua
> https://www.startmag.it/innovazione/la-raccomandazione-europea-insegnamento-informatica-nella-scuola/
>
>
> Per la prima volta, dopo più di vent'anni in cui si è parlato solo di
> "digital skills", il termine "informatica" è entrato nel lessico della
> politica europea. Chissà che prima o poi non lo comprendano anche i
> politici italiani, ora che attraverso l'intelligenza artificiale hanno
> capito che "questa roba" è importante.
>
> Quindi, sì, dal mio punto di vista qualcosa sta avvenendo. È sufficiente?
> No, è solo il primo passo, serviranno penso almeno altri dieci o vent'anni
> per vedere effetti concreti nei singoli paesi.
>
> Mi spiace se non riesco a fare di più, ma penso che sia più efficace -
> visto che non sono in politica ma nell'accademia - impegnarmi nei temi
> tecnici sui quali ho competenza invece che su un generico "fare qualcosa di
> utile insieme".
>
> Ciao, Enrico
>
>
> Il 26/11/2024 00:33, Alfredo Bregni ha scritto:
>
> 
> Ciao, Enrico, Giacomo e tutti.
>
> Odio fare quello che pontifica, ma il problema è far avvenire le cose, non
> raccontare cosa andrebbe fatto.
> E in un mondo complesso, la cosa si ottiene -- *SE E SOLO SE è arrivato
> il momento buono...* -- agendo "per condizioni necessarie" (= si deve
> fare quello senza il quale non può avvenire quello che serve, ...sperando
> che le cose girino nella direzione voluta).
>
> Tutto quello che di cui parlate voi -- Enrico e Giacomo -- si chiama
> "cultura", ...e non è un caso se la gente (salvo i privilegiati) viene
> mantenuta in una sottocultura consumistica e manipolata, quando non peggio.
> Mettersi a fare proclami che tutti dovrebbero crescere culturalmente è
> tanto bello in teoria quanto inutile sul campo.
>
> La mia idea di far comunicare la gente, DOPO che avesse impostato un
> progetto *corale *di "riappropriarci di qualcosa di nostro" (detto
> banalmente, paghiamo il canone su qualcosa di nostro, strapagato negli
> anni, e la transizione da rame a fibra era l'occasione buona), decidendo
> poi cosa offrire l'uno all'altro, con un livello di intermediazione ridotto
> / nullo, era in questa direzione: *se non c'è quello*, *tutto il resto
> manca*; *se non si cambia il punto chiave, l'intermediazione, il
> cambiamento neanche parte* (la cultura si cambia in 50 anni, e forse
> neanche: avevo 18 anni nel '68, e mi sentirei di dire che si è più perso
> che progredito, rispetto a quanto ci si sarebbe potuto aspettare; con la
> comunicazione -- persino "fisica" -- in mano ai cittadini, si sarebbe
> potuto vedere cambiare qualcosa in 10).
> IL PUNTO E' CHE NON ERA ARRIVATO IL MOMENTO: era il momento giusto sul
> piano tecnico (transizione da rame a fibra), ma non su quello sociale,
> culturale e politico: praticamente tutti i "cittadini" che ho incontrato, o
> pensavano a farci sopra del business, o aspettavano di sentire quali
> fossero le idee altrui, per "comprare" da altri la direzione del proprio
> futuro, invece di pensare a prendere l'iniziativa nelle loro mani (*e
> questo DI CERTO dal '68 ce lo siamo beatamente perduto*).
>
> Condizione necessaria, non sufficiente, era e sarà *provare a svegliare
> la gente a fare una cosa utile insieme.*
> E ora si aspetta che arrivi un'altra occasione e la gente abbia capito
> qualcosa di più (*nel trend dal '68 ad oggi, temo di doverne dubitare*).
> Per ribaltare un grosso sasso, si deve attendere una scossa di terremoto e
> poi spingere tutti insieme (considerato che le macchine movimento terra
> sono in mano a chi il masso lo vuole lasciare dov'è). Il terremoto era la
> transizione tecnologica rame-fibra, ma la gente non aveva (più) la cultura
> politica di fare le cose insieme, e (non ancora) quella tecnica di capire
> la relazione fra tecnologia (di comunicazione; l'informatica c'entra molto
> meno) e democrazia.
>
> Se parlate di (sola) informatica, o al contrario dell'universo mondo di
> tutta la cultura, parlate di qualcosa di molto parziale (e/o addirittura
> ingannevole), oppure di ingestibile nella sua enormità. Non si va da
> nessuna parte.
> Si deve attendere il momento, e agire in modo mirato in un punto chiave.
> Tema più vasto (come problem determination) e più ristretto (come problem
> solution) di quello che si dibatte qua.
>
> E scusate se ho pontificato...
>
> In ogni caso, basta guardare all'avventura del Movimento Cinque Stelle,
> delle vaccinazioni e green pass Covid, e del superbonus 110%, per capire 
> *quanto
> siamo indietro* rispetto a 56 anni fa...
> Non c'è un c...o di cultura socio-politica diffusa, oggi.
>
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> Prof. Enrico Nardelli
> Past President di "Informatics Europe"
> Direttore del Laboratorio Nazionale "Informatica e Scuola" del CINI
> Dipartimento di Matematica - Università di Roma "Tor Vergata"
> Via della Ricerca Scientifica snc - 00133 Roma
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