Si, ma l'uso del materiale per creare il software che poi genera a sua volta è a fini trasformativi! Il materiale non è usato per il suo valore espressivo, quindi la creazione del software/modello non ha effetti sul valore di mercato dell'opera originale utilizzata - non la sostituisce. Si potrebbe discutere se quegli effetti sostitutivi ci siano nel contesto della produzione degli output di quel modello, ma è altra questione - e io direi di no in base alla mia interpretazione di nozioni quali ad esempio "effect of the use on the potential market for the work" nella clausola fair use o nozioni come "conflicting with normal exploitation of the work" e "prejudice legitimate interests" nel three-step-test di Berna. Questa è la mia argomentazione. Ve ne sono altre plausibili. Legga *Google Books* e quel che viene prima.
Lei è estenuante. Non è necessario rispondere a tutto, ripetutamente, discutendo affermazioni che lei assume appartengano al suo interlocutore senza che questo sia il caso, sviluppando argomentazioni che sono per la maggior parte irrilevanti rispetto a quel che il suo interlocutore dice e costantemente lasciar intendere che il suo interlocutore non comprende la tecnologia che lei invece ben comprende, anche se poi quella comprensione profonda è irrilevante ai fini della discussione. Il mio riferimento precedente alla τέχνη era un'allusione a un dibattito millenario. Non si può ridurre tutto alla τέχνη; bisognerebbe saper astrarre... Giancarlo On Sun, Sep 8, 2024 at 6:05 PM Giacomo Tesio <giac...@tesio.it> wrote: > In realtà Giancarlo ho ben chiaro il dibattito in corso, gli interessi in > gioco, > le "strane alleanze" e i fiumi di soldi che stanno inquinando questo > dibattito. > > E sono rassegnato al divorzio dalla realtà che tutto ciò comporta. > > Tuttavia, da informatico più interessato allo stato di diritto che ai > soldi in questione > non posso che descrivere i software cui il dibattito fa riferimento. > > Il 8 Settembre 2024 15:34:15 UTC, GC F ha scritto: > > Quel che conta è che... > > Bene, finalmente concordiamo che ogni riferimento al data mining è > infondato e fuorviante. > > > si utilizzino espressioni proteggibili per > > creare/addestrare uno strumento > > Ecco quando su parla di "AI training" si parla del processo di > programmazione statistica > attraverso cui si ottiene un software. > > Questo software è un opera derivata dai dataset sorgenti (e da pochi altri > dati decisi > dai "data scientist"). > > Ancor prima che questo software venga eseguito e produca output che > riproduca in > tutto o in parte un'opera usata per programmarlo, la sua realizzazione > deve rispettare > i diritti degli autori di tutte le opere che costituiscono il dataset > sorgente. > > Questi autori possono aver ceduto il diritto di creare quel software come > opera derivata > dalle proprie opere (come fanno i giornalisti o i romanzieri che lavorano > come "chatbot helper") > e in tal caso siamo tutti contenti. > > Tuttavia, per creare un'opera derivata dalle loro (come il software in > questione) tale > cessione è necessaria nei termini del diritto d'autore. > > > Anche se il processo di training AI si basa su > > riproduzioni meccaniche di opere nella loro interezza, questo non implica > > di per sé la violazione del diritto d'autore, se tale riproduzione è > votata > > alla creazione di uno strumento che poi utilizzi quelle riproduzioni > > meccaniche a fini trasformativi. > > Temo che questo passaggio evidenzi un malinteso di fondo: non stiamo > discutendo della > legittimità di creare un dataset contenente copie di testi coperti dal > diritto d'autore, ne della > loro copia in memoria durante il processo impropriamente chiamato > "training". > > Stiamo parlando del processo di creazione di un'opera derivata (il > "modello"). > > > certe sue affermazioni sono forse "ingenue" [...] (eg "Anche se poi le > aziende > > forniscono accesso a quelle opere derivate "a pezzetti", le opere sono > > state integralmente incluse nel processo di programmazione statistica (il > > "training" della "AI")"). > > Beh, più che ingenuo, direi che distinguere fra software e output del > software è ovvio. > > Mi pare invece incredibile che li si possa confondere e mi chiedo come sia > possibile > nel 2024 una confusione tanto evidente. > > In questo però potrei essere "ingenuo", in effetti. > > > > La questione dell'applicazione della "dicotomia > > idea/espressione" al TDM è proprio relativa al fatto che per estrarre > dati, > > non proteggibili, si debbano effettuare copie meccaniche integrali > > dell'espressione proteggibile in cui quei dati sono contenuti. > > Sennonché non stiamo parlando di dette copie, ma del software che ne viene > compilato. > > > Sia chiaro: se il processo di compilazione / compressione lossy cancella > il diritto > degli autori a me va benissimo! > > L'importante è che valga anche per i binari x86_64 di Microsoft, per gli > mp4 ottenuti dai film Disney, > etc... > > > > Giacomo >