Non vedo opposizione: la regolazione non esclude la promozione di piattaforme aperte.

I monopoli si combattono con la competizione e l'antitrust, e la centralizzazione si abbatte con l’interoperabilità e portabilità dei dati.

Volendo farlo, vanno regolati simultaneamente sia i mercati che le tecnologie. Ma il panorama politico globale offre pochi esempi di tale volontà, mentre abbonda di proposte che vanno dalla tutela del mercato agli anarco-capitalisti. In questo contesto, che fare?

Per quanto sostenga il f/oss, non ne farei una questione di licenze: il software libero era efficace nell'attaccare il precedente modello basato sulle licenze software, ma il surveillance capitalism anzi ne trae vantaggio.

Attardi fa l'esempio di Wikipedia che è l'unica piattaforma centralizzata di scala globale confrontabile con GAFAM e che non usa il surveillance capitalism come modello di business.

Mi pare suggerisca che abbiamo bisogno di alternative al modello di business, e in questo la proposta di offrire gli stessi servizi con un modello stile WP senza sorveglianza mi pare valida.

L'auspicabile costruzione di piattaforme /decentrate e aperte/ può passare da piattaforme /centralizzate/ e /aperte/, di sicuro non passa da piattaforme centralizzate e /chiuse/ che si difendono dalla regolazione in ogni modo lecito e non.

Posso avere i dati più portabili del mondo e le piattaforme più interoperabili, ma se non ho alternative viabili non so che farmene.

L'email è in teoria completamente interoperabile, ma il pubblico non percepisce che ci siano alternative a Gmail o la necessità di usare quelle che ci sono.

ciao,

Alberto


On 21/09/23 10:05, Giuseppe Attardi wrote:

On 21 Sep 2023, at 08:02,nexa-requ...@server-nexa.polito.it  wrote:
Date: Thu, 21 Sep 2023 08:02:05 +0200
From: "M. Fioretti"<mfiore...@nexaima.net>
To:nexa@server-nexa.polito.it
Subject: Re: [nexa]  R:   necessaria alfabetizzazione digitale - già
    Mozilla: "It’s Official: Cars Are the Worst Product ...
Message-ID:<zqvcxdcag9+pc...@nexaima.net>
Content-Type: text/plain; charset=utf-8

On Thu, Sep 21, 2023 01:40:05 AM +0200, Giuseppe Attardi wrote:
Mi sembra un dibattito tra sordi.

Stiamo dicendo le stesse cose: che una volta c'era
l’interoperabilità, che serve la portabilità dei dati e che entrambi
sono essenziali per un mercato di servizi libero e competitivo.
forse stiamo arrivando a dirle adesso, cioe' solo DOPO che LEI:

1) ha mischiato, non si capisce perche', interoperabilita' e number
   portability, dando per scontato che l'interoperabilita' "una volta
   c'era" ma quelli erano i bei tempi andati che mai torneranno
   perche' ormai e' arrivata l'AI e bisogna accettare di correre solo
   dietro a quella (*)
Giustappunto, un dialogo tra sordi.
Mi attribuisce stupidaggini che non ho detto solo per convincersi di aver 
ragione.

BTW, se c’è interoperabilità, c’è di solito anche portabilità: basta uno script 
che acceda e scarichi i dati.

2) ha affermato tutt'altro, non "entrambi sono essenziali" ma:

   "Tutto il resto sono palliativi: interoperabilità importante e
   utile"
Anche qui travisa il senso: stavo dicendo che non bastano, perché il difficile 
non è la tecnologia, che esiste da decenni, ma la sua adozione di massa.
Lei può sperare nelle regolamentazioni, io sono scettico.
Il discorso era partito proprio da lì, quando lei ha detto che alla 
maggioranza, di come è fatto il software interessa poco. Per attrarre utenti, i 
servizi devono essere non solo ben fatti e comodi da usare, ma convenienti, 
anche in termini di costo.
È cosa è più conveniente di un servizio gratuito?

Quello che è cambiato dai primi tempi di internet era che allora ciascuno e in 
molti mettevano su i propri servizi ad uso di sè e di altri. La posta 
elettronica ad esempio richiedeva un server per ogni rete, e qui si usava 
software libero come sendmail (per quanto obbrobrioso fosse il software).
Poi sono arrivati i servizi di posta gratuiti come Gmail, che ti esimono da 
comprare server, gestire storage e backup (e di configurare sendmail).
E Damiano Verzulli ha denunciato che i rettori sono passati in massa a quello, 
smantellando i propri servizi.
Altri hanno denunciato i rettori perché così facendo violano le norme sulla 
privacy, consentendo il trasferimento dei loro dati negli USA.
Si tornerà indietro con l’obbligo di rispettare Schrems II?
Temo di no, perché per rinunciare a una convenienza occorre trovare una 
convenienza maggiore.

Per tornare a servizi basati su protocolli interoperabili, bisogna contrastare 
i servizi offerti apparentemente gratuitamente, affinché chiunque offra servizi 
sia sullo stesso piano economico.
Poi occorre che si sviluppino comunità che offrano servizi ai propri membri, 
esattamente come facevano quelli che mettevano in piedi i server di posta, i 
web server, gli storage distribuiti, gli IRC server, Wikipedia, ecc.
È questo il mio appello alla (ri)nascita di comunità che si dedichino a questo 
e che siano sostenibili.

Senza queste due parti, l’interoperabilità non farà che garantire agli attuali 
operatori di mantenere il loro dominio.

3) le e' stato fatto educatamente notare (per esempio con "ohibo'"
   invece di altro), e non solo da me:

    https://server-nexa.polito.it/pipermail/nexa/2023-September/051547.html

   che non era un'argomentazione particolarmente robusta.
Quintarelli ha una fiducia incrollabile nelle regolamentazioni, nonostate si 
sia dovuto scottare con la sua proposta di legge sulla Net Neutrality.

—  Beppe
Comunque l'importante e' esserci arrivati quindi, soprattutto per
mancanza di tempo, mi fermo qui.

Buona giornata,
Marco

(*) "Why should we cope [with AI]? This sounds so ridiculous to
me. Society should build technology that helps us, rather than simply
adjusting to whatever technology comes our way" non l'ho detto io, ma
qualcuno che di queste cose ne sa piu' di tutti noi insieme:

https://www.politico.com/newsletters/digital-future-daily/2023/04/11/timnit-gebrus-anti-ai-pause-00091450
--
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