Rientrato a Genova in primo pomeriggio eccomi a scrivere alcune righe per 
fissare le emozioni di questo inusuale Mapping Party.
Tutti i M.P. ai quali ho 
partecipato (Portofino 1 e 2, Parco Antola) erano di stampo escursionistico ma 
in questa occasione oltre i discreti risultati mappatorii prevalgono le 
emozioni extra-GPS

Visitavo le Dolomiti per la prima volta e mi ero preparato 
consultando cartine e diverse relazioni sui sentieri e percorsi della zona per 
affrontare al meglio l'evento, così tra le letture sui siti web e la 
preparazione dello zaino eccomi venerdì a Mezzocorona, in compagnia di Luca e 
Roby, pronti a partire; il tempo di trovare parcheggio a Molveno ed ecco che 
inizia a piovere ... vabbè, copriamo noi e gli zaini e iniziamo la salita che, 
giusto per la cronaca, prevedeva un dislivello di circa  1500m. La pioggia ci 
seguirà per più di due ore, ma fortunatamente cessa quando raggiungiamo una 
quota che ci permette di scorgere le prime cime delle Dolomiti, in quel momento 
realizzo quale maestosità ci troviamo davanti. Per un escursionista, categoria 
alla quale indegnamente penso d'appartenere, trovarsi davanti ad una cima od un 
luogo lungamente sognati porta ad una miscela di gioia, aspettativa ed un 
giusto timore reverenziale per un qualcosa di immensamente più grande e 
duraturo di noi, in quei momenti chiedi quasi benevolenza alla Montagna 
chiedendole che ti accolga benevola e ti mostri i suoi splendori.
Tornando a 
cose più prosaiche, durante la lunga salita, complici la pioggia battente,  il 
pesante zaino e la mancanza d'allenamento, il Roby inizia a dare segni di 
cedimento pensando addirittura di bivaccare lungo il sentiero per raggiungere 
il Rifugio Agostini (2410 mslm) l'indomani; in quel momento però lo spirito di 
gruppo è riuscito a superare la stanchezza del singolo e con calma siamo 
riusciti ad arrivare assieme alla prima meta del programma, il Rifugio Agostini 
appunto (ah, dimenticavo ... durante la seconda parte del percorso ci siamo 
imbattuti in un praticello con diverse decine di stelle alpine e sono partite 
le prime foto).
Poco dopo ci raggiunge anche Cristina che era partita da 
un'altra località (flirtando con lo sherpa locale) e intorno alle 21 ci sediamo 
a tavola iniziando a sbranare tutto quel che ci capitava a tiro e, dopo due 
meritatissimi giri di grappe, ci ritiriamo a dormire per risvegliarci alle 6 
(ora indecente per una sveglia in Rifugio). Una piccola nota se la meritano i 
gestori del Rifugio Agostini, molto cortesi e simpatici; oltretutto è un 
rifugio relativamente piccolo nel quale si respira una bella aria.
Sbranata 
anche la colazione srotoliamo lo striscione Openstreetmap per le foto di rito 
(ci piacerebbe che una di queste finisse nello "Image of the week" del wiki)  
suscitando curiosità tra i gestori dell'Agostini e di qualche ospite, ed ecco 
che Luca 'stressa' Delu catechizza gli ascoltatori come un predicatore del 
vecchio testamento; terminato il sermone ci avviamo verso il Rifugio Pedrotti 
(2491 mslm). Sosta alla Forcoletta di Noghera per alcune foto ed una panoramica 
da dare in pasto allo "Augmented reality" del progetto Marmota di FBK http:
//tev.fbk.eu/marmota/ , poco dopo, superata una crestina entriamo nella valle 
della Pozza Tramontana e ci appare il gruppo della Cima Tosa lasciandoci tutti 
a bocca aperta; lì ci dividiamo per mappare il sentiero Palmieri e la sua 
variante alta; raggiungiamo così il Pedrotti per sosta birra (Martin, la birra 
era buonissima) e panino.
Ripartiamo in salita raggiungendo la Bocca di Brenta 
(2552) innevata, punto più elevato di tutto il Mapping Party. Entriamo così 
nella Val Brenta alta dove allo spettacolo di imponenti pinnacoli quali il 
Campanile alto e Campanile basso s'aggiunge l'emozione di una discesa di 
qualche centinaio di metri sulla neve.
A quella quota bisogna valutare bene la 
condizione del manto nevoso, fortunatamente non era ghiacciata e non vi era 
pericolo alcuno di fenditure o crepacci; iniziamo la discesa evitando la linea 
di massima pendenza usando passo fermo ed una leggera spigolatura degli 
scarponi; passiamo un piccolo salto di rocce attrezzato con cavi d'acciaio e 
dopo altra neve perdiamo quota ed in breve ci troviamo in un paesaggio prativo 
con splendidi fiori per giungere al Rifugio del Brentei (2182 mslm), alcuni 
minuti di sosta per mappare tutto il mappabile e pausa caffè (leggermente 
diversa dalle abituali pause caffè in ufficio) e imbocchiamo il sentiero 318 
con deviazione sul 328 per raggiungere la meta di questa seconda giornata: il 
Rifugio Tuckett (2271 mslm); sistemati i bagagli nell'adiacente e più piccolo 
Rifugio Quintino Sella (fondatore del CAI nel 1863) piazziamo lo striscione OSM 
in bella vista e dopo le foto siamo pronti per la cena (alle 18,30); ceniamo 
accanto ad un francese d'origine italiana innamorato dell'Italia e della sua 
cucina e dopo una chiaccherata alle ultime luci del giorno e solito giro di 
grappe filiamo a nanna.
Domenica mattina partiamo con flemma inglese intorno 
alle 9 puntando verso il Rifugio Stoppani, dove il Roby deciderà di mappare la 
funivia verso Madonna di Campiglio; giunti nelle sue vicinanze notiamo il 
cambiamento di coloro che incrociamo, in effetti la comoda funivia conduce in 
quota turisti che mai si sognerebbero di guadagnarsela a piedi, ma tantè ... 
business is business, ed un cavo d'acciaio porta tanti turisti e tanti soldi. 
Salutiamo il Roby e dopo aver cantato e ballato alle note di 'Che cos'è l'amor' 
di Vinicio Capossela (grande! E dire che questa canzone l'avevo ascoltata col 
lettore MP3 durante il viaggio in treno) trasmessa dagli altoparlanti del 
Rifugio, abbandoniamo la mondanità imboccando il sentiero 301 per tuffarci nel 
silenzio subito dopo il Passo del Grostè. Dopo alcuni saliscendi, oltrepassato 
il Passo della Gaiarda (2242 mslm) iniziamo una discesa che ci condurrà in una 
splendida valletta prativa ove è situata la Malga Spora. Sosta di rito alla 
bucolica Malga, ma un diabolico odorino s'impossessa delle nostre narici e ci 
spinge ad entrare nella Malga stessa e, poco dopo senza neanche esserne 
pienamente coscienti, ci ritroviamo a mangiare un piatto di polenta taragna 
cucinata a legna con fettona di formaggio prodotta in loco (situazione molto 
vicina al Nirvana). Rientriamo in noi dopo diversi minuti e realizziamo che ora 
ci aspetta una salita bella tosta (da 1852 a 2165m in un chilometro e mezzo) 
con la polenta sul gozzo. Ci dividiamo da Cristina, che prosegue verso il Pizzo 
Gallino (2442 mslm) (complimenti per la salita su pietraia e sfasciumi); io e 
Luca affrontiamo la salitella con un pò di mappazza, ma scegliendo il giusto 
passo arriviamo al Passo del Glamer senza aver avuto neanche una fantozziana 
visione mistica. Al Passo seguiamo sentieri diversi, un pò per mappare il più 
possibile, un pò per godersi introspettivamente una parte della giornata. Luca 
scende dal sentiero 344 passando dal Rifugio Croz dell'Altissimo (1430 mslm), 
io salgo col 344bis (adoro il dislivello) passando accanto alla Cima dei 
Lasteri, scendo al Passo omonimo per poi prendere una deviazione che mi 
condurrà, attraverso un sentiero leggermente esposto e con uso delle mani negli 
ultimi 100m, al Croz dell'Altissimo (2339 mslm) godendo di un poderoso panorama 
verso Ovest e con uno strapiombo di circa 1000m; ritorno poi sul 344bis 
scendendo sino ad un bivio attraverso una zona ad alto carsismo, attraverso 
strette fenditure nelle rocce in mezzo ad una marea di Pino Mugo e supero un 
paio di sellette un pò esposte; questa ultima parte in solitaria mi è veramente 
piaciuta, sia per il paesaggio sia per il poter entrare in sè stessi e tentare 
la simbiosi con la natura selvaggia, in quei momenti si assapora la gioia pura 
e semplice. Proseguo la discesa raggiungendo pian piano i primi segni 
dell'antropizzazione, arrivo infine al Rifugio La Montanara dove mi aspetta 
Cristina che, vedendomi un pò provato entra e mi porta una birra che bevo come 
fosse prezioso nettare. Alcuni minuti di riposo, poi contattiamo Luca che sta 
recuperando l'auto; rimane così un'appendice di Mapping che ci fa percorrere il 
Sentiero delle Grotte, con una roccia molto simile al conglomerato che spesso 
si trova in Liguria, arriviamo infine sull'asfalto stanchissimi ma con gli 
occhi ancor pieni di bellezza. Veniamo recuperati da Luca e decidiamo per un 
postludio del Mapping Party a base di: 2 giri d'aperitivo e cena finale in un 
ottimo agriturismo della zona, termino la giornata bivaccando in un 
amenity=shelter (N.D.A.: in casa di Luca) per partire con caalma questa 
mattina.

Se qualcuno ha avuto la pazienza d'arrivare a leggere sin qui lo 
ringrazio .... e dire che tutto questo doveva essere solo ... un Mapping Party.

Alla Prossima 
  Alessandro     Ale_Zena_IT

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