Buongiorno prof Attardi, La Commissione europea ha una 'direzione generale', il Joint Research Centre Joint Research Centre <https://commission.europa.eu/about-european-commission/departments-and-executive-agencies/joint-research-centre_en> (JRC), che si occupa di ricerca, in diversi ambiti, inlcuso l'IA.
Il passaggio da una somma di ricerche nazionali ad una ricerca europea mi sembra una 'condicio sine qua non' per poter fronteggiare adeguatamente le sfide e i 'competitors' globali. Mi chiedo se il JRC non possa essere la sede opportuna. Non è mai stato fatta questa ipotesi? Cordialmente, Alessandro On Mon, 28 Oct 2024 at 11:38, Giuseppe Attardi <atta...@di.unipi.it> wrote: > Da almeno 6 anni sto andando in giro a dire che l’Europa non doveva > perdere il treno dell’AI, rifacendomi a quanto afferma Angelo Raffaele Meo, > ossia che in informatica è sbagliato rassegnarsi dicendo che ormai abbiamo > perso il treno, perché di treni ne passano in continuazione. > Il punto cruciale è che per non perdere il prossimo treno bisogna > prepararsi a prenderlo, facendo le scelte giuste riguardo a investimenti in > formazione, infrastrutture, capitali e strutture societarie. > Abbiamo perso il treno del cloud perché è fallito il piano del ministro > dell’Economia tedesco che auspicava la costituzione di un Airbus per il > cloud, limitandosi alla costituzione di Gaia-X, che si è persa a litigare > sul come definire protocolli di interoperabilità, avendo al suo interno le > stesse aziende americane con cui avrebbe dovuto competere. Immaginatevi se > nel consorzio Airbus a decidere fosse stato il CdA di Boeing, quello che è > stato condannato per i disastri del 747 Max, e che ha condotto l’azienda a > processi produttivi in outsourcing terribilmente inadeguati. > > Lasciando perdere il modello Airbus, per l’AI siamo andati in giro per > l’Europa, con l’associazione CAIRNE, sostenendo la necessità di un CERN for > AI (https://cairne.eu/cern-for-ai/), una infrastruttura di ricerca comune > dotata delle risorse adeguate per lo sviluppo dell’AI moderna, con progetti > delle dimensioni di quelli come il LHC. Ho continuato a sentirmi dire che > non c’era bisogno, che ogni paese ha le sue eccellenze e che sarebbe > bastato mettere in rete i denti europei esistenti. Così sono stati > finanziati progetti di rete ( > https://www.ai4europe.eu/Network-of-Excellence) quinquennale con un > budget irrisori di poche decine di milioni di Euro. Quando dicevo che i > modelli di AI stavano crescendo esponenzialemente di dimensioni, Cédric > Villani, incaricato da Macron di scrivere la strategia francesse sull’AI, > mi espresse i suoi dubbi. > > Nel frattempo il Parlamento europeo e la commissione hanno virato la loro > attenzione sull’etica dell’AI e sulla sua regolamentazione, impiegando > tutto il loro tempo nel promulgare una norma complessa, farraginosa, > costosa, sbilanciata e alla fine controproducente come l’AI Act e la EC ha > dirottare tutti i finanziamenti di ricerca su AI trustworthy o responsible, > un ossimoro perché la responsabilità deve essere sempre dell’uomo e non > della macchina. > > Quindi sì, certo, se continuiamo così, l’Europa non sarà il terzo polo > dell’AI, ma nemmeno di cloud, di auto elettriche, di batterie, di energie > rinnovabili, di microprocessori, ecc. > Il guaio è che saremo superati non solo da Cina e da India, ma anche dalla > Nigeria, quando il prossimo miliardo di persone si connetterà a Internet. > Altro che immigrazione, saremo noi a dover emigrare: i nostri figli > migliori già lo fanno. > > — Beppe > > On 26 Oct 2024, at 12:00, nexa-requ...@server-nexa.polito.it wrote: > > Subject: [nexa] L'Ue non sarà il "terzo polo" dell'Intelligenza > artificiale fra Usa e Cina. Ecco perché. L'analisi di Aresu - > Startmag > Message-ID: <99f6608b-c8d3-4573-9469-bff18ef8c...@polito.it> > Content-Type: text/plain; charset=utf-8 > > Da leggere e meditare: > > https://www.startmag.it/innovazione/intervista-alessandro-aresu-geopolitica-intelligenza-artificiale-parte-2/ > > >