Ringrazio Marco Fioretti per la risposta e ancora di più Giacomo Tesio
per avere illustrato il suo punto di vista che coincide quasi
perfettamente con quella che è anche la mia posizione.
In particolare, quella sulla assoluta pervasività delle tecnologie
digitali e del loro impatto in caso di abusi. Ed infatti non vedo tante
discussioni etico-filosofiche sulla chimica della combustione degli
idrocarburi. Fermo restando l'importanza del tema, sia ben chiaro.
Peraltro, proprio perché i decisori possono NON essere tecnologi, su
temi come questi dovrebbero almeno essere in grado di capire di cosa si
parla. Per non essere presi per i fondelli dal primo
Mega-Manager-Digitale di turno. E devo dire che nel passato di cose
strane dette dagli OTT ai politici e da questi riprese totalmente, ne ho
sentite.
In più si aggiunge un altro aspetto: quello della democrazia consapevole
delle decisioni. Il problema non è solo il politico che le prende e le
relative conoscenze, ma anche quello dei cittadini che voteranno i
programmi di quel politico. Che devono quindi necessariamente capirne un
pochino.
Pensate alla discussione su Twitter sul tema free speech, con Musk che
insegue Trump e Trump che insegue Musk. Immaginatela portata nel dominio
dell'AI e degli LLM, su temi come il bias. Non credete possibile che un
futuro Trump possa immaginare una sua policy del tipo "Votatemi e gli
algoritimi li decido io per voi"? Chi vuole controllare i libri nella
scuole, decidendone la liceità, non vorrà controllare gli algoritmi?
Un caro saluto a tutti
Giorgio
Il 23/08/24 12:04, Giacomo Tesio ha scritto:
Ciao Maurizio,
On Fri, 23 Aug 2024 09:38:55 +0200 maurizio lana wrote:
per valutare l'impatto della mobilità individuale sull'ambiente non
occorre conoscere la chimica della combustione degli idrocarburi ma
sapere che l'uso dell'auto produce gas inquinanti, e che l'elettrico
consuma risorse rare e limitate.
Quante auto esistono per ogni singolo essere umano?
Quante di queste auto "si muovono da sole" (ovvero sono automatismi)
interagendo con l'ambiente circostante per riprodurre meccanicamente
gli effetti decisi da chi le ha costruite?
Quante di queste auto determinano dove i proprietari possono
andare, o cosa debbano sapere o persino pensare?
E' un errore comune paragonare l'informatica alle specialità del
passato, ma l'informatica non è una disciplina specialistica.
I computer sono meri specchi per le menti di chi li programma.
Chi non comprende come un software funziona (tanto da saperlo
modificare) può forse essere in grado di rilevare gli effetti che
questo produce (quando ormai quegli effetti sono praticamente
irreversibili), ma non può in alcun modo immaginare le infinite
implementazioni alternative che quel software avrebbe potuto avere.
Che contributo può avere la sua opinione in merito se non è in grado di
concepire proposte alternative al funzionamento di un software?
E come farà a smentire chi gli dice che una certa implementazione è
impossibile quando invece è possibile ma quella persona non ha
interesse a realizzarla (o le competenze per concepirla?)
Per fare un parallelo con un'altra scellerata decisione politica, è un
po' come se ci avessero chiesto se chiudere le scuole durante il Covid
e noi non avessimo avuto le capacità mentali per concepire l'idea di
tenerle aperte.
Per una persona che non comprende come funzionano le migliaia di
software con cui interagisce quotidianamente "There is no alternative"
non solo perché non conosce le alternative che esiste, ma perché non è
in grado di concepire le alternative che potrebbero esistere e che
invece sono state considerate e scartate da coloro che quei software
li hanno realizzati.
Il fatto che persone colte ed intelligenti attribuiscano in buona fede
intelligenza a software programmati statisticamente, non è sufficiente
a dimostrare l'impossibilità concreta di partecipare alla pari ad un
dibattito democratico che riguardi quei software senza comprenderne
appieno il funzionamento?
e non penserei che i progettisti e costruttori di auto sono i soli
che possono davvero provvedere alla cura dell'ambiente.
Anche qui il parallelo non regge.
Il progettista di auto si occupa di auto, non dell'ambiente.
L'informatico invece si occupa di informazioni tutto il giorno.
Si occupa di registrarle, preservarle, trasformarle e presentarle.
Lo fa in buona parte attraverso le loro rappresentazioni (i dati,
di cui il software, come ogni altra espressione umana, è parte),
ma non solo.
Le informazioni di cui ci occupiamo, sono esperienze soggettive di
pensiero comunicabile che tramite i dati che scriviamo (il codice)
imprimiamo al mondo esterno senza alcun controllo se non quello che
possono esercitare altri informatici.
Quando
Che gli informatici ricevano anche una preparazione di base anche su
questi temi sarebbe ottimo, e che vengano sempre CONSULTATI da chi
deve decidere pure
dimentica che gli informatici, essendo persone, possono mentire.
E solo un informatico altrettanto competente può smentirli o decidere
chi sta sbagliando (magari in buona fede) e chi no.
La pervasività e la scala degli effetti dell'informatica ne fanno una
precondizione per una piena cittadinanza in una società come la nostra.
L'alternativa è lo status quo:
la cosa non risolve deputando alcuni sommi sacerdoti a decidere per
gli altri bensì facendo crescere la conoscenza che le persone hanno:
è l'annosa questione aristocrazia/democrazia.
Esattamente.
La conoscenza è potere solo dove l'ignoranza è diffusa.
Per questo la democrazia si costruisce e si protegge nelle scuole.
Ma la prima condizione per costruire una democrazia e credere che sia
possibile. Per questo il primo obiettivo di un oppressore è convincere
l'oppresso che "There Is No Alternative".
Giacomo
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Prof. Ing. Giorgio Ventre
Scientific Director, Apple Developer Academy
Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell'Informazione
Università degli Studi di Napoli Federico II
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