Buongiorno,
grazie per l'articolo molto chiaro e ricco di riferimenti tecnici e
giuridici.
Mi permetto di evidenziarne succintamente alcuni punti per chi non l'ha
letto, sperando di non travisare.
La prospettiva dell'applicazione massiva dell'hypernudging è che chi
detiene le informazioni sugli individui ha la facoltà di 1)
scegliere chi manipolare e 2) usare le strategie più efficaci per
influenzarne le decisioni, senza che 3) l'interessato sappia di
essere oggetto di un tentativo di persuasione.
Di conseguenza non solo viene violata la sua privacy, ma viene
minata la capacità dell'individuo di formarsi opinioni autonome e di
compiere scelte razionali conseguenti, quando non viene danneggiato
sul piano psichico ed economico.
Questo nonostante esista una formidabile mole di dottrina filosofica
e giuridica, radicata nella concezione kantiana di autonomia, che
sancisce il diritto, o meglio la libertà, di esercitare tali capacità.
Per contrastare il consolidarsi del macchinismo di cui sopra è
richiesta la tutela del diritto alla sovranità o /libertà
cognitiva/: il non essere misurati e analizzati perché sia mantenuta
l'auto-determinazione mentale.
Questo diritto è distinto da quello della libertà di espressione in
quanto la formazione del pensiero anticipa la sua espressione: se la
formazione del pensiero non è libera, non lo sarà né l'espressione
né gli atti che ne conseguono. E -incidentalmente- la persona non
potrà nemmeno essere considerata responsabile di atti compiuti
seguendo pensieri non formati liberamente.
Se ho compreso bene la testi esposta, che mi sembra del tutto
condivisibile, il /condizionamento/ del pensiero su scala e con metodo
industriale mina la libertà di formare un pensiero individuale autonomo,
che va difesa tutelandola come un diritto distinto da quello di espressione.
Mi chiedo tuttavia se non sia possibile ampliare il punto di vista
guardando anche agli effetti sociali oltre che a quelli giuridici
centrati sull'individuo.
Infatti un ruolo analogo a quello del condizionamento dell'hypernudging
è da sempre svolto dal contesto culturale e sociale.
Il pensiero individuale, pur libero, non si forma nel vuoto di una pura
razionalità, ma nel contesto relazionale, culturale e sociale che da
sempre ha posto i vincoli e le /condizioni/ all'interno dei quali può
esprimersi. Tanto che diverse culture e diversi contesti sociali in
diverse epoche storiche declinano differentemente questa medesima
libertà, ed eventualmente giungono a proteggere o negare diritti
diversi. Il contesto pone condizioni e limiti all'individuo affinché
formi e trasmetta determinati pensieri, e al contrario non possa formare
e diffondere pensieri contrari o pericolosi (ideologicamente,
religiosamente, filosoficamente) per il contesto stesso. In questo modo
un contesto culturale e sociale si riproduce tra generazioni, e grazie a
mutazioni e ibridazioni culturali, evolve.
Il pensiero individuale è dunque sempre stato condizionato, ma
/socialmente/: la differenza significativa introdotta
dall'industrializzazione delle relazioni personali è che ora può essere
condizionato da una oligarchia industriale, seguendo ragioni non più
interne alla società, ma esterne, e in particolare secondo determinanti
economiche di remunerazione del capitale, e con tempi ridotti rispetto a
quelli dei mutamenti sociali. In aggiunta, viene a mancare il dibattito
interno alla società che porta al mantenimento o alla mutazione delle
condizioni di riproduzione delle relazioni sociali.
Guardando da questa prospettiva, gli attori dell'industria della
sorveglianza si stanno appropriando del controllo esercitato
originariamente dalla collettività sociale per sostituirvisi ovunque sia
possibile monetizzarlo. L'attore commerciale tende a sostituirsi al
contesto culturale all'interno del quale veniva esercitato il
condizionamento sociale del pensiero.
Se questo avvenisse in scala, metterebbe in gioco non solo la libertà
individuale, ma la capacità delle relazioni sociali di riprodursi.
Il pensiero della Thatcher, se ricordo bene, era "There's no such thing
as society. There are individual men and women and there are families."
Quale dottrina giuridica difende, oltre all'individuo, la libertà delle
società di determinarsi autonomamente?
Credo che cada a proposito quanto leggiamo nel thread sull'antitrust in
questa stessa lista.
Un saluto,
Alberto
On 04/07/23 09:32, Stefano Faraoni wrote:
Buongiorno a tutti,
Leggo questa mailing list con estremo piacere da tempo, e oggi per la
prima volta provo a contribuire.
Il mio articolo "Persuasive Technology and computational manipulation:
hypernudging out of mental self-determination" e' appena stato
pubblicato da Frontiers on Artificial Intelligence, e spero possa
farvi piacere leggerlo.
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/frai.2023.1216340/full
Parla di manipolazione computazionale, dark patterns e hypernudge, e
della necessita' di riconoscere un nuovo diritto fondamentale, il
diritto alla sovranita' cognitiva o autodeterminazione mentale.
Un saluto a tutti.
Stefano
*Stefano Faraoni*
/Founder and Director
Avvocato Patrocinante in Cassazione
Adjunct Professor in Legal English, University of Turin
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