Buongiorno,
il contributo sostanzioso di Maria Chiara / Weizenbaum mi permette di
commentare, senza dilungarmi, quanto diceva Beppe e, così, anche
rispondere, almeno in parte, a Damiano.

Beppe, riprendendo Harari, scriveva

Il giorno lun 27 mar 2023 alle ore 10:48 Giuseppe Attardi <
atta...@di.unipi.it> ha scritto:

>
> "the new A.I. capacities will again be used to gain profit and power, even
> if it inadvertently destroys the foundations of our society.”
>
> Corretto, ma quali siano le situazioni in cui verranno impiegati dipenderà
> dai fini di coloro che le usano, che NON sono l'AI stessa, ma sono
> banalissime aziende tecnologiche votate al profitto, guidate da banalissime
> persone umane.
> Il problem siamo NOI umani e non la tecnologia.
>
>
> Queste due righe di Beppe mettono in atto tre mosse -  riduzione,
astrazione, generalizzazione - a mio parere esiziali per un confronto
produttivo sui temi discussi in questa lista.
Cioè: Beppe inizialmente dice che il problema non è l'AI, ma "banalissime
aziende tecnologiche votate al profitto, guidate da banalissime persone
umane", individuando degli attori complessi come può essere una
organizzazione come una azienda dove si intersecano vari tipi di esseri,
tra cui anche oggetti tecnici e corpi umani equipaggiati con altri oggetti
tecnici e manager che sono altrettanto attori complessi costituiti da
documenti, assistenti di vario genere, oggetti tecnici, ecc. E fin qui
tutto bene.
Poi però arrivano le tre mosse di cui dicevo e riduce la complessità
accennata in precedenza a due entità astratte e generali: "NOI umani" e "la
tecnologia".

Allora, per rispondere a Damiano, un passettino avanti lo si può fare se la
si smette di pensare in termini di queste categorie astratte, riduttive e
generalizzanti. L'invito è dunque a pensare che siamo sempre, e lo siamo
sempre stati, esseri umani equipaggiati da vari tipi di "tecnologie".
Dunque la questione non è "esseri umani e tecnologia" o "esseri umani vs
tecnologia" o altre declinazioni possibili dell'accoppiata, ma capire come
un dato aggregato eterogeneo (*assemblage*, *agencement *nella letteratura
delle scienze sociali oggigiorno) o vari aggregati eterogenei vengono
riarticolati e ricombinati, ridistribuendone le competenze (o possibilità
di azione), dall'entrata in gioco di un diverso e nuovo aggregato
eterogeneo, e quanto i precedenti aggregati eterogenei perdurino nonostante
l'arrivo di nuovi aggregati eterogenei - che mi sembra sia quanto più
chiaramente diceva Weizenbaum / Maria Chiara riguardo la questione delle
competenze o possibilità d'azione
Faccio presente che non si può avere idea di cosa sia un profitto senza la
"partita doppia", che è a suo modo una "tecnologia"

ciao
alvise
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