Ciao Duccio,

anche io sono profondamente ignorante, ma in fondo è un bene: 
l'ignoranza è la precondizione della curiosità.

> forse sbaglio ma c'è solo l'educazione che può risolvere
> le vostre preoccupoazioni

Sono pienamente d'accordo: educare è molto di più che insegnare.
Ma insegnare è uno strumento importante per educare.

E solo l'educazione, scolastica e non, può prevenire l'alienazione
cibernetica [1] che caratterizza le generazioni attuali.

> Per me alfabetizzazione digitale - nella scuola - è un
> percorso di un quindicina d'anni, prima s' insegnerà ad usare un
> foglio di calcolo, poi si insegnerà a debuggarlo.

No.

Se ti insegno a programmare un foglio di calcolo (e dunque a
debuggarlo), imparerai rapidamente ad usarlo da te.

Se però ti insegno a usare un foglio di calcolo crederai di non
avere bisogno di imparare a programmarlo (e debuggarlo).


Nel primo caso ti rendo un cittadino cibernetico capace di partecipare
effettivamente "all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese" [2] cibernetico in cui vivi.

Nel secondo ti rendo meno di un suddito: ti trasformo in un ingranaggio
di un sistema cibernetico che non comprendi e da cui sei
inevitabilmente controllato.

> Ma va bene anche insegnare, ed ovviamente va bene educazione
> cibernetica al posto di alfabetizzazione digitale: proponiamola,
> troviamo una prima elementare (primaria o quel che è) e mettiamo a
> disposizione quel che serve ad un paio di dozzine di bambini.

Una prima sarebbe una sfida interessante.
Ma onestamente penso sia davvero troppo presto.

L'informatica è una disciplina umanistica.
Per spiegarla ho bisogno che i bambini sappiano leggere.

In quarta però, con 2 ore la settimana, si potrebbero fare GRANDI cose.


> si partirà con insegnare come accendere un attrezzo e si andrà avanti
> passo passo

Sì per usare molti automatismi bisogna prima avviarli e già questo
richiede discrete capacità critiche e consapevolezza.

Non pensare che tutti i programmatori abbiano questa consapevolezza.
Molti non hanno idea di quanti automatismi avviano quando accendono un
computer o uno smartphone. O sanno scegliere se avviarli.
Talvolta persino se realizzarli: ho visto molte volte programmatori
esperti spendere un giorno ad automatizzare attività che potevano
svolgere manualmente in un ora.


> Il primissimo insegnamento sarà quello di chiarire che lo scatolotto
> ha una sua "anima / cervello / mente"

No, il primissimo insegnamento sarà che l'automatismo NON ha una sua
anima/cervello/mente e che effettua esattamente le operazioni per cui è
progettato, niente di più, niente di meno.

Si può partire con un orologio o una bussola.

In una quinta elementare, anni fa, partii con una macchinina a molla
trovata in un uovo di Pasqua delle mie figlie.


> Digitale è proprio il dito, credo sia importante capire perchè il
> dito sul tavolo produce effetti diversi da quelli del dito sul tasto
> del pianoforte e dal dito su una tastiera "digitale", l'azione
> meccanica è esattamente la stessa.

In TUTTE le mie lezioni di informatica (anche a quella per la 5a
elementare) iniziano con queste parole di Dijkstra:

> Computer Science is no more about computers
> than Astronomy is about telescopes.

Il dito indica la Luna.

Parlare di digitale significa letteralmente fermarsi al dito, mantenere
l'automatismo in quell'aurea di matematica misticità che impedisce
l'approccio più irriverente: smontarlo per capire come funziona.

I dati NON sono numeri.
POSSONO essere trattati come tali (ad esempio per cifrarli).
Ma possono anche essere trattati come colori, o posizioni geografiche,
o lettere, o suoni, o immagini, o temperature etc.. etc...

Il pianoforte (come l'escavatore) non è un automatismo: trasforma la
forza applicata dal dito in suono, esprime la volontà del pianista ma
solo fintanto che il pianista lo suona.

Il software invece continua ad esprimere la volontà del programmatore
decenni dopo che questo ha finito di scriverlo.


Tuttavia mentre si può spiegare ad un bambino in prima elementare che
può scegliere avviare o meno un automatismo e fargli esercitare questa
libertà, potrebbe essere più difficile trasmettergli questa
consapevolezza più profonda della differenza fra segno e significato.
(sebbene la fatica dell'imparare a scrivere possa essere utile a tal
riguardo, ma non ho idea se possa generare confusione nel bimbo).


A quanto posso osservare, questi discorsi si possono iniziare in una
quarta elementare, quando ormai la lettura e la scrittura sono un po'
più acquisite.


> Al primo giorno di scuola forse molti bambini già
> "padroneggiano" lo smartphone, dubito che lo "padroneggino" temo che
> ne siano già schiavi.

Come i genitori.

Ma la cosa bella dell'informatica e che NON SERVONO COMPUTER per
insegnarla. Alle elementari i computer sono dannosi.

Alle medie anche (ma potrebbero esserlo meno).

Alle superiori però si dovrebbe imparare a programmare.
Tutte le superiori.

E non con blocchetti, ma in C, Oberon e Lisp.
Scrivendo, ragionando... imparando a modificare il funzionamento degli
automatismi che ci circondano per adattarli al proprio volere invece
che adattarsi al volere altrui.

> aspirante allievo 80°, con la testa ragionicchio
> ancora, con la "digitazione" sono un disastro.

Ti suggerisco due letture introduttive che potrebbero interessarti

- https://ima.circex.org/
- https://archive.org/details/cittadinanza-digitale-tecnocivismo-libro

A presto!


Giacomo

[1] per alienazione cibernetica intendo la riduzione dell'autonomia
    umana ad automatismo, a ben guardare un fenomeno antico cui
    l'informatica ha fornito nuovi metodi.
    Se ti può interessare ne parlo un po' più estesamente qui:
    http://www.tesio.it/2022/04/22/Fondamenti_di_CyberSecurity.html

[2]
https://senato.it/istituzione/la-costituzione/principi-fondamentali/articolo-3
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