Con decreto del 6/8/2021 [1] le risorse finanziarie previste per
l’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza (PNRR) sono state assegnate alle singole Amministrazioni.
Conoscendo, un po', come sono andate nel passato le cose, ogni
amministrazione prenderà quei soldi e farà di testa propria.
Ora, quando si tratta di "Borse di studio per l'accesso
all'università" è normale che se ne occupi il MUR e, per dire, del
"Rafforzamento mobilità ciclistica " il MIMS, ma la stessa cosa non
vale per il "digitale".
E dato che il termine è abbondantemente presente, assieme a
piattaforme, applicativi, portali per i quali, ovviamente, sempre di
digitale si sta parlando, una riflessione (mi) sorge spontanea.
Ma qualcuno a coordinare il tutto ci sarà?
Capisco che il PNRR inaugurerà il periodo delle "vacche grasse" e
discettare di riuso e condivisione (di idee, di soluzioni, ecc.) può
apparire anacronistico, ma è veramente così?
Piattaforme, portali, ecc. tanti nomi per indicare quello che è, più o
meno, un sito web. Considerato che l'hardware non si comprerà, perché
sostituito dal cloud, è al software che andranno questi soldini.
Bene, è, o sarà, possibile in futuro sapere se:
1) Il software verrà comprato (e da chi)
2) Il software verrà scritto (e da chi)
3) Il software verrà scambiato (con chi)
4) Il software sarà pubblico, sarà aperto, potrò leggerlo,
confrontarlo, analizzarlo?
E questo, parafrasando Juan Carlos, mi "interessa moltissimo".
Perché quando domani i miei figli mi chiederanno, ma papà i 20/30
miliardi di euro (a spanne la parte afferente il digitale), che ora ci
tocca restituire, a cosa vi sono serviti nei "lontani" anni venti,
potrò tentare di rispondere.
A.
[1] https://www.camera.it/temiap/2021/09/20/OCD177-5087.pdf
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