> Caro ingegnosissimo (technikòtate) Theuth, una cosa è la capacità di > generare ciò che riguarda l'arte (techne), un'altra giudicare se coloro che > la useranno ne avranno utilità oppure danno. E così ora tu, per ben volere > nei confronti delle lettere di cui sei il padre, hai detto il contrario di > quello che può provocare. Perché essa produrrà oblio nelle anime di coloro > che imparano: essi fidandosi della scrittura senza cura della memoria, > richiameranno alla memoria dall'esterno, attraverso segni estranei, e non > più dall'interno, da se stessi: tu non hai scoperto un farmaco per la > memoria ma per far ricordare. A coloro che imparano dai una apparenza di > sapienza e non la verità; grazie a te essi, avendo udito molto senza > insegnamento, crederanno di essere molto dotti senza per lo più esserlo; > sarà difficile stare con loro, presuntuosi di sapienza (doxòsophoi) > piuttosto che sapienti. > (Platone, Fedro)
Nonostante questo monito rivolto da Thamus (a.k.a. Ammon, Re d'Egitto) al tecnocrate Theuth, inventore della scrittura, sono stati vergati e poi stampati centinaia di milioni di libri, e ancora oggi se ne pubblicano più di due milioni all'anno. Ammon sbagliava? Il punto non è questo. Il punto è che il Re avrebbe fatto comunque bene a finanziare il progetto di una biblioteca a prova di incendio, visto che oggi ci piacerebbe molto avere ancora quella di Alessandria. Un po' di senso pratico, insomma ... Cordialità G.