A furor di popolo - e per non dar adito - ho letto tutta la trascrizione (verosimilmente fatta da un software-programmato-statisticamente) del talk di Shannon Vallor. Lo so: mi sono perso quei tratti soprasegmentali (accenti, toni, sospiri) che sono parte integrante del Dasein linguistico, però ho avuto l'agio di soffermarmi su alcuni passaggi e pensarci un po' su - miracoli di quella tecnologia chiamata scrittura!
Quello che mi perplime del discorso in toga e tocco sono alcune petizioni di principio e alcune apparenti inconsistenze. L'uso di questi software-programmati-statisticamente (AI nel seguito, per brevità) riempie lo 'spazio mentale' (mental space filling machine) perché, anche se potremmo usarli come supporto dei processi decisionali (we could try to use AI mirrors as aids to our own learning, thinking, deliberating) questo sarebbe 'poco efficiente' (but that would be less efficient), e comunque le AI non possono pensare il futuro se non nei termini del passato (they predict only what was already there in the training data). Insomma non è chiaro (o almeno non ho capito) se in linea di principio potremmo usare le AI come strumento critico oppure se queste siano inerentemente soppressive dell'uman pensiero. Io dico questo: che se si ha fiducia nell'autopoiesi (l'essere 'ingegneri di sé stessi') allora dobbiamo avere fiducia che questa capacità venga applicata anche quando usiamo le nuove macchine. Se non abbiamo fiducia nella libertà poietica, allora la brutta notizia è che non possiamo farci niente. Nel secolo scorso, la radio fu usata per fare 'mind shaping' della classe operaia tedesca, convincendola del fatto che fosse meglio credersi razzialmente superiori piuttosto che appropriarsi dei mezzi di produzione. Il resto è noto. "Dai nuovi mezzi [di comunicazione] usciranno le vecchie sciocchezze" aveva detto Brecht, ma si sbagliava per difetto. Proprio il 'broadcasting' aveva contribuito a promuovere il falso al vero, come Goebbels aveva ben intuito. E comunque la diffidenza dell'intellettuale verso i 'nuovi mezzi' non sortì alcun effetto pratico: la polemica contro il medium fu un atteggiamento sterile. Morale: proprio nella prospettiva fenomenologica ed esistenzialista evocata dalla Valler, dovremmo focalizzarci sull'uso progressista delle capacità che queste nuove tecnologie indubbiamente offrono. La geremiade serve a poco. Buona domenica! G. PS: e comunque il riassunto della trascrizione fatto da chi-sapete-voi non era niente male: provate voi a far di meglio :-) On Fri, 3 Jan 2025 at 21:57, maurizio lana <maurizio.l...@uniupo.it> wrote: > Il 02/01/25 15:58, Alberto Cammozzo via nexa ha scritto: > > Se il libro mantiene le aspettative che il talk ha generato, sarà un > riferimento irrinunciabile. > > il libro è disponibile: > Vallor, Shannon. *The AI Mirror: How to Reclaim Our Humanity in an Age of > Machine Thinking*. Oxford, New York: Oxford University Press, 2024. > https://global.oup.com/academic/product/the-ai-mirror-9780197759066. > > Maurizio > > ------------------------------ > > perché l’uomo possa fare pubblico uso della propria ragione > è necessario che il potere agisca in pubblico > norberto bobbio > --- > le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere > allora quello che un giornalista dovrebbe fare è informare > giancarlo siani > > ------------------------------ > Maurizio Lana > Università del Piemonte Orientale > Dipartimento di Studi Umanistici > Piazza Roma 36 - 13100 Vercelli >