Caro Giuseppe,
credo che lo scritto di Morozov (e le risposte ad esso) possa essere
letto in modo meno critico, riconoscendogli lo sforzo - che può essere
più o meno riuscito - di raccordare le esperienze che hanno portato
all'attuale situazione con una alternativa che non si è presentata, non
per motivi tecnici, ma politico-economici.
Lo stesso è stato detto (in modo più strutturato) da Christopher Kelty
(Two Bits, 2008) parlando di delle culture alternative che hanno formato
e deviato il free software.
L'attuale traiettoria, guidata (più ancora che dall'efficientismo
industrialista) dalla ricerca sregolata di profitto tradisce quello che
di nobile si trovava nei padri della cibernetica, tra i quali va
annoverato (a dirlo è Ernst Von Glasersfeld) il noto psicologo,
pedagogista e cibernetico Jean Piaget.
Il ritorno agli autori originari forse può aiutarci a rivendicare
valori, rimagliare lo strappo e immaginare un futuro dell'umanità
diverso da quello che stiamo vivendo.
Un caro saluto,
Alberto
On 07/12/24 10:31, Giuseppe Attardi wrote:
È apprezzabile che qualcuno si esprima in termini positivi e non
soltanto critici sulle potenzialità dell’AI.
Morozov inizia raccontanto il suo stupore per la sua esperienza con la
Generative AI:
“Without knowing a line of code, I recently pieced together an app
that taps into three different AI-powered services, creating custom
short stories iwith native-speaker audio. These stories are packed
with tricky vocabulary and idioms tailored to the gaps in my learning.”
Poi inizia un lunghissimo discorso che riparte da prima delle origini
dell’AI, per dimostrare l’asserto che l’AI è nata per scopi militari e
che si porta dietro questo peccato originale per tutta la sua
evoluzione fino ad oggi. Essa avrebbe uno specifico “telos”,
l’obiettivo di rendere efficiente la burocrazia, eliminando il lavoro
umano. Essa sarebbe lo strumento della Efficiency Lobby, che la
utilizza per i fini di efficienza e di dominio dei mercati, diventando
ai giorni nostri funzionale al neoliberismo.
Secondo lui ci poteva essere un diverso percorso evolutivo e qui si
dilunga in elucubrazioni in cui mescola di tutto, da Herbert Simon a
John McCarthy, Jean Piaget (che lui crede sia un maschio), Seymour
Papert, Terry Winograd, Fernando Flores, Nicholad Negroponte,
Thorstein Veblen, legandoli attraverso un oscuro articoletto di uno
sconosciuto Hans Otto Storm, che avrebbe proposto l’eolithism:
“Eolithism posits no predefined problems to solve, no fixed goals to
pursue.”
Ossia le attività umane e il progresso tecnologico avvengono per
esplorazione casuale della realtà.
È vero che l’esplorazione e il serendipity hanno un ruolo importante,
ma ampiamente sottovalutato nel modo con cui oggi si impostano i
finanziamenti alla ricerca, finalizzati attraverso progetti con
obiettivi predeterminati e valutati a priori con i vituperabili KPI.
La lunghezza e articolazione del testo di Morozov, oltre alla
difficoltà di riconoscere un chiaro filo conduttore, possono essere
spiegati in due modi:
a. Si tratta di un tipico scritto erudito da filosofo, il cui scopo è
soprattutto dimostrare la propria erudizione infarcendolo di citazioni
b. È stato scritto con ChatGPT.
Francamente la tesi che l’AI si sia sviluppata per le finalità di
efficienza e di dominio militare ipotizzate la trovo completamente
assurda.
Ho lavorato per 4 decenni sull’AI partecipando a congressi e
incontrando tutte le generazioni di studiosi che ci hanno lavorato,
conoscendo di persona John McCarthy, Marvin Minsky, Seymour Papert,
Terry Winograd, Nicholas Negroponte, oltre ad Alan Kay, l’inventore
del PC. Gli ultimi due furono i promotori del citato progetto “One
Laptop Per Child”, che Alan Kay presentò in anteprima a Pisa quando
gli conferimmo la laurea in Informatica Honoris Causa nel 2007.
Posso garantire che nessuno ha mai pensato che l’AI avesse l’obiettivo
primario dell’efficienza. L’impegno era quello di capire come fare ad
ottenere macchine che svolgessero compiti intelligenti, affrontando
questioni fondamentali di logica, rappresentazione della conoscenza,
ragionamento, pianificazione, percezione, attuazione.
In particolare proprio Alan Kay concepiva il PC come strumento per
aumentare le capacità umane, pensandolo proprio come strumento da
fornire proprio ai ragazzi per le loro esplorazioni e libera
espressione, con precisi riferimenti a Piaget e Papert.
Che i finanziamenti alla ricerca su AI venissero dalla DARPA, era
dovuto proprio alla difficoltà di fare accettare la disciplina dagli
altri settori che dominavano le commissioni di finanziamento della
NSF. Senza dimenticare che fu proprio la pesante critica di Dreyfus
che portò al primo AI Winter, col blocco dei finanziamenti alla
ricerca. In seguito subentrarono le aziende a finanziare i progetti
nel periodo degli Expert System, che erano sì visti da loro come mezzi
per risolvere problemi complessi in applicazioni commerciali. Ma anche
quella vena di finanziamento si esaurì provocando il secondo AI Winter.
Ciononostante le ricerche continuarono, anche seppur sottofinanziate e
spesso mascherate sotto altro nome: Knowledge Representation,
Information Retrieval, Soft Computing ecc.
Va anche ricordato che Geoff Hinton, oggi onorato col Nobel come padre
delle reti neurali, dovette lasciare Carnegie Mellon perché non
trovava finanziamenti per le sue ricerche, rifugiandosi in Canada.
Di recente, sono subentrati i massicci finanziamenti delle Big Tech
prima alla ricerca e poi alle infrastrutture per il training e il
deployment dei LLM.
Questa è la vera anomalia e preoccupante deriva dell’attuale AI: la
concentraziine in pochi attori dominanti per potere tecnologico e
finanziario.
Non ha alcun senso parlare di eolithism come possibile percorso
alternativo.
L’unica strada è quella di democratizzare l’AI, ossia di mettere a
disposizione di tutti la possibilità di svilupparla ed utilizzarla per
i propri fini, non solo per quelli del mercato.
Che le aziende si impadroniscano di ogni tecnologia per i loro propri
fini che sono il profitto tramite l’efficienza è normale, ma si
ribaltano i termini se si afferma che l’AI è stata orienata
all’efficienza.
L’AI è una disciplina scientifica che ha tra i suoi obiettivi quella
di comprendere e replicare i meccanismi che la mente umana utilizza
per svolgere le sue funzioni. Che sono funzioni disparate, che
includono la percezione, il ragionamento, la comprensione,
l’astrazione, la pianificazione, l’attuazione, ecc. ma anche compiti
creativi come il racconto, la musica, il disegno, la programmazione.
L’uomo stesso usa queste capacità per svolgere in maniera più
efficiente i suoi compiti, ma non diremmo che il suo comportamento è
guidato dalla Efficiency Lobby.
Tra l’altro, Fernando Flores e Terry Einograd, dopo la tragica
conclusione del governo Allende, collaborarono costituendo un’azienda
di consulenza privata, che proponeva una metodologia di analisi e di
riorganizzazione dei processi aziendali, basata sugli Speech Act,
ossia sulla classificazione delle interazioni tra i vari ambiti
dell’attività aziendale, come espressioni liguistiche di intenti.
Anche in quel caso dunque il loro lavoro sarebbe stato da catalogare
come asservito alla Efficiency Lobby.
Comunque, mi sono sforzato di arrivare in fondo all’articolo di
Morozov per capire quale sia la proposta di AI che lui vorrebbe.
Purtroppo la conclusione è assolutamente deludente:
“The real challenge lies in cultivating the right
/Weltanschauung/—this app does wonders!—grounded in ecological reason.
On this score, the ability of AI to run ideological interference for
the prevailing order, whether bureaucracy in its early days or the
market today, poses the greatest threat.”
Qui addirittura si attribuisce all’AI dei poteri sulla realtà che non
può avere nessuna tecnologia, ma al massimo chi la usa. Quale siano
poi queste minacce, non è dato sapere.
In tal caso bisogna additare chi sono i responsabili di tali minacce e
a quali eventuali pericoli esse possano condurre.
—
On 6 Dec 2024, at 10:37, nexa-requ...@server-nexa.polito.it wrote:
https://www.bostonreview.net/forum/the-ai-we-deserve/
Critiques of artificial intelligence abound. Where’s the utopian vision
for what it could be?
Evgeny Morozov