Il 26/08/2024 12:49, Giacomo Tesio ha scritto:

> Ciao Enrico,
>

Adesso che anche l'Unione Europea ha finalmente capito l'importanza
dell'insegnamento dell'informatica [...]
si continua a sprecare tempo con queste stupidaggini?
Alla luce della tua attività con programma il futuro, non riesco a
comprendere a quali stupidaggini fai riferimento in questo passaggio.

Non credi che l'insegnamento della programmazione sia condizione
necessaria (ancorché non sufficiente) per un'educazione [1] informatica
"di qualità"?

L'obiettivo della Scuola (so che concordiamo su questo) non deve essere
fornire lavoratori all'industria, ma formare cittadini.


Puoi elaborare?


Giacomo
[1] preferisco parlare di "educazione" rispetto ad "insegnamento"
     perché vedo l'informatica come un ottimo strumento educativo
     al di là delle macchine che permette di controllare.

Con "stupidaggini" intendevo il porre l'enfasi comunicativa sulla "programmazione", dimenticandosi che l'informatica è molto più di questo. Sarebbe come, a proposito della matematica, di parlare soltanto delle capacità di fare calcoli aritmetici, dimenticandosi di tutto il resto. Per citare Simon Peyton-Jones, l'informatico inglese che ha messo a punto il loro programma scolastico di insegnamento dell'informatica, finissimo ricercatore ma anche attualmente ingegnere capo a Epic Games, la programmazione sta all'informatica come il laboratorio sta alla fisica o biologia o chimica, è elemento indispensabile per dare concretezza ai princìpi. Quindi sì, la programmazione è necessaria, sono d'accordo con te (e anche con Paolo Atzeni, a cui rispondevo, che esprimeva anche lui la necessità della programmazione), ma articoli tipo quello di Benanti servono soltanto - nel generale panorama nazionale di incompetenza sull'informatica - a confondere le idee e suscitare reazioni di rigetto in una classe dirigente che per motivi storici è già di suo allergica alle discipline scientifiche e tecnologiche. Parlare di coding nei 10 anni passati ha già prodotto abbastanza disastri, non ci serve Benanti che pontifica sull'importanza di sapere il linguaggio delle macchine.

Chiarito questo, sai - penso che ce lo siamo detto da tempo - che io e te abbiamo interpretazioni divergenti su cosa significhi saper programmare. Per me saper programmare è una competenza che attraverso la scuola dovrebbero acquisire tutti, ma non si spinge fino a dotare tutti della capacità di (cito a memoria da tue mail precedenti - perdonami se sono impreciso) saper debuggare e modificare i sistemi informatici con cui interagiamo ogni giorno. Questa capacità, che tu auspichi per tutti i cittadini, è secondo me quella di un informatico professionista. Non è necessario che lo siamo tutti. Mentre è necessario che tutti abbiano acquisito attraverso la programmazione la comprensione di cosa possa fare l'informatica e come possa influenzare le persone e la società.

Ciao, Enrico

PS:
A causa del fermo del server Nexa io non ho ricevuto la mia mail (alla quale tu rispondi) che era in risposta a quella di Paolo Atzeni. Nel caso questo fosse accaduto anche ad altri la ricopio qua sotto per evitare che qualcuno si perda il contesto della discussione

-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto:        Re: [nexa] R: C'e' cascato pure Benanti...
Data:   Sat, 24 Aug 2024 16:56:07 +0200
Mittente:       Enrico Nardelli <narde...@mat.uniroma2.it>
A:      nexa@server-nexa.polito.it


Concordo al mille per cento con Paolo (Atzeni).

Purtroppo, è triste (ma comprensibile, perché obbediscono ad altre logiche) vedere che dopo più di 10 anni i "grandi giornali" continuano a parlare di "imparare la lingua delle macchine" e danno voce a personaggi che "qualcuno" ha deciso che sono autorevoli.

Questo è quel Benanti che aveva scritto (https://accademiadellacrusca.it/it/parole-nuove/algoretica/18479): «Abbiamo bisogno di un’algor-etica, ovvero di un modo che renda computabili le valutazioni di bene e di male» ?

Un uomo di chiesa, che si dice sia anche esperto di informatica (ma io su Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Benanti non ho trovato traccia dei suoi studi nel settore), e quindi dovrebbe conoscere il risultato di Turing sul problema della terminazione dei programmi informatici (https://it.wikipedia.org/wiki/Problema_della_terminazione), ritiene che il comportamento dell'Uomo, un'entità infinitamente più complessa di qualunque programma informatico, possa essere computato?

Ma mi faccia il piacere! (cit.)

Adesso che anche l'Unione Europea ha finalmente capito l'importanza dell'insegnamento dell'informatica, approvando nel Consiglio dell'Unione Europea a novembre 2023 una Raccomandazione che raccomanda a tutti gli Stati Membri di sviluppare un’istruzione di qualità in informatica nell’istruzione sia primaria che secondaria (https://www.startmag.it/innovazione/la-raccomandazione-europea-insegnamento-informatica-nella-scuola/) si continua a sprecare tempo con queste stupidaggini?

Cui prodest?

Buona domenica!

Il 23/08/2024 14:05, Paolo Atzeni ha scritto:

Credo che la questione non sia saper programmare (né tantomeno saper 
programmare a livello professionale),
ma conoscere i principi dell'informatica, magari (chissà se noi lo vedremo 
mai), attraverso l'introduzione
dell'informatica nella scuola, come disciplina curriculare autonoma, con i suoi 
principi (ovviamente
di volta in volta adeguati al livello scolastico). L'introduzione alla 
programmazione
può e deve essere una componente di questa formazione, ma non la esaurisce.
E ovviamente le cosiddette competenze digitali di base sono solo un piccolo 
elemento in questa direzione,
che rischia di essere fuorviante se enfatizzato in modo non opportuno.

Saluti,

-PA





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Prof. Enrico Nardelli
Past President di "Informatics Europe"
Direttore del Laboratorio Nazionale "Informatica e Scuola" del CINI
Dipartimento di Matematica - Università di Roma "Tor Vergata"
Via della Ricerca Scientifica snc - 00133 Roma
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