Alle Conferenze GARR partecipano tecnici e ricercatori, ma come dicevo in un 
precedente messaggio, chi prende le decisioni sono i politici, i rettori e i 
CdA.
Possiamo essere tutti d’accordo e indignarci, ma se non troviamo dei decisori 
che comprendono le nostre istanze e preoccupazioni, non c’è nulla da fare.

Il guaio è, sotteso nel messaggio Carboni, che per ora con il GARR le 
università continuano a farsi la rete in casa, ma quanto potrà ancora durare?
Quando tutto il traffico di rete sarà concentrato all’interno dei datacenter 
dove risiedono i servizi cloud, che saranno interconnessi con le reti 
proprietarie che gli stessi cloud provvedere si stanno costruendo (vedi la 
presentazione di Valeria Rossi nello stesso pomeriggio), quando l’accesso 
utente avverrà tramite connessioni 5G direttamente dai dispositivi mobili degli 
utenti, ci si comincerà a domandare a che serve avere una propria 
infrastruttura. Non sarebbe più “semplice” (come dice Carboni), affidarsi 
interamente ai provider commerciali?

L’errore storico di aver cominciato a lasciare andar via i servizi, partendo da 
quelli “semplici”, rischia di erodere tutto lo stack fino ai livelli di 
connettività di rete.
Ormai, cosa c’è di più “semplice” di una connettività TCP/IP?

Valeria Rossi si dichiara ottimista, sostenendo che 30 anni fa siamo riusciti a 
scalzare gli incumbent.
A lei ho fatto notare che gli incumbent dell’epoca erano dinosauri, oberati di 
debiti, che manco sapevano cosa fosse Internet e cercavano di appiopparci ISDN 
o ATM.
Oggi gli OTT sono competenti, pieni di talenti attratti dagli alti stipendi e 
hanno accumulato ricchezze straordinarie, come mai nella storia.
Possono permettersi di tentare molte strade, anche a rischio di fallirne 
qualcuna (Google ha dismesso più di 200 servizi negli ultimi anni, 
https://killedbygoogle.com).

Quindi ci vuole ben altro che discorsi da anime belle per cambiare rotta.

BTW, un paio d’anni fa anche UniPI ha abbandonato il proprio servizio in favore 
di Microsoft Exchange.

— Beppe

> On 23 May 2022, at 10:02, nexa-requ...@server-nexa.polito.it wrote:
> 
> Date: Mon, 23 May 2022 09:43:43 +0200
> From: Damiano Verzulli <dami...@verzulli.it <mailto:dami...@verzulli.it>>
> To: nexa@server-nexa.polito.it <mailto:nexa@server-nexa.polito.it>
> Subject: Re: [nexa] Riflessioni sull'attuale stato di salute di
>       Internet (sovranita' digitale; cultura; formazione: etc.) [da GARR
>       Conf22]
> Message-ID: <6eb5c8f5-e312-85c3-e3f2-6f61a143e...@verzulli.it 
> <mailto:6eb5c8f5-e312-85c3-e3f2-6f61a143e...@verzulli.it>>
> Content-Type: text/plain; charset="utf-8"; Format="flowed"
> 
> 
> Il 23/05/22 02:33, Giuseppe Attardi ha scritto:
>> [...]
>> Sottolineo una sua osservazione, quando ha citato la decisione di alcune 
>> università di adottare GMail o simili come servizi di posta (che venne 
>> annunciata proprio a una precedente conferenza Garr a Roma III). Quella fu 
>> una scelta basata sulla semplicità e sulla riduzione dei costi, che 
>> consentiva ai rettori di ridurre l’impiego di tecnici informatici.
>> Massimo fa notare che la posta è un servizio relativamente semplice da 
>> realizzare e gestire (infatti in quella stessa conferenza il team 
>> dell’Università di Pisa spiegò come avevano realizzato e gestivano la posta 
>> di ateneo come servizio centralizzato, unificando i vari servizi di ciascun 
>> dipartimento.)
>> Ma aver abbandonato un servizio “semplice” ha prodotto come effetto 
>> secondario che non si è stati più in grado di realizzare servizi più 
>> complessi, come quelli che si usano oggi.
>> [...]
> 
> La conferenza citata era il "Workshop GARR 2014" dove fu dedicato un 
> segmento intero proprio alla questione "Posta Elettronica".
> 
> Fece molto scalpore la presentazione di Flavio Ferlini, allora Digirente 
> ICT dell'Universita' di Pavia, che snocciolo' aspetti tecnico/economici 
> che lo portarono a migrare la posta di UniPavia a Google (anno 2014; 8 
> anni fa. In realta' UniPV al 2014 aveva gia' migrato: la migrazione 
> inizio' nel ~2010).
> 
> È molto interessante (e, di nuovo, lo suggerisco a tutti) risentire --8 
> anni dopo-- i 45 minuti di domande/risposte che seguirono il panel:
> 
> => DENTRO AL CAMPUS: ESPERIENZE E SFIDE NELLA GESTIONE DEL SERVIZIO MAIL 
> - Discussione - Workshop GARR 2014, Roma
> https://www.garr.tv/stream/5a9f0372d91c01001789897c?playlist=5aa2b0d3400ad4001b4aab1e
>  
> <https://www.garr.tv/stream/5a9f0372d91c01001789897c?playlist=5aa2b0d3400ad4001b4aab1e>
> 
> È interessante, per me, ascoltare le numerose voci di chi --8 anni fa-- 
> aveva gia' le idee chiare sulle conseguenze di questo genere di 
> decisioni. Di chi "anticipava" la "perdita di competenze". E di chi, 
> d'altro canto, segnalava --8 anni fa-- la sostanziale impossibilita' di 
> fronteggiare (nel contesto di quel tempo) tale processo di outsourcing 
> extra-UE, data la scarsita' di risorse umane e tecnologiche.
> 
> Mi fa riflettere, inoltre, il fatto che nonostante in quella stanza (8 
> anni fa) c'erano _MOLTI_ che avevano le idee chiare.... (ed 
> evidentemente non erano esattamente dei lucidascarpe da strada [senza 
> offesa per i lucidascarpe]).... di fatto _NON_ è successo nulla. Anzi: 
> se 8 anni fa, la decisione di Ferlini evidentemente faceva scalpore [e, 
> quindi, fu target di un fuoco incrociato di domande, anche "taglienti"], 
> oggi... non si stupisce piu' nessuno.
> 
> In realta', alcune cose sono accadute:
> 
> - Simone Spinelli (che, in UniPisa aveva messo in piedi l'altra 
> infrastruttura, quella "open" e "self-hosted"), ed al quale proprio 
> Ferlini chiese: "Scusa ma... tu, il Disaster Recovery, che la legge ci 
> impone, come lo hai implementato?".... ha deciso di lasciare il nostro 
> Paese. Da tempo lavora ad Amsterdan (...fortunatamente, per GÈANT; 
> quindi l'abbiamo perso... ma non interamente);
> 
> - Ferlini è andato in pensione
> 
> - Anche l'Universita' di Modena e Reggio Emilia (altro talk nella 
> sessione) è passata a Google
> 
> - UniParthenope (altro talk nella sessione; ai tempi con posta 
> "self-hosted" e "open") è passata a Microsoft
> 
> 
> Mi chiedo quale sara' lo scenario fra 8 anni...  e come fare, affinché 8 
> anni passino in modo piu' costruttivo (per me, che vivo di ICT)
> 
> Bye,
> DV
> 
> -- 
> Damiano Verzulli
> e-mail: dami...@verzulli.it <mailto:dami...@verzulli.it>
> ---
> possible?ok:while(!possible){open_mindedness++}
> ---
> "...I realized that free software would not generate the kind of
> income that was needed. Maybe in USA or Europe, you may be able
> to get a well paying job as a free software developer, but not
> here [in Africa]..." -- Guido Sohne - 1973-2008
>    http://ole.kenic.or.ke/pipermail/skunkworks/2008-April/005989.html 
> <http://ole.kenic.or.ke/pipermail/skunkworks/2008-April/005989.html>
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