Presumo che in campagna servano piuttosto i pickup che le auto.

Direi che l’analisi del 1973 è forse un po’ datata, e l’alternativa alle auto 
oggi non sono le biciclette ma il lavoro a distanza e i sistemi di consegna 
automatizzati (non i driver, con le angoscianti conseguenze alla Ken Loach).

Questo richiederebbe di riprogettare le città, eliminando gli spazi destinati 
al parcheggio delle auto, per creare corsie riservate ai mezzi di consegna a 
guida autonoma (che possono andare piano e non mettere sotto nessuno) e a 
luoghi di consegna (ad esempio dotati di refrigerio, per poterci lasciare merci 
deperibili per alcune ore prima del ritiro).
Il centro potrebbe essere sgomberato dai lussuosi e ingombranti edifici di 
aziende e banche, per creare immobili con più spazi individuali dove ciascuno 
sarebbe più comodo a lavorare da remoto.

Invece di lavorare 8 ore al giorno per 5 giorni, si potrebbe lavorare solo 3 
giorni in orario flessibile e ritrovarsi fisicamente due o tre volte per scambi 
in presenza.

Gli incontri potrebbero anche avvenire per strada in tavolini di bar, come 
quelli che sono spuntati con l’epidemia, togliendo spazi alle carcasse di auto 
parcheggiate per l’80% del loro tempo..

La fuga dalle città delle aziende tecnologiche sta già avvenendo negli USA, 
dove alcune aziende si sono spostate a Austin, luogo più vivibile (e dove non 
si pagano tasse statali).

Il fenomeno è rallentato dalle aziende automobilistiche che stanno vendendo a 
noi e ai politici le auto elettriche come la soluzione di tutti i mali, 
compreso il cambiamento climatico, di cui sono tra i principali responsabili.
Per salvare le aziende automobilistiche, la UE ha persino fatto un salto in 
avanti improvviso di investire nella produzione di chip 20 miliardi, rivedendo 
persino le sue storiche posizioni contro gli aiuti di stato.
Sono riusciti a fare in due mesi molto di più di quanto gli si stava chiedendo 
di fare per il settore dell’AI, che avrà effetti ben più dirompenti sulla 
dipendenza dell’Europa dalle Big Tech.

Riprogettare le città in funzione di una vita più umana e gradevole sarebbe 
un’occasione da cogliere con i fondi del PNRR o comunque di una visione 
politica a medio termine.

Stiamo investendo nel cablaggio delle città, possiamo investire in una 
trasformazione più radicale.

— Beppe

> On 24 Mar 2022, at 23:38, <nexa-requ...@server-nexa.polito.it> 
> <nexa-requ...@server-nexa.polito.it> wrote:
> 
> 1 - Scommetto che Gorz sia nato e cresciuto in una grande citta'. E 
> scommetto che è vissuto esclusivamente nelle citta'. Se fosse nato a 
> Pennapiedimonte (o anche ad Alanno), la sua visione dell'auto sarebbe 
> stata diversa;
> 
> 2 - Se Gorz fosse nato a Pennapiedimonte [1], ad Alanno [2] , a Scanno 
> [3], a Castelli  [4] o in moltissimi degli altri ~300 comuni 
> Abruzzesi.... non sarebbe cosi' tranciante nel dire:
> 
> ---
> "....Perché per fare in modo che la gente possa rinunciare alla 
> macchina, non basta affatto offrire loro dei mezzi di trasporto 
> collettivi e più comodi: bisogna fare in modo che non si debbano proprio 
> spostare. Per fare questo bisogna farli sentire bene nel loro quartiere, 
> nel loro comune, nella loro cittadina a dimensione umana, che vadano con 
> piacere da casa a lavoro a piedi — a piedi o, al limite, in bicicletta...."
> ----
> 
> Ed il problema, ovviamente, NON è "la bicicletta" (...che comunque, a 
> Pennapiedimonte, _E'_ un problema....).
> 
> L'auto, quindi, serviva... e serve. Forse non nelle sue citta'. Ma le 
> sue citta' non rappresentano (fortunatamente!) il 100% dei territori (in 
> Italia, abbiamo solo 12 citta' con piu' di 250.000 abitanti; 6.727 
> Comuni con MENO di 10.000 abitanti di cui 3.485 con MENO di 1.000 
> (mille!) abitanti [5])
> 

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