Buongiorno Damiano,

grazie per i tuoi commenti che mi hanno stimolato ulteriori riflessioni.

Damiano Verzulli <dami...@verzulli.it> writes:

> Il fatto che una enormità di "oggetti" subordino il loro funzionamento 
> all'accesso di sistemi on-line, tipicamente su cloud extra-europei,  ha 
> smesso di stupirmi:

Giusto: questo fenomeno può stupire solo chi crede alla favola che si
tratta di "naturale" evoluzione tecnologica, una sorta di evoluzione
darwiniana che da "homo erectus" porta dritta dritta a "homo
sapiens^3"... favola che svanisce nel momento stesso in cui ci si chiede
se chi adotta siffatta tecnologia la può davvero /esercitare/
autonomamente o al contrario è /abusato/ da chi la controlla.  La
risposta è ovvia ma siccome è semplicemente inaccettabile allora
smettiamo subito di farci simili domande.

> il fenomeno è molto piu' pervasivo di quello che appare ma... continua
> ad essere assente dal dibattito civile/politico.

Non è un caso che sia assente perché, come detto sopra, basterebbe
/porre/ nel discorso pubblico delle semplicissime domande per mettere in
crisi i piani di chi ha deciso (o di chi si è rassegnato) che la
tecnologia può essere /gestita/ solo in questo modo.

> Un elemento, però, mi fa ancora riflettere: come è possibile che il 
> Garante non sia ancora entrato in questo ambito?

[...]

...e chi glielo chiede al Garante, se questo ambito è completamente
assente dal discorso pubblico?

[...]

> È come se esistessero due mondi: quello fatto di oggetti noti ed 
> ufficiali (incluse app e siti web), che meritano un trattamento 
> rigoroso.... e quello fatto di oggetti fisici provenienti dal di fuori 
> della UE (principalmente Cina), ai quali la regolamentazione non sembra 
> applicarsi.

Sinceramente non riesco proprio a riscontrare questo trattamento
rigoroso ai quali sarebbero sottoposti questi "oggetti noti ed
ufficiali" (tipo Alexa?!?!?): nonostante Scherms II, a me pare che
applicazioni e siti web (ehrm... Google Classroom anyone?) che
trasferiscono dati negli USA continuino a funzionare senza ALCUNA
differenza rispetto a prima, no?

> Mi sfugge qualcosa?

Dunque... facciamo un passo /avanti/ e permettimi di porti una domanda:
ora che è disponibile software libero per il tuo aspirapolvere e posto
che tu sia sufficientemente competente per installartelo (o motivato ad
acquisire quella competenza) preferiresti

1. (farti) installare il software e risolvere d'un botto il problema
della tua privacy?

2. (farti) aprire un caso (o comesichiama) presso il Garante della
privacy per ottenere che (forse) al produttore venga data una multa e
/forse/ risolva il tuo problema di privacy?

Così a naso secondo me la 1. è più alla nostra portata... a meno che
qualcuno mi dimostri che le competenze per gestire un caso davanti al
Garante della privacy siano più facili da acquisire [1] rispetto a
quelle necessarie ad installare il software su un aspirapolvere.

Sfugge a me qualcosa?

Davvero GDPR o Digital Market Directive o robe del genere possono
risolvere /de jure/ (che sostanzialmente nel cyberspazio equivalgono a
/verba volant/) problemi per loro natura "de techne"?

[...]

> Il 07/12/21 10:47, 380° ha scritto:
>> Buongiorno,
>>
>> https://valetudo.cloud/ è un progetto interessante che dimostra
>> che... fare a meno "del cloud" non solo è possibile ma apre lo spazio a
>> un sacco di possibilità /autonome/ assolutamente precluse a
>> chi... lascia fare.

[...]

Il senso profondo di questo progetto (uno dei molti esempi, purtroppo
spesso falliti nel tempo per varie ragioni) è che un altro modo di
/progettare/ e /implementare/ la tecnologia (digitale in questo caso) è
possibile.  É ovvio ma purtroppo tocca ribadirlo ogni volta.

Io credo che questo modo di procedere, ovvero agire /nella/ tecnologia
(dall'interno), sia di almeno un ordine di grandezza più efficace che
agire /sulla/ tecnologia (dall'esterno), con regole /estremamente/
difficili da applicare proprio perché /aliene/ allo spazio - il
cyberspazio - nel quale le persone /agiscono/ tecnologicamente.  Io
credo che anche da questo derivi il profondo senso di alienazione di
molte persone quando /subiscono/ la tecnologia senza potervi
/partecipare/, INDIPENDENTEMENTE dal fatto che loro ce le avrebbero
anche le competenze per far funzionare le cose in modo diverso.

A mio modesto avviso l'unica regola di mercato efficace, che sia in
grado di restituire agibilità tecnologica digitale (la cosiddetta
computing agency), sarebbe quella che obblighi i produttori di
dispositivi hardware [2] a fornire /pubblicamente/ tutte le
/informazioni/ necessarie affinché chiunque possa sviluppare software
/interoperabile/ con quei dispositivi, magari senza perdere metà della
propria esistenza col reverse engineering.

Ogni dispositivo programmabile, dallo spazzolino da denti fino al server
nel data centre, passando per gli smartphone, deve poter essere
liberamente /riprogrammabile/ (firmware compreso, che è un modo subdolo
di chiamare il software) attraverso le informazioni fornite in
/dotazione/ col dispositivo, senza nessun vincolo /esterno/.

É ovvio che questa condizione è necessaria ma non sufficiente perché ci
vogliono le competenze per /agire/, ma è l'unica condizione /de jure/ in
grado di incidere effettivamente su come può essere /agita/ la
tecnologia.

D'un botto si aprirebbero immense praterie di mercato per tutti coloro
che di competenze tecniche - comprese quelle per /riparare/ - ne hanno
da vendere ma che in queste condizioni di mercato non hanno alcun valore
/di scambio/, perché la tecnologia è trattata come un /consumabile/.

Finché non avremo raggiunto questo livello di /civiltà/ ci saranno
sempre persone alle quali sarà negato un grado fondamentale di libertà:
la libertà tecnologica.

Anticipando obiezioni già sentite e /risentite/, aggiungo che non è il
caso di pensare - o peggio di voler convincere le persone - che la
tecnologia è un affare per addetti ai lavori e tutto quello che possiamo
fare è decidere di usarla come un /dato di fatto/... o non usarla
affatto.

Saluti, 380°


[1] eventualmente anche acquistandole, ingaggiando nel primo caso un
tecnico specializzato installatore di softwaree nel secondo un avvocato
specializzato in cause davanti al Garante della privacy.

[2] dalle CPU fino alle schede video, ma per favore cerchiamo di non
"incraniarci" sulla definizione

-- 
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)

«Noi, incompetenti come siamo,
 non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»

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