Il 15/11/21 18:53, Giuseppe Attardi ha scritto:
È certamente difficile. Ma se non lo fate ora.... temo non ci sara' piu'
occasione di farlo.

My 0.02€

Fate voi chi?
Negli anni ’90 è stato possibile fare nascere una soluzione comune come la rete GARR, perché:

1. L’intera comunità accademica si lamentava di non avere una rete adeguata alle proprie esigenze (assemblea CRUI dei delegati per la rete) 2. Un rettore coraggioso e incosciente (nel senso che non era del tutto cosciente di ciò a cui andava incontro, per sua stessa ammissione), si lasciò convincere che le università dovessero farsi la propria rete, convinto che il compito dell’università comprende quello di fare avanzare le conoscenze che possono avere ricadute dirette sulla società 3. Il suddetto rettore convinse il sottosegretario del MIUR che il progetto di rete della ricerca era una buona idea e che andava finanziata. 4. I monopolisti delle telecomunicazioni erano considerati dinosauri inefficienti 5. La tecnologia di rete che interessava a noi era diversa da quella che le telecom volevano imporre (ATM)

Oggi la situazione è cambiata:

1. Alla comunità accademica non interessa avere i propri servizi cloud e la CRUI fa da quinta colonna nel promuovere soluzioni commerciali 2. I rettori ragionano come spieghi tu, perché l’università deve essere gestita facendo quadrare i bilanci (effetto delle riforme neoliberiste) 3. Nessun politico si vuole impegnare in un’impresa che appare impegnativa (anche se il primo passo di qualunque impresa è un piccolo passo)
4. Le Big Tech sono considerate benevole dalla maggioranza
5. Le tecnologie che offrono non sono inadeguate

La realtà odierna che lei descrive, a me appare così:

1. Una comunità accademica che fatica ad inquadrare la situazione, soprattutto con CRUI che fa da quinta colonna nel promuovere soluzioni commerciali, ma con un nocciolo sostanziale di docenti che è pienamente consapevole dello scenario reale; 2. Un rettore coraggioso e incosciente (nel senso che non è del tutto cosciente dell'enormità del lavoro svolto grazie al suo endorsement) - il Rettore Guido Saracco, che continua a gestire la DaD del proprio Politecnico con tecnologie 100% libere; 3. Un'assemblea parlamentare dove fin troppo spesso mancano "treni su cui salire" e all'interno della quale non dovrebbe essere complicato recuperare il benestare di qualche parlamentare (e comunque mi risulta ce ne siano diversi "attivi" in ambito tecnologico) 4. Le Big Tech sono sempre meno considerate "benevoli" dai livelli politici, anche grazie agli input che con sempre maggiore insistenza arrivano dalla UE 5. Le tecnologie che offrono sono dichiaramente contrapposte ad aspetti fondamentali del nostro ordinamento (trattamento dati; tutela privacy; liberta' di mercato / lock-in; etc.)

Forse io sono troppo ottimista?

Saluti,
DV


P.S.: su questo punto
Come ricorda ARM, i treni passano in continuazione, ma occorre un obiettivo condiviso e dei politici coraggiosi e incoscienti.

l'obiettivo zero è banale: l'obbligo, per il sistema UNIV, di erogare il servizio di DaD come ha fatto PoliTO, ossia con tecnologie 100% "italiane" o "europee" e comunque mantenendo (in Italia o nella UE) il 100% del controllo tecnologico e dei dati trattati.

Se si riesce in questo, automaticamente si risolveranno in sequenza tutti gli altri problemi...

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Damiano Verzulli
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"...I realized that free software would not generate the kind of
income that was needed. Maybe in USA or Europe, you may be able
to get a well paying job as a free software developer, but not
here [in Africa]..." -- Guido Sohne - 1973-2008
   http://ole.kenic.or.ke/pipermail/skunkworks/2008-April/005989.html

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