Ciao,
penso che /quanto/ e /come/ si usa una una tecnologia può essere più
importante di /quali/ tecnologie si usano, per cui ho due osservazioni:
1) Abbiamo già notato che la facilità all'uso e l'impiego massivo di
certe tecnologie ne cambiano la natura.
Se il test delle urine viene fatto sistematicamente a chi sta per
pilotare un aereo con 300 persone a bordo o a chi sta per gareggiare
alle olimpiadi potrei anche essere d'accordo, a condizione che la
procedura sia concordata con sportivi e piloti. Se viene sviluppata una
tecnologia che la rende meno invasiva ed umiliante nel suo contesto
anche questo va bene.
Ma se questa tecnologia, proprio perché è poco invasiva o bene accetta
viene usata per testare le urine di persone inconsapevoli o costrette,
non va più bene. Sappiamo che il "mission creep" delle tecnologie o lo
scavallamento in contesti diversi da quelli protetti rappresenta un
tipico problema per la privacy e non solo.
Riguardo al GP, credo sia importante che non si verifichino (almeno)
queste condizioni:
- la diffusione del GP in ogni contesto renda impossibile vivere senza:
motivo per cui sono contrario all'obbligo per i lavoratori: una forma di
nudging sconfinato nel ricatto;
- non si automatizzi il monitoraggio/ingresso all'ingresso degli
ambienti: resta una responsabilità individuale di chi controlla e una
relazione tra persone;
- non si conservino i dati del monitoraggio: sarebbe tracciamento.
2) Non condivido l'idea che la vaccinazione diventi una /qualità/
dell'individuo: il vaccino non dice ciò che sono, non più della patente
di guida. Infatti scade e io torno ad aver bisogno della "licenza", così
come scade la patente.
E questo porta a un altro problema: se, come i dati sembrano indicare,
il virus dovesse endemizzarsi, i richiami vaccinali diventeranno una
prassi e corriamo il rischio che si endemizzi anche il GP, che come i
controlli aeroportuali post 11set2001 si sono cronicizzati anche dopo
l'emergenza (anche se dimostratamente inutili).
Questo porterebbe a un cambiamento strutturale della società già
predisposta a ragionare in termini di sicurezza individuale come
razionalità prevalente, e a tollerare soluzioni industriali
potenzialmente inumane.
In sintesi qui vedo utile la lezione di Ivan Illic: dovremmo valutare le
tecnologie in termini relazionali e non solo tecnici, ricordandoci che
la modalità e la scala del loro impiego può superare delle soglie che le
rivolgono contro l'uomo.
Ciao,
Alberto
On 29/09/21 09:22, Antonio Iacono wrote:
Premetto che non sono contrario al GP, anche se non sono d'accordo
sull'obbligatorietà per lavorare.
Al green pass come strumento ("geniale" l'ha definito qualcuno) o a
QUESTO green pass?
Nel secondo caso potrei essere anch'io d'accordo. E' un incentivo a
vaccinarsi, quindi a tutelare la propria e l'altrui salute.
Come strumento, come "licenza" sono invece molto, molto preoccupato.
La patente di guida, il brevetto di volo, sono documenti che attestano
quello che sai (o dovresti sapere), il green pass quello che SEI.
Oggi, SEI un "vaccinato", domani SARAI un cyborg.
Qualche mese fa ha fatto scalpore la notizia del chip sottopelle.
L'informazione era parzialmente falsa, non si trattava di chip ma di
sensore a idrogel iniettabile [1][2][3].
Questo non toglie la gravità. Da vaccino a sensore a microchip è un attimo.
A.
[1]
https://eu.usatoday.com/story/news/factcheck/2021/04/22/fact-check-post-botches-details-implant-detecting-covid-19/7299081002/
[2]
https://www.defenseone.com/technology/2020/03/military-funded-biosensor-could-be-future-pandemic-detection/163497/
[3] https://profusa.com/our-vision/
_______________________________________________
nexa mailing list
nexa@server-nexa.polito.it
https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa
_______________________________________________
nexa mailing list
nexa@server-nexa.polito.it
https://server-nexa.polito.it/cgi-bin/mailman/listinfo/nexa