> Il giorno 09 mar 2017, alle ore 14:18, Federico Di Gregorio <f...@dndg.it> ha > scritto: > > On 09/03/17 13:41, Dario wrote: > [snippone] >> Detta in breve, a me sembra che: non possono prendersi i diritti sulle >> librerie che hanno usato e parte del codice copiato, visto che sono >> librerie di terzi. L'unica cosa su cui reclamano il loro diritto sono i >> sorgenti per gli *installer* per le varie piattaforme S.O. per poter >> migliorare e mantenere GeoGebra [ed è giusto che trovino una forma per >> spesarsi]. >> >> Ma alla fine, sotto luce Debian, non stiamo parlando semplicemente >> dell'installer? Il codice in se che compone GeoGebra non può essere >> limitato da loro, ma è limitato dalle licenze dei vari autori da cui >> hanno attinto codice. >> >> Correggetemi se sbaglio, ma la scimmietta curiosa fa capolino. > > Il secondo paragrafi è certamente vero se almeno una delle librerie che hanno > utilizzato è del tipo copyleft, tipo GPL. Quindi, in teoria l'applicativo > SENZA installer potrebbe stare in Debian, tranne che per funzionare il > software dipende dai "language pack" che sono sotto licenza proprietaria. > > Secondo me, che sono estremista nell'applicazione della GPL, il fatto che il > software non funzioni senza una componente proprietaria significa che non > stanno rispettando alcune delle licenze delle librerie utilizzate. Ma anche > se così fosse sarebbe un problema degli autori di quelle librerie e GeoGebra > non potrebbe comunque entrare in Debian. > > TL;DR la situazione della licenza di GeoGebra è così incasinata che non > entrerà mai in Debian.
Tutto questo farebbe drizzare i capelli a RMS… Dire che un software è libero, ma solo per usi non commerciali è contro la GPL, e contrariamente a quello che molti pensano, è anche contro lo spirito del software libero in sé. Se è software libero, è libero per qualsiasi uso, che piaccia o non piaccia. Capisco la necessità di trovare modi per finanziare il progetto, ma perché pasticciare tutto? Avrebbero potuto rilasciare il software con GPL, senza imporre “strane” limitazioni, e rilasciare contenuti aggiuntivi, pacchetti linguistici, documentazione e tutto quello che non è software con qualche licenza più restrittiva, come la CC-NC. Non avrebbero potuto finanziarsi facendo pagare tutte queste “aggiunte” al software? Per esempio limitando l’accesso a questi contenuti solo a chi ha fatto una donazione minima. O vendendo ebook. Mah. gerlos